CREDIT CRUNCH: allarme rosso per le imprese italiane
«Migliorare i conti dello Stato SUBITO»
CASTAGNA: «Esiste un'oggettiva criticitÀ sotto il profilo della LIQUIDITÀ»
«Il Fondo Italiano d'Investimento È sempre piÙ vicino alle PMI»
«Migliorare i conti dello Stato SUBITO»
Se l'illiquidità del sistema porta al blocco dell'economia, allora non fallisce una singola impresa ma l'intero Paese
di Raffaella Venerando
Roberto Magliulo
Presidente PI Confindustria Salerno
Presidente Magliulo, tra le tante difficoltà che negli ultimi mesi attanagliano le PMI il primato
ormai senza più alcun dubbio spetta alla restrizione di credito che le banche stanno operando nei loro confronti limitando di molto prestiti e concessioni…
Le piccole e medie imprese vivono ultimamente una situazione grave a causa di una vera e propria morsa che le schiaccia, da un lato, a causa della dilatazione eccessiva dei tempi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione e, dall'altro, la scure del credit crunch che stringe i cordoni della borsa e fa scarseggiare il credito alle imprese, quel credito senza il quale oggi diventa difficile resistere sul mercato prima ancora che riuscire anche a coniugare la crescita.
Le imprese, per uscire dalla recessione, dovranno nei prossimi mesi necessariamente cercare nuovi mercati, ristrutturarsi, innovare i paradigmi tecnologici, capitalizzarsi con mezzi propri, ma è fondamentale che nel frattempo non siano abbandonate a loro stesse, specie dalle banche, anche perché senza l'ausilio di nuovo credito sarà per loro impossibile proprio andare alla ricerca di nuovi mercati e venire fuori dalle secche della recessione.
La restrizione al credito ormai è conclamata.
A certificarla, nei giorni scorsi, anche l'allarme lanciato dal Governatore della Banca
di Italia IgnazioVisco che denuncia una situazione complessa, la cui soluzione non è a portata di mano.
Il fenomeno della stretta del credito non credo sia dettato da una cattiva volontà da parte delle banche, a loro volta in difficoltà a causa della pressione da parte della vigilanza e del mercato che le costringe oggi a raccogliere liquidità a un tasso peggiore rispetto al passato e rispetto agli altri competitor per effetto del nostro elevato rischio Paese, quel famoso spread sui BTP che si riverbera su tutto il sistema creditizio italiano.
Ed è per questo che bisogna agire subito.
Non ci sono più tempi per aspettare. Bisogna intervenire, stare vicini alle imprese, al sistema del credito, ma soprattutto occorre lavorare per ridurre il debito e migliorare i conti dello Stato perché, a cascata, questo comporterebbe il superamento dell'eccesso di rigidità che causa alle imprese problemi ulteriori ripercuotendosi anche sulla solvibilità di quei prestiti già concessi dalle banche. Da parte delle banche c'è una estrema difficoltà nel reperire liquidità, e a poco sono serviti i primi aiuti della BCE.
Ci auguriamo che il prestito a lungo termine della Banca Centrale (quasi 500 miliardi di euro) riesca ad evitare guai peggiori alle nostre imprese e a scongiurare il serio pericolo che vada definitivamente in tilt il circuito finanza‑economia reale perché se l'illiquidità del sistema porta al blocco dell'economia, allora non fallisce una singola impresa ma l'intero Paese.
Di buono però c'è la firma della moratoria sui prestiti alle piccole e medie imprese, un nuovo accordo sulla scia dell'avviso comune firmato il 3 agosto del 2009.
L'intesa raggiunta con l'Abi è un primo passo importante per ridare ossigeno alle piccole e medie aziende in estrema difficoltà.
Essa prevede la validità dell'avviso comune per tutto il 2012; l'invarianza dei tassi e una moratoria di 12 mesi per i mutui e di sei mesi per i leasing.
L'avviso comune riguarderà i finanziamenti a medio e lungo termine. Si tratta di un primo segnale, ma ancor più importante e significativo ribadisco sarebbe riuscire a fare in modo che la PA paghi i debiti pregressi nei confronti del mondo della produzione, attendendosi a quei 60 giorni previsti della Direttiva europea.
