Le politiche per la ricerca e l'innovazione: positivi gli IMPATTI previsti
DI GIUSTO: «La velocitÀ farÀ la differenza»
ZOLLO: «L'innovazione si È fatta regionale»
ZOLLO: «L'innovazione si È fatta regionale»
Senza un sistema territoriale idoneo a favorire l'innovazione le piccole imprese, una volta esaurita la spinta iniziale, sono condannate alla chiusura
di Raffaella Venerando
Giuseppe Zollo Presidente Campania Innovazione spa
Dottor Zollo, facciamo il punto: anche per la Campania ricerca
e innovazione rappresentano fonti di benessere economico ormai irrinunciabili. Ma qual è nel dettaglio la situazione rispetto a queste due leve nella nostra regione?
Dobbiamo renderci conto che negli ultimi vent'anni il mondo è cambiato in modo profondo. Vi è un mondo dopo internet e un mondo prima di internet.
Vi è un mondo prima della caduta del muro di Berlino e un mondo dopo. Il segreto per avere successo nel nuovo mondo è la velocità. Velocità delle decisioni, velocità delle azioni, velocità dei cambiamenti. E il carburante della velocità è la conoscenza.
Più conoscenza circola nel sistema sociale ed economico più aumenta la velocità dello stesso e, di rimando, più un paese o una regione diventano competitive.
È necessario tenere a mente questo quadro di riferimento quando si vuole affrontare il tema dell'innovazione.
Bisogna rendersi conto che nel nuovo scenario mondiale ogni territorio deve porsi come obiettivo un'innovazione di sistema. Nella gara dell'innovazione ogni atleta corre legato con una fune con tutti gli altri.
Non può vincere da solo. La velocità complessiva del gruppo dipende dalla velocità del più lento. Se andiamo a guardare gli atleti della nostra regione ne troviamo molti bravissimi nel campo della ricerca, un certo numero di bravi nel campo dell'innovazione industriale, ma abbiamo atleti debolissimi nel campo dei servizi all'innovazione e poche infrastrutture.
E, fino a qualche mese fa, mancava anche una struttura che promuovesse la formazione del sistema dell'innovazione regionale. Poi finalmente, grazie all'impegno di Trombetti e di Caldoro, è nata l'agenzia Campania Innovazione.
Come procedono invece le attività di Campania Innovazione?
Campania Innovazione è nata da poco tempo. Ma per fortuna il notevole lavoro svolto da Edoardo Imperiale, direttore generale della società originaria e dell'attuale agenzia, ci ha consentito di non partire da zero.Così sono già numerosi i progetti su cui Campania Innovazione sta lavorando. Innanzitutto l'Agenzia ha avviato la costruzione della rete dell'innovazione, coinvolgendo le Università, le Camere di Commercio, i Parchi Scientifici e Tecnologici e gli Incubatori.
Già da settembre partiranno i primi progetti pilota per mettere a punto le competenze, le metodologie e il sistema di governance della rete per quanto riguarda lo scouting di tecnologie e i servizi di audit. Già è attivo un progetto di animazione volto alla creazione di nuove imprese. Insomma il lavoro procede alacremente su molti fronti per non venir meno al principio della velocità.
Chi potrà godere di maggiori vantaggi, le piccole o le grandi imprese?
Il nostro target sono le piccole imprese. Le grandi imprese hanno le competenze interne per fare innovazione e non hanno molto bisogno di noi. Le piccole, al contrario, hanno un sistema organizzativo interno debole, incapace di sviluppare le competenze per l'innovazione e di mantenerle nel tempo.
Le piccole imprese hanno bisogno di un esoscheletro cui appoggiarsi per assorbire a costi competitivi le conoscenze di cui necessitano. Senza un sistema territoriale idoneo a favorire l'innovazione le piccole imprese, una volta esaurita la spinta iniziale, sono condannate alla morte. L'agenzia Campania Innovazione è nata per costruire questo esoscheletro.
