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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2011
 
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Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani

La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale

ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»»

OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»

TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»


La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale

La crisi politica dei paesi del nord Africa vede la Francia come leader operativo del gruppo internazionale di intervento su quelle aree. In futuro potrebbe avere addirittura il ruolo di coordinamento che la Germania esercita verso la Russia ed il triangolo baltico. In questo scacchiere resta poco spazio per l'Italia

La Germania, nel corso dell'ultimo decennio, è diventata il perno di un sistema geopolitico che si colloca ad oriente dell'Unione Europea e che include anche la Russia. Tra Russia e Germania esiste uno scambio tra tecnologia e risorse energetiche che rafforza entrambe

Massimo Lo Cicero
Economista


Ci sono due immagini mentali alle quali dobbiamo rinun‑ ciare se vogliamo capire quale sia l'equilibrio geopolitico del mondo contemporaneo.
La prima è l'immagine dell'Europa come centro del mondo; la seconda è la percezione delle differenze interne, che segmentano l'Unione Europea, e che impediscono che il vecchio continente, anche non essendo più il centro del mondo, possa esercitare un ruolo davvero paritario con gli altri grandi del pianeta. Per quanto riguarda la prima immagine basta consultare le mappe offerte da Espon, (http://www.espon.eu/main/Men u_Publications/), un centro di ricerche e analisi promosso proprio dall'Unione Europea per decifrare e spiegare le dinamiche geopolitiche del mondo contemporaneo. L'immagine tradizionale del planisfero la mappa ellissoidale che ognuno ha scrutato sin dalle scuole elementari presentava il Mediterraneo al centro del mondo, sovrastato dall'Europa ed i nostri maestri ci dicevano che quel mare era per Roma, nella sua stagione imperiale, il "mare nostrum".
Ora le mappe del mondo si disegnano ponendo al centro dell'immagine il polo nord e mostrando come, in una sorta di spicchi che si protendono dal Nord al Sud, si allarghino le grandi masse continentali e si articolino le differenze tra economie e culture che su quei continenti sviluppano la propria attività sociale e politica.
Da quando siamo entrati nel terzo millennio, il mitico 2000, nel quale una parte dei paesi europei adotta la moneta unica l'euro le dinamiche economiche del mondo si sono divaricate. Un gruppo di paesi ha progressivamente accelerato la propria crescita. Si tratta dei BRICS, un acronimo coniato da una grande banca internazionale Goldman Sachs: Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa. http://www2.goldmansachs.com/ ideas/index.html).
I paesi sviluppati crescono meno, ma controllano ancora larga parte dell'economia mondiale. Il peso politico dei Brics, tuttavia, ha generato, nel decennio alle nostre spalle, una trasformazione radicale degli organismi attraverso i quali si cerca di coordinare le politiche alla scala globale. Il G7, la conferenza periodica che riuniva i sette paesi più sviluppati del mondo, ha ceduto il passo ad un G20 che include anche i "debuttanti": quei paesi che hanno accelerato il ritmo del proprio sviluppo e che, di conseguenza, generando una massa crescente della ricchezza mondiale pretendono di partecipare alla discussione su come utilizzare le risorse di cui dispone il pianeta.
Ma veniamo alla segmentazione interna dell'Unione Europea, del nocciolo istituzionale che abbiamo creato nel vecchio continente per coordinare le scelte economiche e politi‑
che di un notevole numero di paesi, quasi trenta, ormai.
La decisione di rilanciare il percorso di una integrazione europea nasce negli anni novanta e fa perno sulla creazione di una moneta unica da far circolare sul grande mercato comune creato nei decenni precedenti.
Nasce un club monetario che si concretizza nel 2000: alla moneta unica si affianca un patto di stabilità monetaria che include regole di coordinamento e indici di sicurezza per la gestione della finanza pubblica. Nel 2004 entra in crisi il sistema dei paesi inclusi nell'area di influenza della ex Unione Sovietica.
L'Unione Europea decide di of- frire una opzione in direzione di moderne economie di mercato a queste nazioni, senza guida politica e senza una economia ragionevolmente strutturata.
