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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2011
 
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Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani

La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale

ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»»

OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»

TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»


ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»

La piena realizzazione di questa prospettiva è la condizione necessaria per sostenere lo sviluppo economico, contenere le spinte migratorie e favorire una transizione verso regimi pienamente democratici

Paolo Zegna
Vice Presidente Confindustria per l'Internazionalizzazione


Sostenere le imprese che scelgono la via dell'internazio‑ nalizzazione è per Confindustria, da sempre, una irrinunciabile priorità. Per il 2011 è ancora l'Area Bric al centro del mirino. L'ultima a maggio sarà in Brasile per studiare da vicino i grandi eventi sportivi. Ci dettaglia meglio i perché diversi tra loro di questa scelta focalizzata su Brasile, India, Cina e Russia?
Il mondo che è uscito dalla crisi vede spostarsi sempre più il baricentro della crescita verso i grandi Paesi emergenti, divenuti ormai centri di consumo di primo piano e non più soltanto di produzione. Essi rappresentano oltre il 46% del PIL globale calcolato a parità di potere d'acquisto e la loro spesa, oggi il 22% del totale mondiale, è destinata a salire rapidamente grazie al forte incremento della popolazione abbiente e al boom della classe media. I Paesi emergenti saranno dunque sempre più la fonte di nuove opportunità di crescita per il nostro sistema industriale e le prospettive di sviluppo del nostro Paese dipenderanno in larga parte dalla capacità di intercettare nuovi flussi di domanda provenienti proprio da queste realtà.
Per questo l'attività internazionale di Confindustria negli ultimi anni si è sempre più concentrata verso i BRIC, mercati che per performance di crescita, dinamiche demografiche e capacità di reazione alla crisi, si stanno dimostrando in grado di trainare la ripresa degli scambi globali.
La straordinaria performance economica della Cina è davanti agli occhi di tutto il mondo; la crescita produttiva e tecnologica ha portato il Paese a diventare nel 2010 il primo esportatore mondiale di merci. Il Brasile, cui ci legano storici legami sociali ed economici, ha conseguito ormai una piena stabilità finanziaria ed economica che gli permette di guardare al futuro ed ai grandi appuntamenti che lo attendo fra il 2014 e il 2016 (Campionati del Mondo di Calcio e Olimpiadi di Rio de Janeiro) con fiducia e ottimismo.
La Russia, nonostante abbia sofferto più di altri paesi gli effetti della crisi, rappresenta non soltanto un imprescindibile partner energetico ma anche una destinazione pienamente affermata per le produzioni italiane, soprattutto dei beni di largo consumo.
Ed infine l'India, altra grande locomotiva della ripresa mondiale, che negli ultimi anni ha messo a segno tassi di crescita secondi solo a quelli della Cina e che offre interessanti opportunità di collaborazione nei settori ad alto contenuto tecnologico, nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture.

Le Missioni di filiera rispondono meglio alle esigenze di rapidità e flessibilità di produttori e mercati rispetto a quelle di Sistema?
Qual è la risposta degli imprenditori italiani in termini di adesioni?
Quando insieme alla Presidente Marcegaglia abbiamo deciso di orientare la nostra attività internazionale verso iniziative di filiera, sapevamo di interpretare un'esigenza proveniente dai nostri imprenditori. Non ci ha quindi stupito che la risposta in termini di adesioni fosse superiore alle più rosee aspettative. Le missioni di filiera si caratterizzano per essere più ridotte nei numeri rispetto a quelle di Sistema, tarate su un numero ristretto e omogeneo di settori, il che ci permette di privilegiare lo spazio a disposizione delle imprese per approfondire i contatti con le controparti locali e trasformarli in occasioni di business. Su queste basi sono stare pianificate le iniziative dedicate all'automotive in Cina ed India, cui hanno preso parte quasi 90 aziende, così come quelle sulle infrastrutture organizzate in Marocco e India, che hanno visto la partecipazione di oltre 80 imprese. La stessa logica guiderà la prossima iniziativa in programma in Brasile (dal 16 al 19 maggio nelle città di San Paolo e Rio de Janeiro) dedicata ai settori collegati ai grandi eventi sportivi che il paese ospiterà nel 2014 e nel 2016.

I pregiudizi che molti imprenditori nutrivano verso la Cina resistono ancora?
Il Dragone è senza dubbio temibile e competitivo ma fortunatamente è soprattutto un'opportunità per la nostra imprenditoria. La Cina non deve essere sottovalutata come paese produttore, ma deve essere altrettanto conosciuta dai nostri imprenditori per le sue potenzialità come mercato. É vero che ancora oggi esistono barriere al commercio che in parte ostacolano le attività delle nostre imprese, ma questo non deve costituire un alibi o un deterrente per i nostri imprenditori per non andare a studiare a fondo il mercato cinese trovando il modo a loro più consono per fare affari e prendendo le dovute precauzioni.

