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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2007
 


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Appello ai politici
dei Giovani Imprenditori: «Bisogna fare presto»

Enrico Errichiello
al vertice dei Giovani Costruttori regionali

Credito: banche e imprese, dialogare per crescere

Il turismo diventa scienza, fine dell’improvvisazione

Nasce sportello Uniti:
universitÀ e imprese fanno squadra


Appello ai politici
dei Giovani Imprenditori: «Bisogna fare presto»


di Antonio ARRICALE

Il presidente Gianluigi Traettino a conclusione del VI convegno biennale: «Il tempo è un fattore competitivo, non può essere un handicap per le imprese e per il territorio»


L’industria innovativa, basata su R&S, deve svolgere una funzione da traino per tutti gli altri comparti economici

«Alla politica chiediamo il tempo, affinché sia un fattore competitivo non un handicap per le imprese del nostro territorio». L'appello del presidente dei Giovani Imprenditori di Caserta rivolto alla classe politica, a conclusione del sesto convegno biennale, sottende una buona dose di fiducia. Presuppone, cioè, che ci sia capacità e soprattutto volontà di ascolto da parte dei politici. Nella forma, ma soprattutto nella sostanza, il tono è assai diverso da quel “Fate presto”, che pure - sotto traccia - è il leit motiv della riflessione. Il titolo di prima pagina del Mattino all'indomani del terremoto del 1980, come si sa, è diventato un iperbolico grido di dolore nell'opera di Andy Warhol che fa parte della collezione Terrae Motus ospitata nella Reggia Vanvitelliana, dove si svolgono i lavori, e che - non a caso - è aperta eccezionalmente alla visita dei convegnisti.
Fuor di metafora, dunque, bisogna decidere in fretta. La variabile tempo è uno dei fattori - in assoluto il più importante - che gli imprenditori under 40 di Confindustria Caserta individuano per non soccombere al peso della competizione globale. Una scelta che il leader del Gruppo, Gianluigi Traettino, argomenta così: «Alla politica chiediamo di accelerare quei processi decisionali che possano consentire alla provincia di Caserta, alla Campania, al Mezzogiorno di esprimere appieno tutte le potenzialità che esso racchiude e che finora sono rimaste inespresse. Chiediamo di fare presto, non altro».



Ovviamente, il quadro emerso dalla due giorni di riflessioni (9 e 10 marzo scorsi), non si esaurisce nell'acritica richiesta di un decisionismo politico di cui pure si avverte la necessità, se è vero - come pure ha ricordato il presidente senior degli industriali casertani, Carlo Cicala, introducendo i lavori - : «L'Italia è paradossalmente il paese in cui pochi decidono ma molti frenano». Sul tappeto ci sono problemi annosi da risolvere: la sicurezza, la scarsa innovazione, la carenza di infrastrutture, il turismo che non attrae, l'università che non forma, lo Stato che non funziona, la burocrazia che rappresenta la palla al piede dello sviluppo. Ostacoli notevoli, ma non insormontabili, rispetto ai quali i G.I. casertani propongono una soluzione molto semplice: passare dallo Stato all'individuo. Con tutto ciò che questa affermazione implica. Occorre promuovere, per intenderci, una vera e propria rivoluzione culturale, attraverso un processo che coinvolga tutti, cittadini e imprese, e che muova innanzitutto dall'appropriazione del senso civico.
Gianluigi Traettino ne è convinto: «La mancanza di senso civico costa risorse della comunità, crea insicurezza dando l'idea di un territorio non presidiato, limitandone di conseguenza l'uso. La mancanza di senso civico è indicatrice di un'assenza di affettività verso i luoghi, genera comportamenti trasgressivi. Nel caso del nostro territorio favorisce il sommerso, produce il degrado ambientale, pone una problema di sicurezza». Tre aspetti che il presidente dei Giovani Imprenditori così spiega: «I motivi per cui imprenditori e lavoratori operano nell'economia sommersa affondano le loro radici nella carenza di legalità diffusa nella società meridionale. Tale carenza di legalità trae origine dall'indifferenza, estraneità e talora risentimento che vaste aree della società provano nei confronti dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. Altra faccia della medaglia è il degrado ambientale. Il tema della gestione dei rifiuti è di quelli particolarmente caldi, su cui si misura la capacità di governo di una classe dirigente, e più in generale il grado di civiltà di una società».



