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Irpinia e Sannio: strategie da adottare
per il rilancio delle aree interne.
Un sistema di rete che coinvolge anche Salerno
Filomena LABRUNA
Una strategia comune per le zone interne: è il presidente dell'Unione degli industriali Silvio Sarno ad aprire una nuova stagione, che vede le aree interne “in rete”, protagoniste di progetti innovativi e pronte a vincere le sfida della modernità e della globalizzazione. Un progetto di sviluppo basato sul legame tra imprenditori e istituzioni, in un percorso innovativo che vada al di là dei territori di competenza. L'Unione degli Industriali di Avellino è la sede dove si rinnova un impegno serio e concreto per il Sud, per Avellino, Benevento e Salerno. L'occasione è fornita dalla presentazione del libro “Osso e Fame” di Carmine Nardone, presidente della Provincia di Benevento. Nell'affollata sala “Agnelli” si discute di innovazione, di ricerca, di infrastrutture. Tutti concordi nel proporre un disegno strategico comune per un'area alternativa e non conflittuale con quella partenopea. Un nuovo segmento urbano, che coinvolga anche Salerno. La conferma giunge proprio dal sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, che nell'illustrare il Piano strategico della sua città, parla di sviluppo policentrico. Un sistema di “Città in rete” costruito intorno ai tre capoluoghi di provincia, Salerno, Avellino e Benevento. De Luca spiega in un'intervista al Sole 24 Ore che «questo nuovo segmento urbano si va ad intensificare lungo un asse Nord-Sud e interseca l'asse di collegamento tra Nola e Bari, che si articola intorno al percorso autostradale e che disporrà nel medio termine di una linea ferroviaria ad alta capacità».
Lo sviluppo quindi, passa dalle aree interne. Condivide Raffaello De Stefano, esperto del Ministero delle Infrastrutture, che nella sua relazione introduttiva invita gli imprenditori irpini ad un'innovazione continua, globale, sistemica e correlata a nuove questioni, come la sostenibilità ambientale, l'equità sociale, la competitività di impresa e di sistema. «Per uno sviluppo serio e duraturo delle aree interne - afferma De Stefano - è necessario che si eviti l'imitazione delle aree più forti. Occorrono strategie orientate all'eccellenza dei sistemi locali. E una classe dirigente che si impegni a sperimentare una governance dell'innovazione».
Dal presidente della Provincia di Benevento, Carmine Nardone, l'appello alla presidente della Provincia di Avellino Alberta De Simone: «Su temi importanti come l'energia, l'innovazione, le biotecnologie è auspicabile un accordo di cooperazione». Per Nardone gli enti pubblici territoriali devono farsi promotori di innovazione locale, in un rapporto strategico che coinvolga anche il mondo della ricerca. É d'accordo la De Simone, che afferma: «I poteri locali devono comunicare, mettersi in rete, scambiarsi idee e progetti. E contemporaneamente collegarsi ai livelli nazionali». Sulla classe dirigente è perentoria: «Basta con gli individualismi. Bisogna avere un progetto condiviso sulle grandi scommesse dell'Irpinia, la filiera dell'automotive, il settore agroalimentare, il Crom, l'Università enologica, il polo conciario, la salvaguardia delle sorgenti. Occorre “schiodare” l'Irpinia dal suo destino di zona interna e collegarla ai grandi corridoi europei, attraverso l'alta velocità e sistemi di trasporto moderni e funzionali alle aree industriali».
Cosimo Rummo, presidente della Confindustria di Benevento, chiude il cerchio politico-imprenditoriale tra Irpinia e Sannio. «É indispensabile fare sistema, - afferma - sostenere le imprese, spingendole a dimostrare tutta la loro forza e capacità sui mercati internazionali». Per fare questo Rummo ribadisce la necessità di maggiori infrastrutture al Sud e nelle aree interne, senza per questo porsi in maniera conflittuale rispetto alle zone costiere, ma semplicemente sollecitando interventi di “riequilibrio”.
Enzo De Luca, assessore ai Lavori Pubblici della Regione Campania, parla di innovazione culturale. Un nuovo approccio che consenta alle imprese di cogliere tutte le opportunità oggi offerte. Un sistema basato sulla conoscenza e sull'accelerazione del processo di riforma strutturale ai fini della crescita della competitività e dell'incremento dell'innovazione. Il riferimento è al programma di fondi comunitari 2007-2013. «Gli strumenti a disposizione ci sono - afferma De Luca - bisogna utilizzarli con idee e progetti. Basta con la contrapposizione tra fasce interne e costiere, è arrivato il momento di guardare al progetto Sud. Le zone dell'osso, le aree interne, possono diventare la zona della polpa».
«Le risorse non sono mai state un problema. Il Sud ha sempre avuto un problema di classi dirigenti» questo il commento di Angelo Giusto, consigliere diessino alla Regione. La sua analisi parte da quanto realizzato nel periodo 2000-2006. «Le singole amministrazioni bussavano direttamente a Bruxelles per costruirsi fontane e marciapiedi o per aggiustarsi la chiesa. Non si è usciti dall'ombra del campanile anche con i Pit. L'intuizione dell'area vasta, dove concentrare esigenze e aspettative di centomila persone, era giusta perchè apriva la strada a progetti condivisi e strutturati. Non è stata capita». Sui fondi 2007-2013 il consigliere diessino afferma: «Non posso nascondere la mia apprensione, se la Regione, nella sfida della Tav, si preoccupa di finanziare la tratta Napoli-Acerra e non quella irpina che, per la presenza di una galleria di 25 Km, è la più complessa».
Più di una preoccupazione anche dal fronte industriale. La presidente regionale Cristiana Coppola non risparmia critiche al modello di concertazione messo in campo dalla giunta Bassolino. «Si era iniziato con buone intuizioni, come quella di concentrare risorse e settori. Poi la concertazione, a differenza del lavoro fatto con gli assessori De Luca e Gabriele per l'approvazione delle leggi in materia di lavori pubblici e lavoro, è andata gradualmente scemando».
Coppola conferma le critiche al documento di programmazione “che non parte da un'attenta analisi di quanto realizzato con i fondi 2000-2006”. Perplessità anche sulle dieci priorità che per gli industriali campani dovrebbero essere ridotte a non più di quattro: ricerca e innovazione, energia e ambiente, formazione, infrastrutture. «Non è possibile immaginare - osserva Cristiana Coppola - un percorso di sviluppo che prescinda dalla concertazione tra pubblico e privato. L'Irpinia e il Sannio hanno dimostrato di avere eccellenze importanti. É da qui che bisogna ripartire per moltiplicare casi che non devono restare isolati».
Anche per la Coppola è un problema di classe dirigente, «a tutti i livelli, non è giusto scaricare le colpe sulla politica. Chi ricopre cariche e ha potere decisionale ha il dovere di incidere e mettere in campo idee e progetti». |