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  Dicembre 2012

Articoli n?02
MARZO 2012
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CREDIT CRUNCH: allarme rosso per le imprese italiane

«Migliorare i conti dello Stato SUBITO»

CASTAGNA: «Esiste un'oggettiva criticitÀ sotto il profilo della LIQUIDITÀ»

«Il Fondo Italiano d'Investimento È sempre piÙ vicino alle PMI»


«Il Fondo Italiano d'Investimento È sempre piÙ vicino alle PMI»

Grazie all'elevato numero di investimenti previsti, al suo standing istituzionale e alla leadership di mercato guadagnata già dal primo anno di attività, il FII si pone come un interlocutore credibile per chi voglia diversificare parte del proprio patrimonio investendolo sul cosiddetto "quarto capitalismo"

«Le aziende italiane continuano a dimostrare voglia di crescere, dinamismo, capacità di innovazione e di adattamento, rispetto a condizioni che ormai cambiano in maniera sempre più repentina e imprevedibile»

di Raffaella Venerando


Gabriele Cappellini
Amministratore Fondo Italiano di Investimento

Dottor Cappellini, nel suo primo anno di attività il Fondo Italiano d'Investimento è riuscito nonostante la crisi imperante a supportare le aziende che hanno scelto di crescere? Quali sono stati i primi risultati?
Nei primi 12 mesi di attività, il Fondo Italiano di Investimento ha svolto un'intensa attività di organizzazione, di promozione, di analisi delle numerose segnalazioni di investimento ricevute, che ha portato alla realizzazione dei primi diciotto investimenti diretti in imprese e di nove investimenti indiretti in fondi. A questi devono aggiungersi ulteriori due investimenti indiretti già deliberati dal Consiglio di Amministrazione, ma non ancora sottoscritti.
Gli investimenti diretti sino ad oggi deliberati ammontano a 186,5 milioni di euro, mentre il totale degli investimenti deliberati in fondi ammonta a 230,5 milioni di euro.
La somma dei suddetti valori porta ad un ammontare di impegni complessivamente deliberati pari a circa 417 milioni di euro, corrispondente a circa il 38% del capitale gestito dal Fondo Italiano, disponibile per investimenti.
Parallelamente, nel corso del periodo di riferimento si è provveduto allo sviluppo graduale dell'organico, che nel mese di luglio ha raggiunto le 35 unità, attualmente operative.
Con riferimento alle aziende in cui si è deciso di investire, molte di queste hanno già portato a termine importanti processi di acquisizione, che dovrebbero permettere loro di rafforzarsi sensibilmente sulla scena nazionale e internazionale. Uno su tutti il caso dell'Arioli, dove il Fondo Italiano era entrato nel dicembre del 2010, con un investimento di circa 4,5 milioni di euro finalizzato a sostenere la crescita per vie esterne.
Questa prima iniezione di capitale aveva, tra le altre cose, permesso ad Arioli una crescita di fatturato dagli originari 12,5 milioni di euro del bilancio 2010 ai 20 milioni attesi per il 2011, raggiunti anche grazie all'acquisizione dell'austriaca MHM. Successivamente, nel dicembre 2011, il Fondo, seguendo appieno la propria mission di favorire processi di aggregazione e consolidamento settoriale, ha supportato l'ulteriore salto dimensionale dell'azienda finanziando l'acquisizione di un'altra società di eccellenza: la Brazzoli.
In questo modo il nuovo gruppo, a soli 12 mesi dal nostro primo investimento, supererà la soglia dei 50 milioni di fatturato e dei 130 dipendenti.
Un altro tipico esempio può essere quello della IMT di Bologna, azienda operante nel comparto della meccanica di precisione che, grazie al nostro investimento, ha aggregato 3 realtà in regioni diverse: Tacchella, Meccanodora Favretto e Morara Decima.

La novità di questo inizio 2012 è l'apertura verso le start‑up, prima escluse dalla concessione dei benefici. Come mai questa scelta?
Anche alla luce delle difficoltà che il mercato della raccolta di nuovi capitali sta incontrando, il Consiglio di Amministrazione del Fondo ha deciso di dedicare parte dei capitali disponibili ad investimenti in fondi che svolgono attività di venture capital, originariamente esclusi dai nostri possibili target. Si tratta quindi di un'apertura collegata soltanto all'attività di investimento indiretto (il Fondo Italiano continuerà a non poter investire direttamente in imprese in fase di start up) derivante dal riconoscimento dell'importanza che la nuova imprenditoria di eccellenza può avere per la competitività del nostro sistema economico, ma, altresì, dalla consapevolezza che per svolgere questa attività sono necessari team dedicati, altamente specializzati. In tale contesto si è ritenuto quindi importante aiutare la nascita e lo sviluppo di nuovi fondi italiani dedicati al venture capital, sperando di contribuire a colmare rapidamente il gap che, in questo ambito, ci separa dai mercati più evoluti.

Viste da vicino, attualmente come sono le Pmi di casa nostra?
Quali i difetti ancora da correggere e quali, invece, gli indubbi punti a favore?

Nel corso di questo primo anno di attività abbiamo avuto modo di incontrare imprese e imprenditori di assoluto valore, nonostante le dimensioni spesso ridotte. Le nostre aziende continuano infatti a dimostrare voglia di crescere, dinamismo, capacità di innovazione e di adattamento, rispetto a condizioni che ormai cambiano in maniera sempre più repentina e imprevedibile.
La qualità dei prodotti, inoltre, continua a rimanere elevata. La carenza maggiore ritengo invece possa essere ricondotta alla poco diffusa "cultura del mercato", ovvero la capacità o volontà di confrontarsi in maniera aperta con soggetti esterni alla famiglia, seppur interessati, come noi, allo sviluppo dell'impresa.

