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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
NOVEMBRE 2006
 


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Mercato energetico: “vincolato” e “libero”

Lavoro femminile, le cifre rivelano un’emancipazione incompiuta

Business Sat, la soluzione
al deficit informatico

OCCUPAZIONE
Lavoro femminile, le cifre rivelano un’emancipazione incompiuta

Di recente sottoscritto un protocollo d’intesa
tra Confindustria Avellino e Organizzazioni Sindacali


Rosanna D'ARCHI

clicca per ingrandire la miniaturaIl tema del lavoro femminile va inquadrato nel più ampio percorso di emancipazione delle donne e quindi nel contesto di evoluzione socio-culturale che ha caratterizzato il secolo scorso.
Il passaggio culturale da vestale del focolare domestico a donna in carriera è stato connotato da un progressivo riconoscimento di diritti, fino ad arrivare alla necessità di affermare il concetto di parità, tendendo ad eliminare i fattori di discriminazione che dovrebbero essere ormai retaggio del passato. Tale concetto trova il riconoscimento istituzionale nella formula delle pari opportunità che va interpretata proprio nella capacità di superare le condizioni di svantaggio, riconoscendo appunto ad entrambi i sessi le medesime opportunità.
La società non può fare a meno del contributo e delle potenzialità che il sesso femminile può apportare, ma non per questo occorre necessariamente uniformare i comportamenti al modello maschile. La diversità biologica è la fonte del maggiore potenziale delle donne ed è quindi la vera risorsa sia sul piano sociale che nel mondo del lavoro. Proprio nel contesto lavorativo costituisce un grave errore di valutazione il voler imporre una parità aprioristica che non tenga conto delle differenze biologiche, a patto però che non si traducano in ragioni di discriminazione di fatto. Non vi è dubbio che esistono tipologie di lavoro più congeniali agli uomini ed altre più congeniali alle donne, dobbiamo però ancora oggi sforzarci di rimuovere i pregiudizi e gli ostacoli oggettivi, non soggettivi, per poter allargare i campi di impiego femminile, attraverso interventi correttivi.
In tale contesto l'art. 9 della legge n. 53 del 2000 ha introdotto particolari misure di intervento per conciliare i tempi di vita e di lavoro, ma le risorse messe a disposizione vengono scarsamente utilizzate.
Proprio con la finalità di sensibilizzare il mondo delle imprese verso tale opportunità è stato recentemente sottoscritto, su iniziativa della Consigliera provinciale di parità, un protocollo d'intesa tra Confindustria Avellino e le OO.SS Provinciali CGIL-CISL UIL e UGL.
Obiettivo dell'intesa è non solo di diffondere la conoscenza dei finanziamenti messi a disposizione ma quello, forse più ambizioso, di sperimentare attraverso progetti operativi, forme di flessibilità ed organizzazione del lavoro che possano coniugare le esigenze delle imprese e delle lavoratrici.
clicca per ingrandire la miniaturaUn contributo importante alla conoscenza dell'attuale situazione dell'occupazione femminile nella nostra realtà provinciale ci viene fornito dalla recente presentazione del volume "Il lavoro femminile nel contesto socio-economico della Provincia di Avellino" iniziativa fortemente voluta e curata da Domenica Lomazzo, Consigliera provinciale di parità. Dall'accurata analisi che la ricerca ci fornisce appare una interessante fotografia del lavoro al femminile sia come lavoro subordinato che per quanto riguarda le iniziative imprenditoriali "in rosa" e la presenza femminile nelle amministrazioni locali. La ricerca è stata svolta somministrando appositi questionari ai 119 Comuni della Provincia di Avellino, all'INPS, alla Direzione Provinciale del Lavoro, hanno inoltre collaborato il Servizio Politiche del Lavoro della Provincia, la Camera di Commercio, la Prefettura e le principali Organizzazioni datoriali e sindacali.
Per quanto riguarda le imprese sono stati somministrati circa 500 questionari a cui ha risposto un campione significativo e rappresentativo. Sulla base dei dati rilevati su una popolazione residente nel 2003 pari a 430.723 unità, il 51% è costituito da donne che rappresentano il 49% della popolazione attiva.
Negli anni 2004 e 2005 si evidenzia una forza lavoro femminile costante ed un tasso di attività che passa dal 41,7% nel 2004 al 41,3% evidentemente a causa di un aumento della popolazione femminile e di un generale processo di invecchiamento della popolazione con un incremento della quota di persone in età non lavorativa.