Assistiamo infatti a quello che può essere definito un autentico paradosso perché, se è vero che il debito non certificato non è contabilizzato, è altrettanto vero che nella valutazione dello standing creditizio del Paese si tiene conto anche di questo debito fuori bilancio, ormai tristemente noto a tutti che è pari a più di 70 miliardi di euro.
Si tratta di risorse che, se fossero rimesse in circolo, risolverebbero almeno in parte l'esigenza delle imprese di ricorrere ad altro credito bancario.
Da altro canto, in questi mesi si sono accesi i riflettori sulle debolezze del nostro sistema di imprese, prima fra tutte il sottodimensionamento.
È evidente che la crisi è tanto più soffocante per quelle imprese di piccola taglia che hanno difficoltà a stare sul mercato.
Per questa ragione, specie la Piccola Industria, insiste sulla diffusione di politiche di aggregazione tra imprese.
Appunto, quella delle alleanze è un caposaldo della Piccola Industria. A Salerno si registrano avanzamenti in tema di reti?
È un tema intorno al quale comincia a registrarsi il dovuto interesse, anche se vorrei sottolineare un aspetto forse non ancora colto con esattezza.
La collaborazione, quando si parla di reti, avviene attorno a un progetto forte e credibile che deve necessariamente essere diverso dalla singola sommatoria dei progetti individuali di ciascuna azienda.
Non basta mettersi insieme per riuscire, se non si mettono a fattor comune
risorse certe e disponibilità umane e strumentali e se non si ha un progetto comune valido.
Dal primo gennaio 2012 le banche dovranno effettuare la segnalazione degli sconfinamenti bancari in Centrale Rischi decorsi 90 giorni di sconfinamento continuativo e non più 180. Un provvedimento non poco lesivo per le attività di impresa specie in questa fase recessiva che però l'Abi, insieme a Confindustria, vuole arginare grazie al Protocollo d'intesa denominato Past due. Ci spiega come funzionerà e quali saranno le tutele?
Questo provvedimento arriva nel momento peggiore per le nostre imprese che non possono di certo permettersi una comunicazione negativa alla Centrale dei Rischi che comporti la revoca di precedenti affidamenti bancari.
Dal 1° Gennaio 2012 infatti le imprese possono subire un declassamento da parte delle banche dopo 90 giorni di sconfinamento nel pagamento dei loro debiti. In sostanza il termine di "tolleranza bancaria" è passato da 180 giorni a 90 giorni, decorsi i quali l'impresa verrà considerata un "cattivo pagatore" al punto tale da vedersi negate le possibilità di altri crediti.
Il Protocollo Past due interviene per arginare la portata e le conseguenze di questo provvedimento, stabilendo anche la possibilità di interventi ad hoc per il rientro dagli sconfinamenti. Bisognerà, però, anche ragionare sugli aggiustamenti da trovare e non solo procrastinare il problema. Ad esempio si potrebbe pensare ad una sorta di scoperto di conto corrente aggiuntivo, qualora scaduto un credito, si possa dimostrare la capacità di un incasso a breve evitando così ulteriori rallentamenti nell'attività di impresa.
Quali, invece, i benefici del Progetto Elite?
Borsa Italiana, Abi e Confindustria hanno firmato un accordo per sostenere concretamente le piccole e medie imprese italiane che prenderanno parte al progetto Elite. L'intesa prevede una sorta di training dedicato alle Pmi che desiderano strutturarsi per accedere al mercato dei capitali, agevolandone i processi di patrimonializzazione, crescita e internazionalizzazione indispensabili oggi più che in passato per aumentare la competitività. Punto di forza dell'intesa siglata sarà quello di agevolare le condizioni di accesso al credito, soprattutto individuando alcuni elementi qualitativi che potranno essere considerati nella valutazione del merito creditizio delle società del circuito Elite.
In questo modo si vuole far sì che le imprese interessate alla quotazione in Borsa arrivino a questa scelta con maggiori consapevolezze e minori resistenze. Quello che si vuole mettere in piedi è un percorso utile anche a imparare a comunicare la propria azienda in termini corretti al mercato anche attraverso la predisposizione di una vetrina dove le aziende in via potremmo dire sperimentale pubbli‑ìcano il proprio bilancio prima ancora di quotarsi realmente avendo così occasione a rischio zero di ottenerne una stima del futuro gradimento. Grazie ad Elite, quindi, le imprese prima del salto nel buio che può essere la quotazione in Borsa possono valutare l'appeal della propria azienda sul mercato.
