ARTI GRAFICHE BOCCIA: 50 anni+1 di progetti coniugati al futuro
GIANCAPPETTI, il ceramista che dipinge «il mare con il mare»
GIANCAPPETTI, il ceramista che dipinge «il mare con il mare»
A Pagliarone vive e lavora uno degli ultimi artisti della tradizione ceramica d'autore
di R. Venerando
Giovanni Cappetti
Ceramista
Lo trovo al suo banco di lavoro, nel suo capannone di luce e
colore nei pressi di Pontecagnano, intento a dipingere già da qualche ora nonostante il mattino sia da poco cominciato.
Coppola in testa, sigaretta tra le dita, mani lunghe e uno sguardo limpido e lucido che dice tutto, anche quello che le parole non vogliono dire. Questa è la prima immagine del mio incontro con Giancappetti, alias Giovanni Cappetti, il ceramista salernitano dall'eleganza e misura britannica che da settant'anni ‑ne ha 84 disegna e colora su terracotta come un artigiano della memoria.
Particolare del Chiostro di Santa Chiara ripreso da Giancappetti
Il suo maestro tecnico è stato Renato Rossi, il primo a intuire che quel dono nelle mani e nella testa dell'allora tredicenne Giovanni andava esercitato, coltivato, arricchito.
E così accade che, riggiola dopo riggiola, quel giovane ragazzo
cresciuto ad Erchie dove il papà era guardiano del Faro di Capo d'Orso, si perfeziona tra produzioni uniche e pezzi monumentali ispirate al barocco napoletano ricco di motivi floreali ma anche a quell'incantato mare della costiera amalfitana con le sue
scene di vita e natura che Giovanni impara ad amare da piccolo e che sempre custodirà negli occhi. È operoso il maestro, lavora tanto ancora oggi, senza sentire il peso della fatica o degli anni.
Nel tempo l'impegno è diminuito anche grazie all'aiuto prezioso di una dei suoi cinque figli, Maria Grazia, l'unica ad aver seguito le orme paterne riuscendo anche a diversificare e ampliare la produzione e a trasmetterla grazie a un laboratorio‑scuola interno all'opificio di Pontecagnano (Maria Grazia racconta per immagini le donne, spesso donne velate che celano misteri profondi e inconoscibili, imprigionati in grandi occhi).
Come lui i suoi manufatti hanno molto viaggiato, arrivando in luoghi lontani come gli Emirati Arabi, il Giappone, New York, Parigi. Suo è il pavimento della Sala Giunta del Comune di Salerno, progettato e realizzato nel 1978 e oggi, sempre per mano sua, ripreso e messo a nuovo e suo è il Chiostro di Santa Chiara dipinto per il salone da ballo di una nave da crociera olandese, la Rotterdam IV, destinata ai viaggi di miliardari americani. Vecchio e nuovo, vicino e lontano, insomma, esattamente come si vede e come viene raccontato nei suoi capolavori conosciuti e apprezzati in tutto il mondo che si sono imposti all'attenzione del pubblico esclusivamente per il loro straordinario pregio e non perché qualche mecenate o politico se ne fosse fatto carico. Anzi, il vanto del maestro sta anche in questo: nel non aver mai dovuto rinunciare alla fedeltà a se stesso che gli ha consentito di dedicarsi esclusivamente a ciò che sapeva fare con amore e dedizione assoluta.
«Le mie non sono "fotografie colorate"», ci tiene a precisare il maestro non per autocompiacimento ‑che pure sarebbe legittimo ma per autentico amore del vero.
Ed è impossibile non dargli ragione perché, specie nelle sue riproduzioni personali del faro di Capo d'Orso, del fiordo di Furore, dei pescatori, così come dei piccoli borghi marinari, il tratto sembra non appartenere a mano umana, né tanto meno a un mezzo tecnico. Come un personaggio di un romanzo, Giancappetti pare dipingere il mare con il mare, con i suoi infiniti azzurri liquidi, con il suo muoversi dondolante e gentile.
È l'immagine più serena del mare quella che restituisce nelle sue opere, il mare trasparente che mai si fa nero, il suo mare, quello di quand'era bambino e imparava a riconoscere la bellezza e farne tesoro perché da grande, poi, fosse la sua unica guida.
Dall'alto: Concerto a Ravello, Capo d'Orso, Tonnara
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