Nel dettaglio emerge che il tasso di occupazione femminile è pari al 33,9% contro un tasso di occupazione maschile che è pari al 61,5%; inoltre nel corso dell'ultimo anno vi è stata una flessione pari all'1,5% contro una flessione del tasso di occupazione maschile pari al 2,6%. Nel 2005 l'industria ha assorbito un numero maggiore di unità femminili con un incremento del 3% mentre l'agricoltura che occupa circa il 20% della forza lavoro femminile, ha avuto un incremento inferiore, pari all'1%. Un trend negativo, invece, si registra nello Stato e nei vari Enti.
Dai dati rilevati dai questionari somministrati alle imprese su un campione di 4.045 dipendenti considerati viene confermato che la maggioranza degli occupati è costituita da maschi, di età compresa tra i 30 ed i 39 anni, mentre solo il 18% è costituito da personale femminile. Per quanto riguarda le donne in cerca di occupazione viene rilevato un aumento di 3.000 unità in valore assoluto tra il 2004 e il 2005 con un relativo tasso di disoccupazione che passa dal 15% al 18%.
La Consigliera provinciale di parità Domenica Lomazzo commenta così questi dati: «La totale mancanza nelle aziende di strutture a sostegno dei genitori e l'uso assai limitato di forme contrattuali flessibili e di progetti incentivanti la flessibilità rendono difficile la conciliazione dell'impegno lavorativo con la vita di genitori. Ciò, ovviamente, penalizza principalmente le donne, costrette ad "accontentarsi" di lavori non adeguati alle loro professionalità e capacità. La maternità, non ancora assorbita dal mondo del lavoro, continua a presentarsi difficilmente conciliabile con i meccanismi del mercato del lavoro tanto che è in crescita il fenomeno dell'abbandono del lavoro da parte delle donne dopo la nascita del primo figlio. La carenza di strutture a supporto della famiglia emerge in maniera ancora più chiara dalle informazioni fornite dai Comuni, anche se c'è da registrare una significativa e positiva tendenza alla promozione di politiche family friendly da parte della Regione e degli Enti locali. clicca per ingrandire la miniaturaDai dati pervenuti dai Comuni, altresì, emerge in maniera evidente la carenza di strutture di orientamento e di informazione a supporto delle donne in cerca di lavoro, oltre ad una non sufficiente presenza sul territorio di strutture di orientamento e di informazione a supporto dei giovani». Sul fronte della imprenditoria femminile si va consolidando il ruolo delle donne; infatti a fine 2005 le imprese femminili iscritte alla Camera di Commercio di Avellino risultano essere 14.988 pari al 33,66% del totale con un incremento pari all'1,2% rispetto al 2004 e del 3,2% rispetto al 2003. Tra le motivazioni di tale fenomeno si segnalano senza dubbio la tradizione familiare, la necessità di lavoro seguita dal desiderio diautonomia, dal possesso di abilità specifiche e dalla necessità di indipendenza economica e di miglioramento del reddito, oltre alle specifiche normative di finanziamento. Dal punto di vista della tipologie delle attività economiche scelte dalle donne, si registra una forte presenza femminile del settore dell'agricoltura e nel terziario, in particolare quello del commercio al dettaglio, dove si evidenzia la crescita assoluta più rilevante di imprese al femminile nell'ultimo anno; crescono anche le attività turistiche (alberghi e ristoranti), le attività ausiliarie dell'intermediazione finanziaria e le attività manifatturiere, mentre sono in incremento anche le attività ricreative, culturali e sportive.
Questo è un fenomeno che coinvolge soprattutto le giovani generazioni, infatti, il 10% delle donne imprenditrici ha un'età inferiore a 30 anni, mentre il 54% è compreso nella classe di età tra i 30 ed i 49 anni. Sul versante della presenza femminile nelle assemblee elettive dei Comuni e quindi di tale rappresentanza nella vita politica ed amministrativa locale, pur potendo vantare una Presidente della Provincia donna - l'onorevole Alberta De Simone - nelle altre assemblee la presenza femminile appare veramente scarsa; infatti solo 7 Comuni sono amministrati da donne, nei consigli comunali la presenza femminile è dell'11%, mentre nelle giunte soltanto 55 sono le donne.
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