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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2011
 
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Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani

La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale

ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»»

OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»

TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»


TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»

Finchè "Made in Italy" avrà un significato di qualità e di bellezza per i consumatori di tutto il mondo, la nostra economia potrà prosperare

Dopo la recente conclusione dell'accordo con la Corea del sud, sono attualmente in corso negoziati con India, Singapore, Canada, Malesia e Ucraina

Abbiamo realizzato nel 2010 un "piano per l'Africa" con proposte operative, utili sia ad internazionalizzare le nostre imprese, sia a creare sviluppo endemico


Amedeo Teti
Direzione Politica Commerciale Internazionale Ministero Sviluppo Economico


Quali sono le politiche del Governo per facilitare gli scambi commerciali e per sostenere l'internazionalizzazione delle PMI italiane?
Com'è noto la politica commerciale è di esclusiva competenza europea e quindi la politica del nostro Governo deve essere inquadrata in una logica a 27. In questo modo l'apporto italiano che è sempre significativo dato il "peso" dell'Italia all'interno dell'UE diventa produttivo quando riesce a condizionare o a condividere le scelte europee. Una attività questa non certo facile, date le grandi differenze in termini di strategia economica che esistono attualmente tra gli Stati membri europei: alcuni hanno ad esempio abbandonato quasi del tutto l'industria, altri come l'Italia fanno invece delle proprie produzioni di beni un elemento fondamentale della propria economia. Ad ogni modo l'Europa, in questo momento storico di uscita da una grave crisi economica mondiale, sta cercando attraverso il commercio internazionale di allargare le possibilità di business per le proprie imprese. In che modo?
Non essendo purtroppo possibile avanzare nel negoziato WTO, l'Europa si sta attrezzando mettendo in cantiere accordi commerciali, come quelli di libero scambio con importanti Paesi o aree.
dell'accordo con la Corea del sud, che entrerà in vigore nel luglio prossimo, sono attualmente in corso negoziati con India, Singapore, Canada, Malesia e Ucraina. Questi accordi consentiranno di aumentare l'export europeo sia di beni che di servizi, oltre a migliorare l'ambiente per futuri investimenti ed eventuali partecipazioni ad appalti pubblici da parte delle nostre imprese. Accanto a queste attività di politica commerciale, l'Italia ha a cuore l'internazionalizzazione delle proprie imprese, e in particolare delle PMI. L'attuale "sistema" del commercio estero italiano che oltre al ministero ha come bracci operativi l'ICE per la promozione e SIMEST per gli investimenti è stato creato per sostenere le PMI poiché obiettivamente, nel mondo globalizzato, sono quelle che possono trovare maggiori difficoltà di inserimento rispetto alle grandi imprese e alle multinazionali. Si stima che su 4,5 milioni circa di imprese, oltre 200.000 abbiano rapporti non occasionali con l'estero e almeno 30.000 abbiano già investito all'estero: si tratta per lo più di PMI.

Vanno aiutate di più le imprese nuove all'approccio con l'estero oppure quelle che già sono presenti sui mercati di oltre confine?
In un'epoca in cui c'è ancora lentezza nella ripresa e nella crescita, le imprese guardano quasi obbligatoriamente ai mercati esteri. Certamente vanno sostenute prioritariamente quelle che ancora non sono riuscite ad inserirsi. Abbiamo molti strumenti a loro disposizione per questo e, in particolare, abbiamo pensato a quello che è normalmente il problema principale per chi vuole confrontarsi con i mercati stranieri e cioè la dimensione d'impresa. Strumenti come le "reti di impresa" o i "finanziamenti per la Capitalizzazione di PMI Attive nell'Export" della Simest sono idonei per rafforzare le PMI in vista di una loro sfida esterna.

E per promuovere il Made in Italy?
Il Made in Italy non si promuove da solo e se il nostro export va bene e i nostri prodotti piacciono, il merito è anche di chi lo ha promosso. Il "sistema" del commercio internazionale italiano normalmente utilizza strumenti "tradizionali" come la presenza nelle fiere internazionali alternandoli a strumenti più moderni come, ad esempio, le "giornate tecnologiche" dove le nostre imprese non solo offrono un prodotto, ma ne dimostrano l'utilizzo alle imprese straniere interessate. Se si pensa che la nostra prima voce dell'export è la meccanica, appare chiaro come sia di nostro
interesse far conoscere i macchinari italiani ai mercati più lontani. Del resto per innovazione e flessibilità siamo spesso considerati i migliori del mondo in questo campo, superiori alla Germania e dobbiamo quindi sostenere questo settore. Un altro strumento di grande impatto sono poi le missioni di operatori, che organizziamo spesso con il supporto dell'ICE, Confindustria e ABI: ogni impresa che vi partecipa ha la possibilità di incontrare una decina di partner e pesso torna a casa con progetti di business pronti ad essere sviluppati.

L'Italia ha trovato, secondo lei, il proprio ruolo nel sistema globale?
In tema di politica commerciale siamo una potenza molto rispettata da tutti, a cominciare da un gigante come la Cina. Con Pechino, ad esempio, abbiamo un rapporto di collaborazione economica molto radicato. Non vorrei sembrare presuntuoso ma credo che la nostra bravura nel saper produrre beni che fanno tendenza nella moda, nel design, nell'arredamento, nell'agroalimentare, come nella meccanica produca un po' di invidia da parte di molti Paesi. Ma questa è la nostra forza: finchè "Made in Italy" avrà un significato di qualità e di bellezza per i consumatori di tutto il mondo, la nostra economia potrà prosperare. Il continente Africano può dirsi ancora il mercato/sfida del futuro? Per l'Italia il mercato dell'Africa è una "doppia" sfida. Non solo infatti è difficile avere accesso in un mercato dove il PIL pro‑capite è molto basso, ma occorre ricordare che il "made in Italy" si rivolge solitamente a consumatori "esigenti". Peraltro l'Africa è certamente il continente che per molte ragioni, prima fra tutte la ricchezza di materie prime evidenzia le migliori prospettive di crescita dei prossimi decenni. Per questi motivi abbiamo rivolto all'Africa un interesse speciale, realizzando nel 2010 un "piano per l'Africa" con proposte operative, utili sia ad internazionalizzare le nostre imprese che a portare beneficio ad un continente dove alcuni Paesi "concorrenti", specialmente quelli emergenti, si stanno inserendo con molta efficacia. Tra le proposte operative segnalerei strumenti come il countertrade per consentire alle imprese italiane di partecipare alla realizzazione di progetti infrastrutturali nei Paesi con problemi di liquidità oppure il microcredito secondo modalità che superino la logica dell'aiuto allo sviluppo e che puntino alla remunerazione del capitale investito con il coinvolgimento delle PMI italiane in progetti di sviluppo in Africa.

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