Mercati maturi, quali gli USA ad esempio, hanno perso strategicità per le nostre imprese? E il Giappone? Riprenderanno gli scambi con il nostro Paese o il ricordo del disastro ambientale (terremoto/tsunami, ndr) è ancora troppo vivido per poterne "riparlare"?
Non direi. Seppure gli Stati Uniti siano un mercato maturo e sofisticato, il 2010 è stato un anno di eccezionale crescita dei prodotti italiani negli USA con un incremento superiore al 20% rispetto all'anno precedente.
I settori dell'automotive, del tessile, dell'abbigliamento e del mobile arredo sono stati quelli più dina‑ mici. D'altra parte anche la presenza italiana in USA è di un certo rilievo, con all'attivo la realizzazione di circa 250 progetti di investimento, dal 2003 al 2010, principalmente nel settore del tessile abbigliamento (prevalentemente l'attività retail) e della meccanica strumentale.
Per menzionare solo alcune delle ultime operazioni delle nostre aziende negli USA, nei settori più vari, ricordo: Ansaldo STS (metro driverless Hawaii) Astaldi (autostrada in Florida) MX Solar (stabilimento pannelli solari) Sigma‑Tau (acquisito Enzon). Per riguarda il Giappone c'è un aspetto che vorrei rivendicare con orgoglio, ed è il fatto che le imprese italiane presenti nel paese non hanno mai interrotto la propria attività, neanche nei giorni immediatamente successivi al terremoto e anche quando i nostri principali competitors decidevano di rimpatriare il personale straniero.
Si tratta di un atteggiamento di cui le autorità giapponesi ci sono molto riconoscenti e che ha contribuito a rafforzare i legami di amicizia che esistono fra i nostri popoli.
Ciò detto una valutazione degli effetti che il terremoto e lo tsunami potranno avere per le nostre imprese è al momento impossibile; molto dipenderà da quando e come la situazione attorno alla centrale di Fukushima tornerà alla normalità. Sono comunque certo che il Giappone saprà troverà le forze per superare questa tragedia e per confermarsi ancora un mercato strategico per il Made in Italy.

Il continente Africano resta il mercato/sfida del futuro o i disordini che si registrano a nord rischiano di far cadere del tutto gli investimenti esteri?
Ritengo che quanto si sta verificando in questi giorni nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo sia solo l'inizio di un processo che porterà verso cambiamenti geopolitici globali. Non è ancora chiaro il modo in cui evolveranno le situazioni in cui si trovano paesi cruciali negli equilibri dell'area e come questi cambiamenti influiranno sulle relazioni internazionali. Certo è che, almeno nel breve periodo, la situazione di confusione potrebbe influenzare negativamente l'attrazione di investimenti esteri nell'area MENA, a favore di regioni vicine, non direttamente interessate dai disordini. Paradossalmente potrebbe dunque configurarsi un aumento dell'interesse degli investitori esteri in Paesi dell'Africa sub‑sahariana.
Cina e Paesi del Golfo guardano già da tempo a questi mercati e potrebbero lì dirottare flussi di investimento precedentemente dedicati al Mediterraneo, in attesa di una normalizzazione politica ed economica del Nord Africa.

Un'ultima domanda: qualche anno fa l'utopia circolante voleva il Mediterraneo un'unica grande zona franca. Crede potrebbe mai avverarsi e se sì quali potrebbero essere le ricadute positive?
Il tentativo di integrazione euromediterranea avviato con la Conferenza di Barcellona del 1995 non ha raggiunto i suoi principali obiettivi, fra cui la creazione entro il 2010 dell'area di libero scambio. Il maggior limite che si è frapposto al raggiungimento di tali obiettivi è stata la dimensione quasi esclusivamente intergovernativa del Partenariato euro mediterraneo, con insufficiente coinvolgimento delle Istituzioni regionali e locali e, di conseguenza, delle popolazioni interessate. L'integrazione dell'area del Mediterraneo con l'Unione Europea è però un obiettivo che dobbiamo continuare a perseguire, a maggior ragione alla luce di quanto accade in questi giorni nell'area. La piena realizzazione di questa integrazione sarà infatti condizione necessaria per sostenere lo sviluppo economico tanto della sponda nord che della sponda sud, per contenere le spinte migratorie e favorire una transizione verso regimi pienamente democratici. L'integrazione euromediterranea è inoltre l'unica carta che abbiamo per rilanciare la centralità del Mediterraneo nella definizione degli equilibri geostrategici mondiali sempre più spostati verso l'Oceano Pacifico a causa dell'allargamento del G8 al G20.

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