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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2010
 


Inserto


a cura di M. Marinaro

La mediazione delle liti civili e commerciali

Un nuovo strumento al servizio delle imprese

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Emergenza-Credito:
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Il dopo-crisi: come reagire

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Il dopo-crisi: come reagire

Dal convegno organizzato da IBM e Confindustria Salerno è emerso che l’innovazione e l’internazionalizzazione sono i capisaldi della crescita

«La crisi ha coinvolto il mondo intero ma in modo assolutamente diseguale. L’Italia intravede appena l’uscita dalla recessione mentre il resto d’Europa al contrario comincia la sua ripresa»

di Raffaella Venerando

Francesco Daveri

Nonostante le imprese dichiarino, un po’ ovunque, di percepire i primi segnali di ripresa economica, la crisi non può purtroppo dirsi superata.
Delle possibili soluzioni per uscire da questo momento complicato per il nostro Paese, si è discusso lo scorso 19 marzo, nella sala rossa del Casino Sociale di Salerno presso il Teatro Verdi, nel corso del convegno “Strategia d'impresa: ricette per la crescita”.
L'incontro, organizzato da Confindustria Salerno e Ibm Italia, è stato occasione di confronto tra mondo imprenditoriale e mondo accademico sul tema delle possibili strategie per uscire dalla crisi.
Sono intervenuti: Luigi De Vizzi; direttore pmi Ibm Italia; Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria; Francesco Daveri, professore ordinario di politica economica presso l'Università di Parma e Anna Bianchi, direttore servizi Ibm Italia.
«Occorre mettere in campo - ha affermato il presidente Gallozzi primo ad intervenire sul tema - un progetto concreto che preveda interventi elaborati in un quadro complessivo di sistema e di visione regionale dello sviluppo. É necessario porre in primo piano il recupero del comparto manifatturiero, le infrastrutture, la riqualificazione delle aree industriali, il turismo, la ricerca e la formazione. Bisogna recuperare terreno sugli aspetti centrali della vita civile, tra tutti ordine pubblico e sanità. Occorre rendere efficiente la macchina burocratica che appesantisce e vanifica ogni iniziativa, privata e pubblica, con una lunghezza delle procedure che ci pone costantemente fuori limite massimo, anche e non solo rispetto all'utilizzo delle risorse europee».

 Il professore Daveri durante il suo intervento

«É necessario che le infrastrutture -ha concluso Gallozzi - che sono la nostra porta di accesso al mondo, siano effettivamente migliorate, perché è su di esse che si misura la competitività del nostro sistema. Per quanto concerne l’area salernitana risultano centrali l’aeroporto con l’allungamento della pista ed il porto commerciale che ha assoluta urgenza del dragaggio dei fondali. É poi indispensabile un piano industriale organico basato su un parco progetti da presentare sul tavolo regionale per porre all’ordine del giorno le istanze dei diversi sistemi locali».
Dopo l’intervento del presidente Gallozzi, la prospettiva si è allargata - nel tempo e nello spazio - grazie alla “lezione” del professor Francesco Daveri, che ha battuto forte l’accento sul “cosa” è ragionevole attendersi nei prossimi mesi e su cosa sia più opportuno fare nel “dopo” crisi.
«La crisi ha coinvolto il mondo intero - ha spiegato Daveri - ma in modo assolutamente diseguale. L’Italia intravede appena l’uscita dalla recessione: non ne siamo ancora del tutto fuori, mentre il resto d’Europa al contrario comincia la sua ripresa. Proveniamo da un quindicennio di crescita bassa, e per di più, la crisi stessa l’abbiamo fronteggiata male: gli aiuti pubblici anti-crisi sono stati molto inferiori a quelli degli altri paesi europei».

 Vincenzo Boccia e Agostino Gallozzi

Dati alla mano, Daveri ha mostrato agli imprenditori in sala come il nostro Paese abbia fatto peggio delle altre economie europee durante la crisi, subendo un effetto negativo superiore a quello di Francia e Spagna e grande quanto quello sofferto da Germania e Regno Unito. Con una sostanziale differenza però: i dati negativi della Germania e del Regno Unito sono dipesi dal fatto la Germania - primo esportatore del mondo - ha subito il drastico rallentamento degli scambi mondiali, mentre le banche del Regno Unito sono state le più esposte al contagio della crisi dei mutui. I dati negativi del pil italiano invece - sempre secondo Daveri - potrebbero essere dovuti al fatto che il governo italiano ha predisposto un ammontare di risorse di gran lunga inferiore a quello degli altri governi.
«Come la crisi è stata diseguale - ha concluso Daveri -allo stesso modo anche la ripresa sarà selettiva. Riusciranno a farcela quelle imprese che investiranno in modo energico in internazionalizzazione e innovazione».
Le parole chiave quindi, come emerso anche da questo confronto - sono oramai chiare e condivise da tutti: “flessibilità”, “innovazione” e capacità di allargare il proprio mercato offrendo nuovi prodotti o servizi. La crisi ha infatti indotto le imprese a sviluppare strategie innovative per non dover soccombere: riduzione dei costi aziendali, velocità di decisione in merito ai cambiamenti del mercato, etc..
Proprio in questa direzione va la proposta di Ibm, come sottolineato da Luigi De Vizzi: «La situazione economica mondiale e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo mettere la tecnologia al centro così da aumentare la produttività e ridurre i costi. L’innovazione può e deve essere una leva competitiva e strategica».
Anna Bianchi ha, invece, rimarcato come «tagliare i costi non sia sufficiente». «Per uscire dalla crisi - ha proseguito la Bianchi - la scelta giusta è quella di concentrarsi sull’efficienza di gestione e sull’innovazione, semplificando e ottimizzando i processi, migliorando la pianificazione. In questo, Ibm è un partner serio e attendibile».
Le conclusioni della discussione sono state quindi affidate al presidente Boccia che ha chiuso i lavori portando alla platea un messaggio di coraggio e di fiducia. «Noi imprenditori dobbiamo essere pessimisti nelle previsioni, ma ottimisti nelle aspettative. Credo che l’andamento del 2010 sarà, a grandi linee, come quello dell’anno passato. Ci sono alcune aree nel mondo, però, che hanno avvertito e risentito meno della crisi. Mi riferisco, in particolare, ai mercati emergenti. Aree che le nostre aziende, spingendo di più sull’internazionalizzazione, devono riuscire a intercettare. La geografia mentale delle imprese deve cambiare. Dobbiamo, per questo, recuperare quello spirito pionieristico di un tempo e armarci di tanta irrazionalità, di tanta innovazione».

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