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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2007
 


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Sviluppo, occorre un cambio culturale a 360 gradi


Carlo CICALA
Presidente Confindustria Caserta


Alla politica il sistema produttivo non chiede più incentivi, ma solo i presupposti per fare impresa

Una notizia buona e una cattiva. La prima. La Campania investe in ricerca e sviluppo più delle regioni del nord est. Il dato emerge dal recente “Check-up Mezzogiorno”, il dossier realizzato dall'Istituto di promozione industriale (Ipi) e da Confindustria che analizza, appunto, lo sviluppo economico delle regioni.
La Campania destina alla ricerca l'1,04% del prodotto interno lordo. Certo, è meno di quanto facciano per il settore Lazio (1,8%) e Piemonte (1,5%), ma è molto di più del Veneto (0,74%) o della stessa Puglia (0,6%). Dunque, la maggiore attenzione dedicata alla ricerca indica, da parte del governo regionale della Campania, soprattutto una cosa: un atteggiamento culturale nuovo nell'approccio alle problematiche legate al tema dello sviluppo che va assolutamente incoraggiato. La notizia cattiva. La Campania è ancora molto lontana dall'attuazione del protocollo di “Lisbona 2010”. Ovvero, dagli obiettivi individuati con l'accordo siglato sette anni fa dai capi di Stato dei paesi membri dell'Unione Europea, e l'ambizioso scopo di trasformare l'economia dell'Ue nella più competitiva al mondo. La valutazione dell'economia regionale, in questo senso, è del Sole 24 Ore con il Centro Studi Sintesi di Venezia, che hanno analizzato le quattro componenti di valutazione di Lisbona 2010: occupazione, innovazione, coesione sociale e sostenibilità ambientale.
Occupazione: fatto zero l'obiettivo da raggiungere, la Campania è ancora a 98,7. É rimasta, cioè, praticamente ferma. Innovazione: in parte già si è detto. In ogni caso, su questo fronte, la nostra regione è a metà del guado (valore pari a 52,7). La situazione torna drammatica con riferimento alla coesione sociale (17ma posizione tra le regioni italiane) e alla sostenibilità ambientale (16mo posto).
Che dire? La valutazione evidenzia tutti i problemi tipici di una grande regione con enormi problemi di sicurezza sociale, occupazione e ambiente. Né consola sapere che c'è pure chi sta peggio, come Sicilia e Sardegna.
Bisogna, dunque, agire. E presto, perché non c'è molto tempo a disposizione. Occorre un cambio di mentalità a 360 gradi, partendo dalla classe politica deputata al governo del territorio. In fondo, il sistema produttivo non chiede più incentivi, ma solo i presupposti per fare impresa. Il territorio - è la lezione emersa anche dal recente convengo biennale dei giovani imprenditori casertani - deve essere un'opportunità, non un vincolo per chi fa impresa.

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