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  Dicembre 2012

Articoli n° 5
GIUGNO 2006
 

assafrica & mediterraneo - Home Page
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L’UMCE alla guida dell’integrazione delle economie mediterranee
a cura di Ely Szajkowicz - Assafrica & Mediterraneo

L'Assemblea Generale dell'UMCE, l'Unione delle Confindustrie del Mediterraneo, che si è tenuta lo scorso 25 aprile 2006 a Malta ha impresso una forte accelerazione al processo di aggregazione tra le Confederazioni industriali nazionali del nord e del sud del Mediterraneo. Dopo Confindustria, anche la Confederazione industriale greca FIG-SEV ne è entrata a far parte, portando a 5 i Paesi che fanno contemporaneamente parte sia dell'UMCE che dell'UNICE, l'Organizzazione che raggruppa a Bruxelles le Associazioni imprenditoriali nazionali dei Paesi europei.
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La creazione dell'UMCE è stata promossa nel quadro del progetto UNIMED, curato dall'UNICE e finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma MEDA, con gestione affidata a Confindustria che l'aveva a suo tempo ideato sulla base delle indicazioni del Forum Industriale di Malta del maggio1996, cui Assafrica & Mediterraneo ha contribuito. Il velocissimo processo che ha avuto inizio con la sua creazione ad Istanbul il 28 febbraio 2002, sta portando in poco più di tre anni l'UMCE ad assumere un ruolo-guida nell'accelerazione dell'integrazione delle economie dell'area attraverso una forte azione del mondo imprenditoriale nord e sud mediterraneo, sollecitando ai Governi e all'Unione Europea la stessa azione di sviluppo attivata per l'Europa centro-orientale. A ciò si è arrivato peraltro attraverso una serie di complessità e difficoltà che Assafrica & Mediterraneo, presente per l'Italia a Malta su delega del Presidente Montezemolo, ha chiesto a Paolo Nicoletti, Direttore della Delegazione Confindustria di Bruxelles, che ha coordinato l'intero Progetto UNIMED, di ricordare.


