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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNaio/febbraio 2010
 


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SALUTE

Giuseppe Fatati
Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)

Abitudini alimentari e stili di vita:
gli italiani rispondono via web

Prima edizione dell’Osservatorio ADI-NESTLÉ/1

L’obesità è ormai una patologia definita epidemica e gli interventi di prevenzione, fino a ora, si sono dimostrati inefficaci anche in Italia, perché basati sul paradigma della responsabilità personale. Questo concetto è stato espresso chiaramente da Brownell gia nel 2005. Il ruolo della responsabilità personale è centrale nel pensiero anglosassone e sta prendendo progressivamente piede nella nostra cultura e vede il successo come legato alla motivazione e al duro lavoro e l’insuccesso come un fallimento personale.
Gli esperti sono concordi sul fatto che l’obesità è una condizione complessa che deriva dall’interazione di fattori genetici, psicologici e ambientali: questa spiegazione, valida per il singolo individuo, distrae se ragioniamo in termini di popolazione. La genetica e la debolezza psicologica non possono spiegare, da sole, l’aumento dell’incidenza di obesità osservato negli ultimi anni. L’obesità è un’epidemia globale che per essere gestita in modo adeguato impone di concentrarsi anche e soprattutto sugli stili di vita che lo sviluppo industriale ha creato.
Per poter mettere in campo strumenti di prevenzione è necessario avere prima una conoscenza profonda della popolazione cui questi ultimi sono rivolti. In occasione dell’ultima edizione dell’Obesity Day si è inaugurato un Osservatorio ADI-NESTLÉ con l’obiettivo di educare i cittadini alla scelta di un’alimentazione equilibrata e comportamenti consapevoli, attraverso la proposta di strumenti di informazione e comunicazione (educazione e prevenzione). É stato deciso che il primo gradino del percorso dell’osservatorio dovesse essere una survey basata su un questionario di oltre 50 domande disponibile via internet.
In 15 giorni di ottobre il questionario è stato completamente compilato da 6 diversi gruppi di persone (oltre 5500 rispondenti): a) i dipendenti dei centri di Dietetica aderenti all’Obesity Day; B) navigatori internet, attraverso il sito dedicato Obesity Day; c) navigatori internet, attraverso il sito ADI; d) gli utenti registrati CRM sito Nestlé; d) navigatori internet, attraverso il sito Nestlé; e) i dipendenti Nestlé. Il campione di età compresa tra i 18 e i 65% è risultato composto approssimativamente di una metà di normopeso (52%), una metà di sovrappeso e obesi (S:28%, O: 20%) con un 3% di sottopeso. Alla domanda “Quanto è soddisfatto del suo peso attuale?” il 96% degli obesi e l’88% dei sovrappeso hanno risposto di non essere soddisfatti dimostrando, apparentemente, di conoscere le problematiche anche di salute dell’eccesso ponderale. Questo dato sembrerebbe confermato dalla risposta al quesito successivo “Riguardo al suo peso, come pensa di essere?” che ha visto il 96% degli obesi e l’86% dei soprappeso riconoscersi tali. É importante sottolineare come si dicano soddisfatti della bilancia solo il 56% dei normopeso, contro il 73% dei sottopeso e come il 38% dei normopeso pensi di essere in sovrappeso e il 58% dei sottopeso pensi di avere un peso normale (un 4% pensa di essere addirittura obeso). Ancora più sorprendenti le risposte alle domande “Ha mai tentato di controllare il suo peso?” e se si “Quali metodi ha utilizzato?”: il 92% degli obesi e l’88% dei sovrappeso ha risposto in modo positivo, ma anche il 77% dei normopeso ed il 62% dei sottopeso. Il metodo più frequentemente utilizzato è la dieta seguita dall’esercizio fisico; solo il 19% degli obesi ha fatto uso di farmaci contro l’obesità insieme ad un 7% di sottopeso. Dalle risposte a queste quattro domande si possono fare delle prime riflessioni: gli obesi che hanno risposto sanno di esserlo ma non ritengono l’obesità una malattia pericolosa tanto che meno di uno su 5 ha fatto ricorso alla terapia farmacologia. Al contrario i normopeso e i sottopeso, soprattutto, sembrano avere una attenzione persino eccessiva, tanto da praticare delle diete anche quando, verosimilmente, non ce n’è alcun bisogno. Comunque in entrambi i casi la valutazione del rapporto peso-salute non sembra corretta.
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