Pianificazione territoriale
e tempi delle imprese
Il Piano Urbanistico
della cittÀ di Salerno
Di padre…in meglio: quando
il passaggio generazionale diventa un’impresa
Le rivoluzioni
in tema di successione
nelle imprese
Il passaggio generazionale nelle imprese familiari
ANCE
Il Piano Urbanistico
della cittÀ di Salerno
Antono LOMBARDI
È necessario che crescita urbanistica e regolamentazione del territorio vengano disciplinati da uno strumento chiaro
Gli incontri che di recente l'Ance Salerno ha inteso organizzare con tutti i candidati a sindaco di Salerno, volevano rimarcare con estrema chiarezza la grande importanza che il prossimo quinquennio riveste non solo per la vita politico-istituzionale cittadina, ma anche per il comparto economico, che congestionato da crisi e problematiche varie, attende ora interventi e strategie chiare e definite per incanalarsi sulla via dello sviluppo.
La città di Salerno può e deve catalizzare e canalizzare buoni propositi e indubbie potenzialità di crescita, definendo le direttrici del suo sviluppo nel medio e lungo termine. I problemi sul tappeto, come abbiamo avuto modo di evidenziare a tutti i candidati, sono indubbiamente tanti ed alcuni necessitano di decisioni rapide e interventi energici. Ma le soluzioni sono possibili, non rappresentano chimere, e compito della classe imprenditoriale, che in questa realtà vive ed opera quotidianamente, è anche quello di porsi ad interlocutore concreto e propositivo.
Il Piano Urbanistico Comunale, quale strumento di definizione e regolamentazione dello sviluppo, rappresenta senza ombra di dubbio uno step fondamentale ed improcrastinabile: è necessario che la crescita urbanistica e la regolamentazione del territorio vengano disciplinati da uno strumento chiaro, magari concertato con le categorie, che definisca regole certe e procedure quanto più possibili rapide per i vari interventi infrastrutturali previsti. Abbiamo a più riprese evidenziato che il Puc di Salerno, nella sua attuale configurazione, è in grado di attivare investimenti per circa due miliardi di euro, creando opportunità occupazionali per non meno di 1500 lavoratori e per un periodo di quindici anni. Evidente, alla mera luce di questi soli dati, quale potrebbe essere l'impatto sul sistema congiunturale provinciale, non solo per quello dell'edilizia. Se a ciò s'assomma il fatto che recenti statistiche calcolano in 1,80 il beneficio diretto ed indiretto, investito nel settore delle costruzioni, si comprende come il nuovo strumento urbanistico da solo possa garantire una vigorosa sterzata al sistema economico provinciale. Ma vi sono ulteriori ragioni che inducono ad auspicare un'approvazione in tempi rapidi del Puc: la città necessità di regole chiare. Ha bisogno di definire con certezza i suoi spazi per programmare con serietà e concretezza lo sviluppo del prossimo futuro. Vi sono sul tappeto problematiche di enorme importanza che spaziano dai trasporti al turismo, dalla viabilità all'edilizia, che non possono essere adeguatamente affrontate senza uno strumento urbanistico moderno e flessibile. Sul versante turistico abbiamo rimarcato la necessità di una programmazione che guardi al contingente ma senza precludersi visioni anche a più lunga gittata. Abbiamo paventato la possibilità di uno studio che getti le basi per una delocalizzazione del porto commerciale. Una proposta, questa, che nasce da una visione "per area vasta" del territorio provinciale e che punta a mettere in rete i vari interventi infrastrutturali previsti ed in cantiere.
La realizzazione dell'interporto di Battipaglia, l'avvio (auspicato per la prossima primavera) dell'aeroporto di Pontecagnano, la congestione e la conseguente impossibilità di crescita dell'attuale scalo commerciale, ma anche le difficoltà di collegamento e la difficile simbiosi tra la città e il porto, impongono una rivisitazione della problematica per individuare possibili soluzioni alternative.
Interporto ed aeroporto produrranno senza ombra di dubbio un'impennata nel quantitativo di merci complessivamente movimentate in provincia: merci che tra il porto e l'interporto, come pure tra il porto e l'aeroporto, si scontreranno con "l'imbuto" di Canalone ed il difficile transito lungo il viadotto Gatto, ed ancor più con la strada ferrata che taglia in due il Lungomare, da sempre inviso alla cittadinanza. Se a tutto ciò s'assomma che l'arrivo di merci presuppone anche una serie di interventi collaterali e logistici che possono essere garantiti soltanto da aree retroportuali estese ed attrezzate, improponibili ed inimmaginabili per lo scalo salernitano, si comprendono appieno le ragioni che hanno indotto l'Ance a proporre un tavolo di confronto tra tutti i soggetti a vario titolo interessati e coinvolti, per immaginare una delocalizzazione dello scalo a sud, in una posizione più congeniale rispetto alle altre infrastrutture in cantiere. Il Puc dovrà fornire risposte anche alle esigenze abitative di una città in avanzata fase di implosione. La decrescita demografica pare ormai inarrestabile e sono sempre più numerose le famiglie, particolarmente di ceti sociali medio-bassi e di giovani coppie, costrette a trasferirsi in comuni limitrofi a causa di un mercato immobiliare sfuggito ormai ad ogni regola di mercato. Il prezzo degli immobili, tanto per le compravendite quanto per gli affitti, è ormai al di fuori di qualsiasi logica, preda di speculatori e classi sociali abbienti. Solo dal nuovo Puc possono venire risposte adeguate con l'individuazione di nuove aree edificabili e la pianificazione di interventi residenziali che prevedano alloggi da vendere e locare a prezzi "calmierati" per regolamentare in qualche modo l'intero settore. Interventi rapidi ed incisivi sono necessari anche per incrementare la ricettività turistica in città e, nel contempo, per aumentare i posti barca disponibili realizzando (ma in tempi ragionevoli) i nuovi approdi previsti per la città di Salerno. La delocalizzazione dello scalo commerciale consentirebbe inoltre una rivisitazione dell'intero fronte del mare che consentirebbe di fare della nostra città un vero e proprio punto di riferimento per la diportistica non solo per l'Italia, ma per l'intero bacino del Mediterraneo. L'Ance ha già a più riprese rimarcato che in questo contesto intende svolgere un ruolo propositivo ma anche attivo. I parametri di Maastricht hanno costretto l'amministrazione centrale, ma anche gli enti locali, a contrarre fortemente gli investimenti: un problema a cui si potrebbe (e dovrebbe) ovviare aprendo a quelle forme di compartecipazione dei privati (a partire dal project financing) che potrebbero immediatamente sopperire a questi ammanchi finanziari. Ma perché tutto questo possa trovare concreta attuazione, perché insomma i programmi e le intenzioni, di qualunque tipo e di qualunque colore politico, si traducano o possano tradursi in opere concrete, è necessaria una prima, fondamentale, propedeutica rivoluzione di fondo che deve investire l'intera macchina burocratica ed amministrativa. Occorre garantire tempi certi ma soprattutto procedure rapide e trasparenti. Continuare ad impelagarsi in visti e pareri, in tavoli e confronti, in timbri e firme, significa stroncare sul nascere ogni opportunità ed ogni speranza di crescita, di sviluppo, di cambiamento.
Presidente Ance Salerno |