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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2011
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L'industria CHIMICA cambia vertice

Italia INDIETRO sulle politiche per il turismo

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Italia INDIETRO sulle politiche per il turismo

Per recuperare competitività e riguadagnare le quote di mercato perse negli ultimi anni occorre un Piano nazionale che non c'è mai stato. Senza, difficilmente si assicurerà coordinamento, sviluppo e coerenza nei progetti, in particolare con l'attuale penuria di risorse

Il turismo richiede figure altamente professionali che sappiano reinventare il settore, proponendo formule innovative, basate sulla qualità. Oggi, invece, solo il 17% degli impiegati del turismo ha un livello d'istruzione superiore

Federturismo-Confindustria ha elaborato con PricewaterhouseCoopers, una proposta di "Piano nazionale del Turismo", che rappresenta un punto di partenza per definire un vero e proprio piano di settore, indicando anche modi e tempi entro cui è possibile quasi raddoppiare il PIL del turismo, l'occupazione che esso genera e il gettito fiscale



Renzo Iorio Presidente Federturismo

Il nostro Paese gode di una ricchezza incomparabile, fatta
non solo di arte e storia ma anche di risorse naturali che attrae turisti da tutto il mondo. Possediamo un mix di creatività, patrimonio artistico, bellezza paesaggistica che molti paesi ci invidiano e che ha contribuito a fare del Made in Italy un vero marchio di successo.
Secondo l'indagine condotta da Ciset e Federturismo Confindustria per quest'estate si prevede, nonostante una congiuntura ancora incerta, un aumento degli arrivi dei turisti stranieri (+1,8%) e delle presenze (+2,2%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Gli italiani non rinunceranno alla vacanza, ma si orienteranno verso mete più vicine, come Spagna, Slovenia e Croazia privilegiando le proposte che massimizzano il rapporto prezzo qualità. La posizione che il turismo italiano riesce a mantenere sul mercato mondiale è in gran parte effetto dell'attrattività del nostro paese come destinazione turistica, ma purtroppo quanto a politiche del turismo abbiamo molto da imparare e poco da insegnare.Sono trascorsi due anni dalla nomina del Ministro del turismo e i problemi strutturali del settore sono rimasti immutati. Manca una visione aggregata di questo comparto che, direttamente o indirettamente, dà occupazione a circa l'11% della forza lavoro del Paese e contribuisce allo sviluppo del Pil per quasi il 10%.
Il turismo è un settore produttivo e, come tutti gli altri, ha bisogno di politiche industriali, che affrontino innanzitutto i problemi di competitività delle imprese; spesso invece sentiamo parlare di turismo solo in termini di annunci, o peggio, in termini di nuove tasse, come quella di soggiorno.
Le imprese vengono consultate in modo sporadico e discontinuo, come nel caso della redazione del "codice del turismo", che così come pubblicato disattende l'esigenza di chiarezza, semplicità e certezza delle regole che avrebbero dovuto disciplinare il settore, lasciando indefiniti molti ambiti applicativi. La definizione di impresa turistica in esso contenuta è molto ampia: non esiste più differenza fra imprese turistiche in senso stretto e imprese che concorrono alla formazione dell'offerta turistica, fino al punto di ricomprendere in essa tutti gli esercizi, inclusi quelli non strettamente legati alla soddisfazione di beni e servizi rivolti al turista.
Abbiamo una dotazione di risorse incomparabile, fra cui in primo luogo quelle del nostro patrimonio artistico e culturale, le tecnologie e l'innovazione hanno accorciato le distanze e si diffondono nuovi turismi, eppure continuiamo a scontare lo svantaggio del rapporto prezzo/qualità dei servizi offerti e facciamo fatica ad inserirci nei gradi cambiamenti dei flussi mondiali. Soffriamo di un sistema di governance totalmente inadeguato per una azione di politica industriale e di promozione unitaria ed incisiva, di un marcato svantaggio nel prelievo fiscale rispetto ai paesi concorrenti, in termini, per esempio, di aliquote IVA e di incidenza dell'Irap, data l'alta intensità di utilizzo di manodopera. Le imprese dal canto loro sono pronte ad affrontare i cambiamenti del mercato con l'innovazione, la crescita dimensionale, la qualità, la formazione.

Oggi più che mai è importante un approccio al mercato fondato sulla capacità di leggere la domanda e di rispondere alle nuove esigenze del cliente con prodotti specifici e innovativi, puntando alla fruibilità dei servizi turistici e garantendo l'accesso agli stessi nei modi e tempi richiesti dal cliente. Su questo aspetto la partita richiede un impegno sia sul piano politico nell'adeguare le dotazioni infrastrutturali sia delle singole imprese, rivedendo le strategie commerciali e le forme distributive.
Il turismo richiede figure altamente professionali che sappiano reinventare il settore, proponendo formule innovative, basate sulla qualità, quando invece solo il 17% degli impiegati del turismo ha un livello d'istruzione superiore. La funzione della formazione nel turismo è essenziale a tutti i livelli, e il personale a contatto diretto con il pubblico rappresenta parte integrante della qualità del servizio che viene offerto. Per recuperare competitività e riguadagnare le quote di mercato che l'industria turistica ha perso negli ultimi anni occorre un Piano nazionale del turismo, che il nostro paese non ha mai avuto, e di cui altri paesi, come la Spagna, si sono dotati ormai da tempo. Senza questo piano difficilmente si assicurerà coordinamento, sviluppo e coerenza nei progetti, in particolare con l'attuale penuria di risorse.
Per il momento Federturismo Confindustria ha dato un contributo, elaborando con PricewaterhouseCoopers, una proposta di "Piano nazionale del Turismo", un documento che rappresenta un punto di partenza per definire un vero e proprio piano di settore, indicando anche modi e tempi entro cui è possibile quasi raddoppiare il PIL del turismo, l'occupazione che esso genera ed il gettito fiscale.
Per raggiungere questi risultati, il nostro Piano identifica 5 azioni strategiche: interventi strutturali per incrementare la capacità dell'Italia di attrarre flussi di turisti internazionali, destagionalizzazione, sviluppo del turismo al Sud, presenza nei mercati a più alto potenziale di attrazione e grandi eventi.
É importante sottolineare che questo settore che oggi impiega più di due milioni di persone ha la possibilità concreta di creare nell'arco di un decennio almeno un milione di posti di lavoro.
Solo con la collaborazione di tutti, però, potremo ritrovare l'Italia dell'eccellenza, della qualità, e riportare il turismo al centro dello sviluppo.

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