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ENERGIA, aumenta l'accisa
L'effetto dell'innalzamento delle imposte porta ad un incremento percentuale sul costo totale della bolletta che va da 0.4% fino ad arrivare anche a più del 5%
di Marcella Villano, Area Servizi alle Imprese Confindustria Salerno
Il 30 dicembre 2011 il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha emanato due Decreti con i quali,
con decorrenza 1° gennaio 2012, si è provveduto ad aumentare l'accisa sull'energia elettrica a seguito della cessazione dell'applicazione dell'addizionale comunale e della soppressione dell'addizionale provinciale all'accisa sull'energia elettrica. Per quanto concerne il Decreto che sopprime l'addizionale provinciale (che è quella che riguarda direttamente le imprese), la previsione desta preoccupazione per il forte impatto economico che ha sul nostro sistema industriale.
La Presidente Marcegaglia ha provveduto a scrivere al Ministro Monti e al Ministro Passera evidenziando gli effetti del provvedimento sul nostro tessuto industriale.
Innanzitutto è stato rilevato come le distorsioni fiscali derivanti dal decreto siano ancor più evidenziate nelle regioni a Statuto speciale, alle quali non si applica tale decreto e per le quali, dunque, al forte incremento delle accise erariali si somma il mantenimento dell'addizionale provinciale.
Per quanto concerne, invece, le aziende delle regioni a statuto ordinario, secondo una prima stima svolta da Confindustria, l'abolizione dell'addizionale provinciale e il conseguente aumento dell'accisa erariale impatterà negativamente sulle bollette.
Infatti, a fronte di lievi modifiche per le aziende con consumi inferiori ai 200.000 Kwh (le piccole imprese) e per quelle con consumi superiori a 1.200.000 Kwh (le grandi imprese), la fascia delle medie imprese (con consumi tra i 200.000 e 1.200.000) potrà subire un aumento anche superiore al doppio delle accise fino ad ora pagate. Considerato che il nostro tessuto industrialeè costituito in larga parte dalle medie imprese e che da queste provengono prevalentemente i consumi di energia, tale previsione sta generando grande allarme. Il decreto parla di gettito invariato.
Ma, a parte la considerazione preliminare che a prima vista non sembrerebbe che tale invarianza venga garantita, resta il fatto che l'eventuale diminuzione di tasse per le piccole e grandi imprese che deriverebbe dall'applicazione della nuova disciplina, non è di per sé in grado di compensare l'enorme aumento previsto per le medie aziende, con questo escludendo che per noi si possa parlare di invarianza di gettito in un'ottica meramente allocativa della tassazione.
Come si vede nella tabella seguente, l'effetto dell'aumento delle accise porta ad un incremento percentuale sul costo totale della bolletta che va da 0.4% fino ad arrivare anche a più del 5% (fa eccezione l'azienda 1 con consumi superiori a 1.200.000 che risparmierà).
Da quanto sopra riportato, risulta evidente come non si sia tenuta in minima considerazione la vocazione manifatturiera del Paese e il ruolo essenziale che la media impresa ha in questo contesto e gli elevati costi dell'energia che già, tra aumento del costo della materia prima e componente A3, pressano le aziende italiane.
Inoltre, alcune imprese che si trovano vicino alle fasce di consumo più alte, potrebbero aumentare i consumi al solo fine di superare la soglia, oltre la quale si può invece parlare di un risparmio in termini di accise, andando contro qualsiasi logica di risparmio ed efficienza energetica.
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