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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIo 2009
 


Inserto

CONFINDUSTRIA AVELLINO
Assemblea Pubblica 2009
Relazione del Presidente Silvio Sarno
Avellino, 23 giugno 2009
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CONFINDUSTRIA SALERNO
Pił Etica, pił Impresa con un nuovo Welfare
Intervento del Presidente
Agostino Gallozzi

Salerno, 9 luglio 2009

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di Alfonso Amendola, docente e vicepresidente “Centro Studi sulle Rappresentazioni Linguistiche” Università di Salerno








La febbre e la geometria
per una lettura della poesia di Sacha Rosel



Nei ritratti, Edgar Allan Poe e Virginia Woolf


Differenti attraversamenti abitano le pagine del recente libro Carne e colore di Sacha Rosel (uscito da qualche settimana per le edizioni Noubs). In primo luogo, immediata e profonda, è la magistrale tensione al pittorico dell’autrice, una tensione che è un vero e proprio slancio di costruzione di una plaquette di poesia che benissimo può esser letta come un Racconto morale (parafrasando un ciclo dei film di Eric Rohmer) strutturato dalla frammentazione e dalla musicalità del verso. Un libro che è un “concept album”. Ma anche un lavoro di poetry a tesi. Infatti proprio a dar forza alla costruzione narrativa di questa raccolta di poesie, nella “presentazione” alla propria opera, Sacha Rosel stabilisce con chiarezza il suo volere espressivo come “inseguimento d’amore e conoscenza” (ancora una duplicità tra ragione ed istinto) e questo “corpo a corpo” con la propria identità la Rosel l’affida ad una pittrice impegnata nelle plurime fasi della costruzione pittorica. La ricerca d’espressione della nostra pittrice (narratrice) la cogliamo nell’ostinato pensare e ripensare il quadro. E così, sensibilmente colto e vitalistico, si definisce - all’interno di questa ricerca pittorica - il fare poetico della Rosel. Dal pre-pittorico alla lacerante ansietà della creazione, dalla dubbiosità degli esiti alla gioia del rituale esplode lo scandaglio della poesia di Sacha.
Tutto ha inizio quando il quadro è solo visione interiore ed ideale (l’opera principia con Light on Canvas dove l’occhio è pennello, la notte in tempesta apre alle “molte verità” e “le calde labbra del tramonto/ invadono il suo respiro”).
Tutto ha fine quando il quadro diventa “carne e colore”, “immagine viva e tangibile”… “Intersezione di specchi che erode il tempo” (cfr. Tela interrotta).
Ecco, questa è la storia (evidenziata all’osso) di Carne e colore, ma è soltanto il primo degli attraversamenti di cui sopra. Infatti se da un lato cogliamo il lavorio tra dolcezze e ferite della pittrice, Carne e colore è anche una profonda riflessione sulla creazione e sul miraggio dell’assoluto. «La poesia è tirannia azzurra che sfiora continuamente l’assoluto» ha scritto Sacha Rosel indicando le volontà, i desideri e le necessità del suo dire poetico. E stabilendo il proprio sguardo verso gli orizzonti di quegli immaginifici (proiettati verso l’assoluto e l’infinito) che in William Blake (non a caso poeta e pittore) trovano apice e riferimento d’estremo cominciamento. Carne e colore si muove tra interiorità ed esteriorità, tra illuminazioni del fare e caos sempre caro al mondo dei sensibili, dove ogni cosa è resa in una scrittura poetica che sa essere linea corporea, penetrabile, sinuosa, raffinata, anfibia. I testi, a traccia continua presenti in questo libro, sono un elegante impasto di realismo e visioni che acquistano ulteriore nutrimento da continui e linfatici riferimenti: tra citazioni esplicite, omaggi dichiarati e rimandi metatestuali troviamo lo splendore soprattutto di Virginia Woolf ed Edgar Allan Poe e poi echi di Andrej Tarkovskij, Edith Stein (ed altri autori e prosatori d’emozione e analiticità, di febbri e geometrie) …
Altro elemento di Carne e colore è sicuramente rappresentato dall’uso del plurilinguismo. Un plurilinguismo che da un lato evidenzia e rimanda all’impegno professionale di traduttrice di Sacha Rosel e dall’altro ne indica lo sguardo metamorfico della sua poesia. Una poesia che fa dell’accumulo linguistico e dell’accrescimento verbo-visivo un infinito vocabolario poetico che tende ad indicare rimandi, attraversamenti (di suono, luce e sostanza) della nostra autrice e che rievocano i phares che hanno il nome dichiarato di Eliot (ma, penso, anche Pound e Joyce).
Inoltre in Carne e colore non mancano i motivi di una tensione tutta femminile che per l’autrice è “fluidità del pensiero” (cfr. Stain/Stein) in grado di spezzare e diventare energia eversiva (il pulsare della femminilità - anzi “del femminile” - è tematica già tenacemente presente nel sito di scrittura e riflessione sul “femminile” www.lunadonna.net ideato e curato da Sacha Rosel).
I testi di Carne e colore delineano un dire poetico concreto, voracemente aperto al visivo, analitico, “simmetrico”, opaco e luminoso al contempo, potentemente visionario e sempre capace d’esser movimento, novum, sguardo d’improvviso.

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