Questa potrebbe essere un'ottima palestra per chi vuole intraprendere questa strada.
Credito: accordo banche-imprese su IMPIEGHI SCADUTI
Per mitigare l'impatto dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari Confindustria, ABI, Alleanza delle cooperative, Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, Cia, Coldiretti, Confapi e Rete imprese Italia hanno firmato un protocollo
È stato siglato il 23 novembre scorso il Protocollo d'intesa "Comunicazione alle imprese sull'entrata in vigore dei nuovi termini per la segnalazione degli sconfinamenti bancari (Past due)" da Confindustria, ABI, Alleanza delle Cooperative italiane, Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, CIA, Coldiretti, Confapi e Rete Imprese Italia.
Il Protocollo riguarda le attività da svolgere a sostegno delle imprese a causa dell'entrata in vigore - il 1° gennaio 2012 - dei più stringenti termini per la segnalazione in Centrale Rischi degli sconfinamenti bancari. Infatti, a partire dal primo giorno del 2012 le banche dovranno effettuare la segnalazione degli sconfinamenti bancari in Centrale Rischi decorsi 90 giorni di sconfinamento continuativo e non più 180, termine temporaneo previsto dalla direttiva comunitaria di recepimento di Basilea 2.
La Direttiva stabiliva, infatti, che la segnalazione degli sconfinamenti dovesse essere effettuata a 90 giorni dalla scadenza fissata per il pagamento, ma consentiva agli Stati Membri di prevedere: - la deroga temporanea - non oltre il 31 dicembre 2011 - alla regola generale dei 90 giorni con l'innalzamento del termine a un massimo di 180 giorni; - la deroga permanente alla regola dei 90 giorni e quindi l'innalzamento definitivo del termine per le segnalazioni a 180 giorni - ma solo per le banche dotate di sistemi di rating interni e limitatamente ai portafogli retail (e verso gli enti pubblici).
L'Italia si è avvalsa di entrambe le possibilità. Pertanto, il termine per la deroga temporanea è in scadenza e dal 1° gennaio 2012 e le banche italiane, allineandosi a quanto già avviene negli altri sistemi bancari europei, dovranno classificare come insolvenze i ritardi di pagamento superiori a 90 giorni, con relativo aumento dell'accantonamento a capitale a fini di copertura del credito in sofferenza, nonchè segnalare l'impresa cliente in Centrale Rischi.
Al fine di assicurare un adeguato livello di informazione e assistenza alle imprese in vista dell'entrata in vigore delle nuove regole, il Protocollo prevede: - per le banche che vi aderiranno: l'impegno a esaminare tempestivamente le posizioni delle imprese che ne facciano richiesta e che potrebbero essere ricomprese tra quelle definite past due secondo le nuove regole, valutandone in particolare le effettive necessità finanziarie alla luce dello specifico rapporto accordato/utilizzato e della durata ed entità degli sconfinamenti sopra la soglia di rilevanza. Inoltre le banche aderenti si impegnano a informare le imprese dell'esito di tale esame e, soprattutto, a definire insieme alle imprese soluzioni personalizzate per il rientro dagli sconfinamenti, anche tramite il ricorso a forme tecniche di finanziamento sostitutive.
In proposito il Protocollo specifica che nelle relazioni con le banche le imprese potranno farsi assistere dalle Associazioni imprenditoriali; - per l'ABI e le rappresentanze d'impresa firmatarie del Protocollo: l'impegno a dare la massima diffusione all'iniziativa per sensibilizzare banche e imprese in merito ai cambiamenti in atto nonchè a definire, eventualmente attraverso ulteriori protocolli, modelli condivisi di intervento sull'argomento.
Infine, il Protocollo prevede l'impegno delle parti firmatarie a realizzare iniziative congiunte, anche a livello europeo, per assicurare il mantenimento di entrambe le attuali deroghe; ciò soprattutto considerando che la proposta di direttiva comunitaria di recepimento di Basilea 3 prevede, oltre alla non riproposizione della deroga provvisoria, l'abrogazione di quella permanente. |