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  Dicembre 2012

Articoli n° 06
LUGLIo 2009
 


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A Capua sta per nascere
il Museo…che vive


Un intelligente progetto di restauro, riqualificazione e rilancio sta interessando il Museo Campano dove è ospitata la più importante collezione di monumenti preistorici, una serie di statue votive, collocate originariamente attorno all’area sacra della dea tutelare, la Mater Matuta, dea del mattino, dell’aurora e quindi della nascita e fecondità

di Antonio Arricale

Il Museo Campano, protagonista di un'articolata opera di restauro, riqualificazione architettonica, tecnologica e multimediale sulla scorta di un bando internazionale promosso dalla Provincia di Caserta, diventa il museo che vive. La nuova identità visiva del museo in movimento è stata presentata giovedì 25 giugno scorso, nella Sala conferenze del complesso, in Palazzo Antignano a Capua.
Alla manifestazione sono intervenuti il prefetto Biagio Giliberti (commissario straordinario della Provincia di Caserta, proprietaria del museo), Carmine Antropoli (sindaco di Capua), Raffaele Modugno (amministratore dell’impresa Vincenzo Modugno srl che sta eseguendo i lavori di restauro e riqualificazione), Antonio De Simone (supervisore scientifico-archeologico) e Stefano Cavezzi (rappresentante di Collection Eventi srl di Bologna, la società che ha predisposto il progetto di comunicazione).

Il Museo Campano - come si sa - è uno scrigno prezioso che custodisce tesori e testimonianze millenarie della civiltà non solo campana, ma del territorio italico e mediterraneo. É ubicato in una posizione geografica strategica: nel cuore della Campania Felix, nella parte antica di Capua, città famosa della Roma Imperiale, a “due passi” dal grande attrattore culturale della Reggia di Caserta. Elementi sui quali punta per assumere un ruolo significativo nella realtà culturale italiana e internazionale. Il progetto, complessivamente, è molto ambizioso, perché non si limita ad un semplice intervento di restyling della struttura, ma contempla significativi interventi tesi - anche dal punto di vista funzionale e della fruizione - ad esaltare una dimensione multisensoriale di questo contenitore, per certi aspetti unico nel panorama museale nazionale e non solo.
Il bando internazionale della Provincia di Caserta, infatti, prevede un importo di circa 5 milioni di euro, da destinare in parte appunto alla riqualificazione architettonica del palazzo Antignano e delle strutture adiacenti adibite a sede museale, ma anche al restauro di alcuni dei reperti archeologici che lo rendono unico (come le Madri) e, per la prima volta, infine, prevede la dotazione di un programma articolato e completo di catalogazione, archiviazione informatica del patrimonio di reperti (monete, dipinti, sculture, terre cotte) nonché di un articolato piano di comunicazione e marketing.
Quest’ultimo, peraltro, prevedendo interventi sia a livello nazionale che estero, parte dalla creazione del nuovo logo, include un piano di griffe per il bookshop ed una linea merchandising dedicata ai visitatori di tutte le età. Ed anche un calendario di eventi ed iniziative, sia in avvicinamento, che in concomitanza con il “nuovo lancio” del museo, previsto per l’inizio dell’estate 2010. In questo senso, peraltro, con l’occasione e a margine della conferenza stampa sono stati previsti già due significativi eventi. Il primo, racchiuso nel titolo: “La Città di Capua rende omaggio al suo museo”, è stato articolato nella cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria alla professoressa Maria Bonghi Jovino, quale riconoscimento per la pluridecennale attività di studi del Museo Campano, oltre che un omaggio al fondatore del complesso. Nella circostanza, infatti, è stato anche presentato il volume del professore Giuseppe Centore, storico direttore dell’istituzione, da titolo: “Gabriele Iannelli e il Museo Campano”, edito a cura della Fondazione Pier delle Vigne. Il secondo evento, invece, è stato incentrato su una mostra organizzata con la collaborazione del National Geographic dal titolo: “Gli ultimi uomini”, reportage video-fotografico prodotto dalla casa editrice White Star di Milano, viaggio emozionante alla scoperta delle ultime civiltà preistoriche ancora esistenti negli angoli più remoti della terra. Mostra che ha introdotto - nelle intenzioni dei progettisti - anche il nuovo pay-off del complesso: vale a dire, “il museo che vive”, si muove e promuove attraverso il territorio. Insomma, una sorta di museo itinerante, che viaggia come “macchina del tempo attraverso i luoghi della memoria” o, se si preferisce, il museo che “esce dal museo”.