C'è interesse attorno al Fondo Italiano da parte di investitori asiatici e mediorientali…un buon segno?
Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato un interesse da parte di importanti istituzioni finanziarie internazionali verso l'attività svolta dal Fondo Italiano di Investimento. In realtà l'interesse può essere ricondotto, in termini più generali, al più ampio sistema della media impresa familiare italiana che, anche nel pieno della crisi, ha saputo dare importanti segnali di vivacità.
In tale ambito il Fondo Italiano, grazie all'elevato numero di investimenti previsti, al suo standing istituzionale e alla leadership di mercato che ha saputo guadagnarsi già dal primo anno di attività, si pone come un interlocutore credibile e, riteniamo, di assoluto interesse, per chi voglia diversificare parte del proprio patrimonio investendolo sul cosiddetto "quarto capitalismo".

Secondo la sua esperienza le Pmi italiane hanno migliorato la propria conoscenza (e utilizzo) dei canali di finanziamento alternativi al credito bancario oppure si tratta di mondi ancora distanti tra loro?

Si tratta di un ambito ancora molto eterogeneo, in cui è molto difficile fare generalizzazioni. Inoltre, a mio avviso, è necessario distinguere tra conoscenza e utilizzo. Per quanto riguarda il primo aspetto, durante tutto il 2011, grazie ad un vero e proprio Road Show organizzato con Confindustria, ci siamo confrontati con un numero molto elevato di imprenditori, tra i quali la conoscenza dello strumento "private equity" era assolutamente diffusa.
In particolare se ci si riferisce alle nuove generazioni.
Diverso è il caso dell'utilizzo, dove, specialmente se parliamo di capitale di rischio è riscontrabile una particolare diffidenza da parte di molti imprenditori italiani, frutto, tanto di esperienze negative quanto di una cultura di impresa non sempre fondata sui valori della crescita, trasparenza e gestione professionale. Anche alla luce di ciò, siamo convinti che il nostro ruolo vada oltre la mera attività di investimento, ma debba essere orientato, insieme a tutte le altre istituzioni coinvolte, a favorire la diffusione di una cultura più corretta.

Il Fondo Italiano d'Investimento e Borsa Italiana hanno firmato un accordo finalizzato alla promozione di ELITE. In cosa consisterà e quali saranno i compiti precipui del FI?
Borsa Italiana e il Fondo Italiano d'Investimento SGR hanno firmato un accordo finalizzato alla promozione di ELITE volto a sensibilizzare le piccole e medie imprese sui benefici che è possibile trarre dalla partecipazione al programma.
Tale accordo prevede che il Fondo Italiano d'Investimento, oltre a promuovere l'iniziativa nelle sedi considerate opportune, candidi a ELITE le proprie partecipate dirette, nonché stimoli i fondi beneficiari dei suoi capitali affinché a loro volta candidino al servizio le società da essi partecipate.




ELITE, opportunità per le PMI con progetti di crescita

ELITE è l'iniziativa promossa da Borsa Italiana per le PMI con progetti di crescita. Si tratta di una piattaforma aperta nata dalla collaborazione tra Borsa Italiana e Confindustria, Ministero dell'Economia e delle Finanze, Abi, Bocconi e Academy.
Pensato per PMI virtuose che abbiano un progetto di crescita ambizioso da raccontare, ELITE favorisce lo sviluppo organizzativo e manageriale, la trasparenza e l'efficienza gestionale e la capacità di individuare i più adatti vettori di crescita. L'iniziativa fa prendere coscienza delle proprie potenzialità per comunicare efficacemente all'esterno e moltiplicare le opportunità di crescita.
l programma di ELITE prevede 8 giornate organizzate in 4 moduli.
L'obiettivo è dare alle aziende gli strumenti operativi necessari per prepararsi a cogliere tutte le opportunità offerte da ELITE.
LE FASI Aprile 2012 - percorsi di crescita e di internazionalizzazione Maggio 2012 - cultura aziendale e governance al servizio della crescita Giugno 2012 - ruolo del responsabile amministrativo e sistemi di reporting Luglio 2012 - comunicazione strategica d'impresa e reperimento delle risorse
Fin da subito la società avrà a disposizione degli strumenti che incrementeranno la visibilità nei confronti di investitori, clienti, fornitori e pubblico:
•un'area web dedicata sul sito di Borsa Italiana www.borsaitaliana.it\elite
•campagna media dedicata in occasione della comunicazione dei dati semestrali e annuali Le società ELITE sfrutteranno le opportunità di contatto con:
• imprenditori e management delle società leader
• sistema bancario e operatori finanziari
• private equity e investitori istituzionali
• network di professionisti di Borsa Italiana al servizio dell'impresa

Al fine di sottoporre la domanda di adesione a ELITE, è necessario che la società sia in possesso di alcuni requisiti economici: - Fatturato > € 5 milioni e una crescita ultimo anno > 15% - Risultato operativo > 5% - Utile netto > 0
Borsa Italiana si riserva la facoltà di consentire l'accesso e/o la permanenza in ELITE, pur in caso di mancato rispetto dei requisiti economici, tenuto conto dell'andamento macroeconomico e delle caratteristiche del settore, nonché di eventuali circostanze aziendali temporanee o straordinarie.

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