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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTObre 2007
 


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Gruppo Piccola Industria Le proposte per semplificare le attività delle imprese

Semplificazione amministrativa Le premesse per una nuova strategia

Semplificazione amministrativa Le premesse per una nuova strategia

Il Governo italiano ha di recente approvato un Piano per ridurre gli oneri amministrativi che gravano su cittadini e imprese

La riduzione degli oneri amministrativi del 25% entro il 2012 porterebbe a un aumento del 1,4% del Pil europeo

di Francesca Zamparelli

Com'è noto, il rapporto tra le imprese - soprattutto le imprese di minori dimensioni - e la pubblica amministrazione, da molti percepita come elefantiaco apparato impositore di oneri spesso ingiustificati, non è mai stato in Italia particolarmente felice.
Tale disagio è maggiormente percepito dalle piccole imprese, atteso che i costi burocratici pesano percentualmente di più sul fatturato e, inevitabilmente, sul costo del prodotto finale, spesso già di per sè poco competitivo.
Ma, giova sottolinearlo, il problema non è solo italiano, infatti il Consiglio Europeo, con il cosiddetto “Piano d'Azione dell'Unione europea” approvato (coerentemente alle priorità contenute nella “strategia di Lisbona” per la crescita e l'occupazione) a Bruxelles in data 8-9 marzo 2007, ha sentito la necessità di evidenziare che la riduzione degli oneri amministrativi rappresenta una misura importante per stimolare l'economia europea, specialmente attraverso il suo impatto sulle PMI, proponendo ai Paesi membri un forte sforzo congiunto per ridurre in maniera significativa gli oneri amministrativi all'interno dell'UE.
Il Consiglio Europeo, concordando sulla necessità della riduzione del 25% entro il 2012 degli oneri amministrativi derivanti dalla legislazione comunitaria (calcolata sulla base della misurazione dei cosiddetti costi informativi, valutati con l'applicazione dello “European Standard Cost Model”), ha invitato gli Stati membri a fissare i loro obiettivi nazionali con livello di ambizione comparabile nei rispettivi ambiti di competenza entro il 2008. In perfetta continuità con il percorso e gli obiettivi europei, il Governo Italiano, che con D.P.C.M. del 12/09/2006 aveva già istituito il “Comitato interministeriale per l'indirizzo e la guida strategica delle politiche di semplificazione e della qualità della regolazione”, in seguito affiancato dall'”Unità per la semplificazione e la qualità della regolazione” (creata con D.P.C.M. 08/03/2007), nonché dal “Tavolo permanente per la semplificazione” (quale sede stabile di confronto e di consultazione con le categorie produttive, le associazioni dei consumatori, le Regioni e le Autonomie Locali), ha di recente approvato il “Piano di azione per la semplificazione e la qualità della regolazione”.
Tale Piano di azione è lo strumento che predefinisce il collegamento tra obiettivi strategici, azioni necessarie al loro conseguimento e verifica dei risultati, in coerenza con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2007 per l'attuazione, il monitoraggio e la valutazione del programma di Governo.
A questo proposito si ricorda che il 24 marzo 2006 è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Dipartimento della funzione pubblica e Confindustria-Piccola Industria, che mira a rendere operativa la collaborazione tra i due organismi per pervenire alla sollecita adozione di misure di semplificazione amministrativa per le imprese.
Le linee d'azione individuano le macro aree del piano, ciascuna delle quali suddivisa in azioni, per ciascuna delle quali specificati l'obiettivo, il termine di conseguimento, l'amministrazione responsabile e le altre amministrazioni coinvolte nella realizzazione degli scopi prefissi.
In particolare, nella prima area si collocano le azioni per ridurre gli oneri amministrativi che gravano sui cittadini e sulle imprese.
Gli interventi mirano, sotto un primo profilo, all'avvio di un'attività di misurazione e riduzione degli oneri derivanti dagli “obblighi informativi” a carico dei privati (ad es. la compilazione di moduli, la tenuta di registri, etc.), secondo le linee guida adottate in sede europea, che sono tutte incentrate sulle sole Information obligations.
Secondo le conclusioni del citato Consiglio Europeo, è infatti soltanto su questo tipo di oneri che andrà computata la percentuale del 25% da ridurre entro l'anno 2012.
Sotto un secondo profilo, il Governo è consapevole che non si può limitare una politica di semplificazione ai soli obblighi di informazione, per cui si prevedono anche interventi volti alla riduzione di adempimenti amministrativi di altro tipo (ad es. tramite la effettiva sostituzione di provvedimenti espressi con meccanismi di d.i.a. e di silenzio assenso, o mediante la semplificazione del sistema dei controlli), nonché al contenimento dei costi dell'Amministrazione, anche attraverso un più efficiente impiego delle risorse umane e strumentali disponibili.
In conclusione, è facile capire che l'ambizioso obiettivo che si è posto il Governo Italiano di raggiungere il target proposto dalla Commissione Europea costituisce per il nostro paese una sfida molto impegnativa, che richiede la partecipazione di tutte le amministrazioni centrali e periferiche, delle autonomie territoriali (queste ultime anche alla luce dei profondi cambiamenti introdotti dalla riforma del titolo V della Costituzione sul riparto di competenze, che di fatto hanno reso impossibile condurre qualsiasi strategia finalizzata alla semplificazione per i cittadini e le imprese a livello esclusivamente statale), nonché la fattiva collaborazione delle parti sociali, alla stregua della sopra descritta “dimensione multilivello” della policy di better regulation.
Non può, infine, negarsi che il raggiungimento da parte dell'Italia e degli altri paesi comunitari dell'obiettivo sopra descritto comporti uno sforzo sì enorme, ma altrettanto ben pagato, se si pensa che, sulla base delle stime della Commissione Europea, la riduzione degli oneri amministrativi - discendenti dalla legislazione comunitaria e dalle normative nazionali - del 25% entro il 2012 potrebbe portare ad un aumento del 1,4% del prodotto interno lordo europeo, e cioè a 150 miliardi di euro nel medio periodo.
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