La mostra del National Geographic è stata allestita, infatti, nella chiesa di Santa Placida del Museo Diocesano, essendo attualmente ancora in corso i lavori di restauro e riallestimento di Palazzo Antignano (l’inaugurazione è prevista per l’estate 2010), ma che nelle intenzioni anticipa anche il fitto programma di partnership e gemellaggio con altre strutture museali. E in questo senso protocolli d’intesa sono stati già avviati con l’High Museum of Art di Atlanta e il Miraikan National Museum o Emergin Science and Innovation di Tokio.


Quegli ex voto offerti alla Mater Matuta

Monumenti preistorici che, secondo l’archeologo Amedeo Maiuri, possono essere definiti i prodotti più ingenui della scultura di tutti i tempi e di tutti i luoghi

La collezione delle “Madri”, la più singolare e preziosa del Museo Campano, è tra le più rare che Musei italiani e stranieri possano vantare. Nell'anno 1845, durante uno scavo eseguito per lavori agricoli, in località “Petrara”, in prossimità dell'antica Capua, vennero alla luce i resti di una grande ara votiva con fregi architettonici, iscrizioni in lingua osca e statue in tufo. Fortunatamente lo scavo che aveva carattere di clandestinità, non venne proseguito e materiale ritrovato venne disperso a scopo speculativo. Nel 1873 e fino al 1887 si effettuarono ulteriori ricerche con finalità archeologiche, ricavandosi da esse abbondante materiale e, in particolare, un numero considerevole di statue in tufo riproducenti quasi tutte una donna  seduta con uno o più bambini tra le braccia, e da cui si ricava prova evidente che nel luogo fosse esistito un tempio. Tesi avvalorata dal fatto che tra le sculture solamente una differiva dalle altre per la sua spiccata impronta ieratica. Invece di reggere neonati, infatti, tra le braccia aveva nella mano destra una melograna e nella sinistra una colomba, simboli della fecondità e della pace, per cui quella sola doveva rappresentare la dea tutelare del tempio dedicato alla maternità. La dea era la “Mater Matuta”, antica divinità italica dell'aurora e della nascita e le “madri” rappresentavano “ex voto”; un'offerta propiziatoria e l'espressione di un ringraziamento per la concessione del sommo bene della fecondità. Nel 1930 l’archeologo Amedeo Maiuri richiamò su questi monumenti l'attenzione degli studiosi, suscitando un vivo interesse sul carattere e sul valore dell'arte italica esemplificativa nelle sculture di Capua. Sculture che rivelano sia vigore di espressione, sia efficacia di vivo realismo dando a quest'arte popolare un sapore di spregiudicata schiettezza ed un contenuto di intensa umanità.
Le “madri” del Museo di Capua formano un complesso unico nel suo genere ed un raro documento in Campania di scultura pre-imperiale e danno l'idea dell'unità dell'arte fiorita sul suolo dell'Italia antica con carattere di forte realismo, con una costante tendenza ad esprimere più il carattere, il contenuto e la destinazione dell'opera che non privilegiare i suoi aspetti stilistici formali.
Esse sono la testimonianza più eloquente del culto con il quale gli antichi campani onoravano il mistero della vita considerando la maternità come un dono divino e la nascita di poetica spiritualità. Cronologicamente, le Madri si situano in un arco di tempo che va dal VI al II sec. a.C. (alcuni esemplari, tuttavia, sono da attribuirsi ad epoche precedenti), paragonando la loro arcaicità a quella dei monumenti preistorici, tali da essere definiti i prodotti più ingenui della scultura di tutti i tempi e di tutti i luoghi.


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