 Ovviamente, l'analisi dei G.I. casertani incede tutt'altro che al pessimismo. In questo senso, anzi, il territorio - tema centrale del convegno - da vincolo diventa un'opportunità. Tesi, peraltro, che emerge con forza anche dalle qualificate tavole rotonde che animano la due giorni. La prima, introdotta da un'interessantissima relazione di Silvia Ardagna, casertana doc e docente della Harvard University, dal titolo “Differenze internazionali e regionali nei tassi di imprenditorialità: variabili discriminanti”, che ha introdotto il tema “La cultura dell'impresa e l'impresa della cultura”, su cui hanno discusso, l'economista Massimo Lo Cicero in qualità di chairman, Marco Comastri, amministratore Delegato Microsoft Italia, Francesco Rossi, rettore della Seconda Università degli Studi di Napoli. La seconda, che vede protagonisti, sul tema “Evoluzione del modello di sviluppo industriale” il Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori Matteo Colaninno, Agostino Gallozzi, presidente Gallozzi Group SpA, Luigi Gorga, responsabile Mercato Imprese Campania Intesa-San Paolo, Sebastiano Maffettone, professore di Filosofie Politiche della Luiss, Domenico Menniti, amministratore Delegato Pdm SpA, Anna Rea, segretario Generale Uil Campania e Sergio Vetrella, presidente del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali.




 Territorio, si diceva, che si appresta a raccogliere la sfida lanciata dal governatore della regione Campania, Antonio Bassolino, e dal ministro per le Riforme e l'Innovazione nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, che immaginano, ciascuno dal proprio canto, capace di attrarre investitori anche stranieri. É il caso della Videocon che si insedierà a Rocca d'Evandro, nell'alto Casertano. Ma anche dell'aeroporto di Grazzanise, per la realizzazione del quale il governatore annuncia solennemente il segnale di disco verde. Territorio, dunque, inteso come fattore di competitività tale da consentire agli imprenditori di tenere il passo con le produzioni a basso costo delle economie emergenti e di favorire il riposizionamento sul mercato delle filiere della “old economy”. É in linea con queste tesi anche l'intervento del parlamentare Pier Ferdinando Casini che sottolinea la necessità di una presenza incisiva dello Stato.
Interventi che danno forza alle tesi dei Giovani Imprenditori come quello del presidente nazionale dei Giovani Matteo Colaninno e quello del presidente regionale dei Giovani campani Carmen Verderosa, per i quali è più che mai evidente che le strategie di rilancio, già percepibili con gli innumerevoli casi di aggregazione per poli di eccellenza (dalle sete di San Leucio al Tarì, dal Polo della moda ai prodotti tipici dell'enogastronomia campana) passino soprattutto attraverso la valorizzazione, appunto, delle risorse del territorio, materiali ed immateriali.
«Negli ultimi tempi - suggerisce Traettino - si fa un gran parlare di eccellenze ed aziende “su misura” che devono crescere per competere sui mercati globali. L'orizzonte che si va delineando è sempre più caratterizzato dalle dismissioni delle grandi produzioni di massa e dalla nascita di aziende “artigianali dei mercati globali”. Esiste un mercato potenziale di consumatori, con un reddito pro-capite che li inserisce nella fascia dei “ricchi”. É questo il target di riferimento cui devono mirare le produzioni regionali. Questi consumatori avranno uno spiccato interesse ad acquistare non soltanto un prodotto, ma sempre più una tradizione, una cultura, un territorio».

Hanno detto

Una sfida da cento miliardi per il territorio
Una sfida da 100 miliardi di euro in 7 anni per il Mezzogiorno legata al buon utilizzo dei fondi europei 207-2013. Per la Campania potrebbe trattarsi dell'ultima opportunità. Essere una regione “obiettivo uno” è un handicap perché significa che c'è bisogno di altri aiuti per diventare una regione d'Europa. Tutti dobbiamo lavorare affinché il territorio cambi ma al tempo stesso bisogna essere propositivi, ovvero saper sviluppare nuovi modelli. Rifiuti e criminalità sono elementi di criticità per lo sviluppo ma qualcosa sta cambiando. Il piano per la sicurezza, concordato con il ministro Amato, ad esempio, sta cominciando a dare i frutti.
Luigi Nicolais, ministro per le Riforme e l'Innovazione della PA

