Una TOILETTE a prova di bon ton
Non è questione di materiali di pregio, né di spazi di grandi dimensioni, ma di accorgimenti base che fanno la differenza tra vivere civile e non
di Nicola Santini
www.ttimestyle.com
Parlare di galateo e toilette può far ridere, inizialmente, giusto inizialmente perché poi quando si entra in certi bagni viene da piangere.
Per me è questione di educazione, per altri, forse rimane semplicemente una questione di secondaria importanza.
Fateci caso: vi è mai capitato di chiedere di andare in bagno in un negozio o in un salone di parrucchieri?
Tutto bello, tirato a lucido e pieno di glamour davanti, ma dietro, ci riservano delle scene a dir poco imbarazzanti: toilette senza la tavoletta, bastoni e stracci con secchiello dietro la porta, catenelle per tirare l'acqua a due metri da terra con varie protesi che puntualmente rimangono in mano, e per chiudere in bellezza niente asciugamani o, peggio ancora, asciugamani che sarebbe meglio non aver mai visto.
Come tutte le cose peggiori, succedono nelle migliori famiglie, ed ecco che anche nelle aziende con la migliore immagine, ci si trova di fronte a certe sorprese che, proprio nei momenti di "bisogno", vorremmo veramente evitare. Una spiegazione logica, davvero non c'è.
La toilette è uno spazio condiviso, nella maggior parte dei casi, frequentato regolarmente e soprattutto intimo. E in quanto intimo, la dice lunga sulle abitudini dei padroni di casa, tanto nelle abitazioni private, quanto negli spazi lavorativi.
Non è questione di materiali di pregio, né di spazi di grandi dimensioni ma di accorgimenti base, che fanno la differenza tra vivere civile e non. Dopo aver scoperto il vaso di pandora, dunque, mi sento in dovere, a costo di sembrare banale e scontato, di stilare un decalogo su ciò che è indispensabile per definire una toilette a prova di bon ton.
La tavoletta deve essere in ordine e funzionante.
Niente viti dismesse, niente cigolii.
Che
si usi la catenella o il pulsante per tirare l'acqua, assicurarsi che l'intensità del getto sia sufficiente. La carta igienica non deve mai mancare e l'eventuale scorta deve essere ben visibile (evitando, magari di esibire la confezione risparmio, scegliendo una cesta o una scatola più elegante se deve esser messa in vista).
Gli asciugamani di piccole dimensioni, per le mani, possibilmente scuri, vanno sistemati, piegandoli a quadratini non più grandi di 15X15, come salviette, si sistemano in un vassoio o piccolo cesto sul piano del lavandino. Uno analogo, dall'altro lato del rubinetto, raccoglierà quelli usati. Ogni due ore massimo, qualcuno dovrebbe assicurarsi che tutto sia in ordine e che nessuno abbia lasciato souvenir olfattivi o visivi.
Il sapone, meglio se nel dispenser e possibilmente evitando le sottomarche proprio per dimostrare che non si è risparmiato sul futuro di una stretta di mano non dovrebbe mai mancare. Il deodorante per ambienti, ça va sans, dire, dovrebbe esserci sempre. Una bomboletta spray, non elegantissima ma indispensabile talvolta, previene grandi imbarazzi.
La chiave. Non so se avete presente l'imbarazzo che si ha quando dobbiamo usare un piede per tener ferma una porta. Anzi, ne sono certo. Oggetti personali come spazzolini da denti e profumi dovrebbero rimanere nel beauty individuale.
Infine, le scritte stampate su foglio al computer dove, con ironia, si invitano gli uomini a "fare centro" o in generale a "lasciare come vorreste trovarlo", sono solo poco meglio del non rispetto di certe regole base. Se proprio volete essere ironici, fatelo con grande grazia e in una cornice dorata, su una carta di pregio, scrivete: "Fate come se foste a casa vostra". |