Ma anche ricche di risorse umane molto qualificate e di potenziali di espansione molto elevati. A questi paesi viene offerta la partecipazione ad un club commerciale, ad un mercato unico nel quale possano transitare merci, servizi e persone.
Nasce una contraddizione, una prima frattura, tra i paesi dell'Europa Latina, quelli che erano la parte dominante del club monetario e i paesi dell'Europa orientale, che rappresentano anche la parte prevalente del club commerciale e, insieme, la parte emergente, in termini di rapidità della crescita: perché non sono soggetti ai vincoli imposti dal patto di stabilità e crescita, al quale sono tenuti i paesi del club monetario, ed al regime di welfare ed alle retribuzioni contrattuali che esistono nell'area dei paesi latini.
Con il 2007 si manifesta la prima crisi finanziaria del mercato globale, che tocca il suo apice nel 2008, con il fallimento della Lehman Brothers. Il 2009 segna la conclusione della fase acuta della crisi finanziaria e il punto più basso del clima recessivo che la crisi ha generato, nonostante le pesanti iniezioni di liquidità che le banche centrali hanno gestito per evitare l'effetto domino di un collasso generalizzato degli intermediari finanziari. Superato il 2009 si manifestano due squilibri generalizzati nella ripresa del processo di crescita: quello dei deficit pubblici, per i paesi dell'Europa latina, e quello degli squilibri nelle bilance commerciali di parte corrente tra le economie delle nazioni europee e quelle dei paesi in rapida crescita: i BRICS.
La Germania, in particolare, risulta essere l'unico paese europeo che ha un tasso di crescita comparabile con quello degli Stati Uniti ma inferiore a quello della Cina e del far east. La Germania, nel corso dell'ultimo decennio, è diventata il perno di un sistema geopolitico che si colloca ad oriente dell'Unione Europea e che include anche la Russia. Tra Russia e Germania esiste uno scambio tra tecnologia e risorse energetiche che rafforza entrambe. A questa coppia si aggiunge anche un triangolo.
La Germania è, parallelamente, il vertice di un sistema che include i paesi dell'area baltica e quelli dell'est europeo che appartengono al club commerciale e non al club monetario del vecchio continente.
Il mar baltico è una sorta di "mare nostrum" per i partecipanti al triangolo e rappresenta un punto di coordinamento e sviluppo urbano dei mercati e dei consumi per quei paesi. Il triangolo ore la possibilità alla Germania di usare le tecnologie di cui dispone per realizzare, attraverso i paesi dell'Europa orientale, che hanno bassi costi di produzione, beni e servizi da cedere ai paesi del nord Europa ed ai paesi che crescono rapidamente: la Cina, il Brasile, il far east Asia.
La Germania, ovviamente, esporta anche nei paesi del club monetario europeo, salvaguardata dalla circostanza che l'euro, anche se rafforzatosi quasi ad un cambio di 1,5 verso il dollaro, impedisce ai paesi del club monetario di fare dumping valutario verso la Germania stessa. Il dollaro si deprezza, invece, verso le monete dei paesi emergenti e, dunque, la Germania può essere come in effetti è l'unica economia europea che cresce al ritmo medio del commercio mondiale mentre l'Europa latina ristagna, bloccata dal valore dell'euro, rispetto alle monete del resto del mondo, e dalla crisi della finanza pubblica che si manifesta in quasi tutti i paesi dell'Europa latina.
Il fatto che le banche locali tedesche abbiano in portafoglio titoli pubblici della Grecia o del Portogallo rappresenta, in questo momento l'unica fragilità latente del modello tedesco.
Come è facile capire dalle cronache recenti, invece, si è messo in moto, ma maturerà nel tempo, un processo simile al sistema di relazioni che fanno perno sulla Germania. La crisi politica dei paesi del nord Africa vede la Francia come leader operativo del gruppo internazionale di intervento su quelle aree.
In futuro la Francia potrebbe, mutati mutandis, avere il ruolo di coordinamento che la Germania esercita verso la Russia ed il triangolo baltico.
La Francia e la Germania diventerebbero le due economie di relazione verso oriente e verso il sud del mercato europeo.
L'Europa sarebbe, ancora una volta, guidata dall'asse francotedesco: come ai tempi del regno di Francia e dell'impero continentale che apparteneva a Carlo V.
Allora sull'impero non tramontava mai il sole ed esso era il centro del mondo sviluppato.
Germania e Francia saranno, invece, le colonne portanti della regione europea ma anche i ponti capaci di collegare la regione europea alle altre aree mondiali in espansione. Resta poco spazio per il nostro paese in questo contesto, purtroppo.

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