Puntare su ricerca e innovazione
Nei prossimi anni investiremo fondi europei in ricerca e innovazione pari al 3% del Pil, ovvero più della media europea e italiana. Siamo pronti a investire 2 miliardi. Ci sono state dismissioni nel settore elettronico e delle telecomunicazioni ma Terra di Lavoro è caratterizzata da un'attrazione degli investimenti, anche stranieri, come quello di un gruppo indiano, superiore rispetto alla media regionale, sebbene la percentuale resti bassa. La struttura produttiva sta cambiando pelle, le PMI crescono a un ritmo doppio rispetto a quello nazionale. Nel piano infrastrutturale del territorio ci sono i porti, l'alta velocità e alta capacità Roma-Napoli e Napoli-Bari, la “grande metropolitana”, e l'aeroporto di Grazzanise-Napoli diventato ormai indispensabile dal momento che Capodichino si avvia velocemente al punto di saturazione.
Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania

Il sistema produttivo va sostenuto creando i presupposti per fare impresa
Il sistema produttivo va aiutato non con gli incentivi ma creando i presupposti per poter fare impresa. Al Sud c'è voglia di crescere ma al tempo stesso serve una P.A. che funzioni e non una burocrazia lenta che ci ostacoli. Non abbiamo più paura della globalizzazione perché a vincere spesso sono le produzioni caratterizzate da creatività, non riproducibilità e capacità di suscitare emozioni, di alludere a modelli culturali e valoriali.
Ettore Artioli, vice presidente Comitato Mezzogiorno-Confindustria

L'Intervista di Antonio ARRICALE

Ardagna: «Anche la paura di fallire incide sulla nascita di nuove attività»

Silvia Ardagna, casertana, è titolare di una cattedra negli Stati Uniti presso l'Harvard University di Boston. Al convegno ha relazionato sulle “Differenze internazionali e regionali nei tassi di imprenditorialità: variabili discriminanti”, sostenendo che il tasso medio di imprenditorialità nel Sud è più simile ai Paesi in via di sviluppo che a quelli dell’Ocse.

Professoressa, quale variabile incide di più sul nostro mercato dal punto di vista degli investimenti?
Alcuni dati effettuati su dei campioni hanno messo in evidenza che, ad esempio, la paura di fallire, oppure di perdere il posto di lavoro, fanno abbassare la possibilità di avviare un'attività imprenditoriale. Questa paura è maggiore al sud rispetto al nord.

Nei suoi lavori di ricerca, si è occupata dell'effetto di politiche di stabilizzazione fiscale su crescita economica, investimenti e mercati finanziari e degli effetti macroeconomici legati a essi. Quale potrebbe essere la politica da attuare nel Sud?
Senz'altro quella di un sistema più aperto alle imprese. L'eccessiva regolamentazione del mercato dei beni causa un rallentamento dell'economia, scoraggiando gli investimenti. Utilizzando dati raccolti dall'Ocse su diverse misure di regolamentazione è possibile dimostrare come riforme di regolamentazione, mirate a consentire un maggior numero di imprese, generino un aumento degli investimenti. Se il livello di regolamentazione fosse stato lo stesso di quello degli Stati Uniti, il tasso di investimento dei paesi europei, e particolare dell'Italia, soprattutto del sud, sarebbe stato molto vicino a quello degli Usa, se non addirittura superiore. Quando il livello di regolamentazione del mercato è alto diventa difficile fare impresa.

La sua analisi sui fattori che incidono sugli investimenti riguarda anche Caserta?
È chiaro che si tratta di tutta una serie di fattori che incidono sulla possibilità di avviare nuove attività imprenditoriali e lo studio tiene in considerazione una serie di variabili, quale l'accesso al credito, la condizione lavorativa, l'istruzione, la condizione familiare, l'attitudine al rischio, la tassazione, il funzionamento della giustizia e della pubblica amministrazione, la precarietà del lavoro, l'incertezza del reddito. Tutti elementi che non possono prescindere dal territorio in cui si sviluppano. Un'ulteriore analisi riguarda il territorio, ossia bisogna distinguere il nord dal sud perché i risultati cambiano. L'analisi dimostra che l'indice di competitività è maggiore al settentrione rispetto al meridione.

 

 

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