Rilanciare il processo di Barcellona mettendo al centro le imprese

rPaolo NICOLETTI


A dieci anni dal lancio del "processo di Barcellona" che prevedeva la costituzione di un'area di prosperità e pace tra le due sponde del Mediterraneo, i risultati sono deludenti.
Se vogliamo guardare al solo capitolo economico della strategia, non possiamo che constatare che la crescita economica e l'occupazione migliorano troppo lentamente rispetto ai problemi che il boom demografico creerà nei prossimi anni, non possiamo che constatare che l'area di libero scambio è ancora sulla carta e che gli investimenti stranieri nei Paesi del sud del Mediterraneo sono circa l'1% degli investimenti stranieri diretti.
Il processo è lento e forse è naturale che sia così, nel senso che non si può chiedere a dei paesi come quelli dell'area Mediterranea di realizzare le riforme in 15 anni quando la costruzione del mercato interno europeo - perché a questo assomiglierà la creazione di una zona di libero scambio - si realizzerà in oltre 50 anni. Ma forse la maggiore preoccupazione è dovuta alla volontà e alla determinazione nel far seguire alle dichiarazioni di intenti e alle manifestate volontà politiche la realizzazione di quanto promesso: e questo sia da parte dell'Unione e dei suoi stati membri che dei governi del Mediterraneo.
L'Europa oggi non ha più la scusa dell'allargamento ad Est. Se l'allargamento a 10 nuovi stati membri continuerà ad attrarre ingenti finanziamenti comunitari per sostenere la crescita e la convergenza economica dei Paesi da poco entrati nell'Unione europea, la priorità dell'UE deve essere, per una serie di ragioni, il Mediterraneo.
Tuttavia, il Mediterraneo rimane per l'Italia un'aerea di primario interesse sociale, economico e culturale.
rIl nostro Paese deve essere quindi in prima linea nel rilancio della strategia di Barcellona, facendosi promotore di iniziative concrete e mirate per sostenere la crescita economica dell'aerea, sostenendo gli investimenti e l'occupazione. Secondo il mondo industriale e per Confindustria, per ottenere i risultati sperati conditio sine qua non è mettere al centro le imprese, attraverso una serie di programmi specifici che diano un ruolo attivo e centrale alle associazioni imprenditoriali locali come stimolo alle riforme dei loro paesi e che sostengano gli investimenti privati. Sembra assurdo ma mentre noi scriviamo queste righe, forti di un'esperienza e sulla base di richieste provenienti dai sistemi imprenditoriali del bacino Mediterraneo, la Commissione Europea sta attualmente lavorando a un “documento di strategia regionale” per il Mediterraneo, che al momento non prevede la possibilità di finanziare progetti di cooperazione industriale tra le due sponde del Mediterraneo. Purtroppo l'efficacia dei progetti regionali non è la stessa di quelli bilaterali e forse è comprensibile il tentativo della Commissione Europea di ridurre i rischi di fallimento puntando alle azioni bilaterali.
Ma senza un approccio regionale, difficilmente si arriverà a creare l'area di libero scambio che rimane comunque tra gli obiettivi della strategia di Barcellona. Occorre invertire questa tendenza, occorre che tutti gli attori interessati, pubblici e privati, economici, politici e sociali, alzino la loro voce per esigere un maggiore sostegno europeo al partenariato euro-mediterraneo, l'approccio regionale non deve essere lasciato cadere, ma sostenuto attraverso programmi mirati, che facciano emergere le numerose eccellenze presenti nel bacino mediterraneo.
Confindustria, con orgoglio, può dire che tale approccio regionale può dare risultati insperati, ma bisogna crederci e lavorare con determinazione e volontà. Confindustria ha infatti gestito per conto dell'UNICE il programma UNIMED, finanziato dalla Commissione europea e realizzato tra il 2000 e il 2003.
Tale programma, alla cui costruzione sono serviti ben 4 anni, prevedeva il rafforzamento delle relazioni tra le federazioni industriali delle due sponde del Mediterraneo attraverso scambi di migliori pratiche, tutoring, twinning tra associazioni con il fine ultimo di rafforzare le Federazioni dei paesi partner mediterranei affinché diventassero voce più autorevole nei confronti dei loro governi e strumenti di assistenza più efficaci per i loro associati.
Da questo rapporto tra nord e sud del Mediterraneo sono nate anche iniziative di cooperazione industriale come è naturale che sia quando i rapporti si intensificano. Il secondo obiettivo del progetto, quasi deriso dagli stessi funzionari della Commissione Europea che lo approvarono, era di costruire nell'area sud del Mediterraneo una Federazione industriale regionale che rappresentasse l'alter ego dell'UNICE, la Federazione dell'industria europea alla quale aderiscono le Federazioni industriali di tutti gli stati membri. «Ve lo immaginate - ci dicevano - una Federazione regionale del Sud in cui Libanesi, Palestinesi e Siriani firmino uno statuto assieme a Israele e si facciano rappresentare tutti da uno stesso Presidente? …wishfull thinking…».
Le Federazioni industriali hanno dimostrato che le divisioni politiche non devono, quando possibile, infettare le relazioni economiche ed oggi l'UMCE è una realtà, nata il 28 febbraio 2002 dopo un'emozionante notte di negoziato tra tutti.
L'UMCE ha una sua sede a Tunisi, dove ha sede il Segretariato e ha già eletto il suo secondo Presidente, il turco Ömer Sabanci, succeduto al marocchino Chami rimasto in carica per tre anni.
Oggi l'UMCE si pone come interlocutore non solo dei governi dell'area ma anche delle Istituzioni europee, avendo definito una strategia "Mare Nostrum" il cui unico obiettivo è portare nei paesi dell'area lo spirito delle riforme che rappresenta il motore del processo di Barcellona. Agendo di concerto con l'UMCE, Confindustria, che coordina l'azione dell'UNICE, ha avviato una serie di contatti con la Commissione europea, i governi dei Paesi del Mediterraneo e con l'APEM (Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea) riscontrando attenzione e disponibilità a collaborare nell'interesse di tutti. É un momento in cui, come si diceva, le imprese possono tornare al centro del processo perché sono le imprese che creano benessere e occupazione e sono le imprese che devono esprimere a chi decide i bisogni e le priorità di un'area che ha subito decisioni spesso prese troppo lontano dalla vita reale.
É con questo spirito che Confindustria intende operare, credendo fermamente che attorno ad obiettivi concreti si possono costruire alleanze solide, ottenendo spesso risultati sorprendenti.

Direttore Delegazione Confindustria presso l’Unione Europea-Bruxelles

 

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