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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2011
 
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Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani

La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale

ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»»

OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»

TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»


OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»

Si potrà parlare di mercato unico euromediterraneo solo se si realizzerà anche una più libera circolazione delle persone

Giovanni Ottati
Presidente Assafrica&Mediterraneo


Dottor Ottati, le imprese associate ad Assafrica & Mediterraneo lavorano in Africa, Mediterraneo e Medio Oriente. Sono paesi che stanno cambiando. Che cosa dobbiamo abbandonare del nostro modo di fare impresa per aprirci al nuovo?
Le nuove regole del gioco per crescere nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Africa sono due: cosviluppo e visione sinergica dei mercati. Cosviluppo significa conoscere i mercati locali, integrare la competenza delle nostre aziende con la competenza e le potenzialità di sviluppo dei Paesi esteri, investire sul territorio e non solo esportare; formare e inserire le risorse locali nel processo produttivo aziendale.
Le imprese italiane che hanno capitale azionario in una joint‑venture italosudmediterranea si contano sulla punta delle dita. Visione sinergica dei mercati: creare una base operativa nei paesi dell'area sudmediterranea é strumentale per cogliere opportunità sempre più interessanti anche in Africa subsahariana.
Per esempio, dalla Tunisia si possono cogliere e gestire meglio le opportunità di affari dell'Africa subsahrariana, in particolare, di quella francofona: Niger, Mali, Mauritania, eccetera. Tali opportunità, raramente, si riescono a vedere dalla propria sede in Italia, nella propria azienda. La mia azienda di telecomunicazioni internazionali, VueTel Italia, sta crescendo in Tunisia e in alcuni paesi dell'Africa Subsahariana grazie a Vuetel Tunisie, la nostra controllata al 100%, che ha sede a Tunisi, presso il technopole di Ghazala. Da lì sono partite le nostre iniziative d'affari in Mauritania e Mali.

Uno dei presupposti perché i processi di internazionalizzazione possano riuscire appare la crescita dimensionale delle aziende…e, poi, che cos'altro?

Per crescere in futuro bisogna internazionalizzare la propria impresa. Ciò significa introdurre in azienda una visione multiculturale, non solo nella dislocazione geografica delle vendite ma anche nella politica degli acquisti e nella composizione del management aziendale. L'internazionalizzazione è un processo fondamentale ed indifferibile per la crescita aziendale.

Ma l'internazionalizzazione è per tutti?
Per tutti quelli che vogliano avere un'azienda competitiva. Ogni settore industriale ha sue specificità per cui, ad esempio, la meccanica non può internazionalizzarsi nello stesso modo dell'edilizia o delle telecomunicazioni. Analogamente, per ciascun settore e a seconda delle dimensioni aziendali ci sono mercati‑paese e aree geografiche più opportune di altre. I grandi gruppi industriali italiani sono tali perché hanno investito direttamente sui mercati internazionali. Per tutte le PMI si pone invece la necessità urgente di apertura ai mercati extra europei e soprattutto di un nuovo approccio‑business internazionale, non solo export oriented ma fatto di investimenti all'estero, sia in termini di dislocazione geografica dei propri processi produttivi, sia in termini d'integrazione e sviluppo internazionale del proprio know how.

La Zona di libero scambio euro mediterranea avrebbe dovuto aprirsi nel 2010. Di fatto si è aperta con la Tunisia nel 2008. Quali sarebbero le ricadute positive se si completasse?

Nel 2010 si sarebbe dovuto aprire lo Spazio euromediterraneo: un processo d'integrazione economica e sociale fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese.
Lo spazio euromediterraneo si é però concretamente aperto solo con la Tunisia nel 2008.
La Tunisia rappresenta pertanto il punto di partenza per l'Italia e l'Europa per realizzare un'area di sviluppo e di benessere condiviso, per dare più lavoro alle nostre ed alle loro imprese, creare nuova occupazione per i giovani, sia italiani che algerini e marocchini o della primavera tunisina o egiziana o libica, accomunati dal grado di formazione, dal desiderio di consumi medio‑alti, dalla febbre tecnologica per telefonini di ultima generazione e per i social network.
Non si potrà parlare di mercato unico euromediterraneo se non si potrà realizzare anche una più libera circolazione delle persone.

Il continente Africano può dirsi ancora il mercato/sfida del futuro?

Le imprese italiane devono correre, realizzare nel minore tempo possibile un posizionamento strategico nel Mediterraneo ed in Africa per conquistare un vantaggio differenziale rispetto alla concorrenza. Questo è il nostro obiettivo in Assafrica & Mediterraneo e in questo é la nostra risposta alla sua domanda ed alle perplessità ed alle paure delle imprese italiane, specie piccole e medie, che ancora non lavorano sui mercati dell'Africa e del Medio Oriente.

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