Mi sembra ovvio che, una volta costruito il sistema regionale per l'innovazione, ne beneficeranno tutti, anche le grandi imprese, che avranno fornitori più adeguati alle proprie esigenze. Ma le grandi imprese non sono la nostra prima preoccupazione.
Esistono aree prioritarie di lavoro sulle quali l'Agenzia intende procedere?
Se per aree si intende settori produttivi di interesse rispondo semplicemente che sono di nostro interesse i settori definiti dai documenti di programmazione regionale, che in realtà sono tutti i settori trainanti della nostra regione.
Se invece guardiamo alla strategia temporale dirò che ci muoveremo secondo due linee: un'azione trasversale per dotare la Campania delle infrastrutture di servizi e diverse azioni verticali di breve‑medio periodo per sperimentare l'attuazione di servizi su specifici settori. Già stiamo mettendo a punto il piano di azione da realizzare nel quadrimestre settembre‑dicembre 2011.
Tanti i partenariati già avviati, ma quali restano i più diretti interlocutori della Agenzia da lei presieduta?
I nostri partner primari per la realizzazione dei servizi sono i nodi della rete, cioè Camere di Commercio, Università, Parchi e Incubatori. Poi esistono partner per le azioni di comunicazione e di animazione, di cui fanno parte in primo luogo le associazioni datoriali. Poi esistono fornitori di servizi specialistici, come ad esempio banche e fondi di investimento, concui stiamo sviluppando accordi specifici.
Inoltre stiamo configurando una rete di collaborazioni con partner nazionali e internazionali per costruire le filiere lunghe attraverso cui passa l'innovazione.
Tali filiere sono necessarie per stringere accordi di partnership con soggetti nazionali e stranieri per cogliere le numerose opportunità che girano a livello europeo. Infine, abbiamo aperto una call per accreditare aziende, enti e professionisti che possono fornire a noi e ai partner della rete le competenze di cui abbiamo bisogno per essere operativi.
In merito ai progetti qual è lo stato dell'arte?
Sono in cantiere piani capaci di captare capitali internazionali? Come ho già detto prima, Campania Innovazione è un cantiere aperto. Ora siamo nella fase di costruzione delle competenze e dei servizi.
Tra breve si passerà alla fase di sostegno dei progetti di innovazione, entro cui svilupperemo anche la parte relativa al Fund Raising.
In particolare, come si struttura il Progetto Campania Brain?
Campania Brain sarà il sistema nervoso della rete e quindi dell'Agenzia. Lo stiamo immaginando come un sistema di knowledge management e di integrazione dell'intelligenza collettiva, secondo il paradigma del web 2.0.
É un sistema tecnicamente complesso, fatto da diversi moduli. Il primo modulo che verrà implementato sarà una sorta di wikipedia dell'innovazione della Campania, un'enciclopedia multimediale evolutiva dell'innovazione in cui tutti gli attori avranno una loro pagina con la possibilità aggiuntiva di comunicare, di accedere a dati, informazioni, documenti, e di entrare in contatto con potenziali partner. Stiamo valutando l'opportunità di farne una parte anche in lingua inglese, per favorire l'accesso dall'estero e la possibilità di partnership internazionali.
Nel corso del Premio BP a Salerno lei ha lanciato l'idea di un osservatorio regionale funzionale a monitorare ricaduta ed effetti degli investimenti pubblici nel settore dell'innovazione. Quando e secondo quali modalità potrebbe tradursi in realtà questa proposta?
Stiamo mettendo a punto un progetto di Osservatorio permanente per monitorare lo sviluppo del sistema regionale di innovazione in termini sia di risultati che di politiche. In questo momento stiamo analizzando le guidelines europee e dell'OCSE per la costruzione del sistema organizzativo e l'identificazione degli indicatori. Inoltre stiamo facendo un benchmark con gli osservatori costruiti in altre regioni italiane ed europee. Il gruppo di lavoro che abbiamo messo su terminerà il progetto entro la prima metà di settembre. Contiamo di avviare le prime attività entro ottobre e di avere dei primi risultati in sei mesi.
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