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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2010
 
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SALUTE

Giuseppe Fatati
Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)

Etica e bioetica della mela/2




Abbiamo dato notizia nel precedente numero del 2° Corso Di Bioetica dal titolo Etica, Prassi e Problem Solving organizzato e diretto dal Dottor Marco Tagliaferri che si è svolto a Larino il 3 e 4 Aprile (CB). Nel corso del dibattito orientato alla ricerca etica del cibo che ha visto come protagonista la mela si è convenuto che, in considerazione degli effetti positivi sulla salute, questo frutto è bioeticamente corretto e utile. Infatti le evidenze scientifiche che hanno analizzato la buccia e la polpa hanno dimostrato la presenza di ben cinque gruppi di antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi e quindi l'invecchiamento e i tumori.
Mentre questi dati sono del tutto recenti, il valore simbolico e mitologico inizia molto tempo prima. La storia dell'uomo sarebbe stata ben diversa se questo frutto non fosse entrato prepotentemente nei suoi destini: il suo primo consumo segna infatti il punto di confine fra una vita eterna, paradisiaca, piena di gioie, delizie e agi, e una vita brevissima e ben condita di tribolazioni, pericoli e malattie.
La mela diventa dunque il simbolo del principio del bene e del male, dell'obbedienza e della disobbedienza, dell'amore e dell'odio. Davanti al serpente che esibisce la mela, Eva non mostra alcun tentennamento: sceglie la mela e non addenta il serpente che comunque se cucinato ai ferri non è molto dissimile dall’anguilla. Le letture simboliche possono essere molte ma certo in quel preciso momento Eva instaurava, comunque, un predominio femminile sull’alimentazione domestica e, se vogliamo, anche quello della dieta ricca di carboidrati su quella iperproteica. L’esegesi biblica, che ha visto nella mancata resistenza alla tentazione l’origine di tutti i mali dell’umanità, ha prodotto la teoria delle donne che vanno opportunamente sorvegliate. Ma ancora prima nel mondo pre biblico, in particolare in Asia, la mela era ritenuta simbolo di bellezza e di prosperità: non solo, nei manuali erotici indiani, assieme al pepe nero, a quello rosso e al miele, la polpa delle mele diventa una formidabile pomata stimolante sia per gli uomini sia per le donne (molto probabilmente aveva funzione di vasodilatatore). Nella Bibbia, nel Cantico dei Cantici, si legge: «Presto, portate dolci d'uva che mi restituiscano forza, e mele che mi diano sostegno, perché sono malata d'amore!». Nella tradizione ebraico-cristiana il melo è l’albero del bene e del male, nella mitologia scandinava la mela è il cibo degli dei. Alcuni equivoci possono essere scaturiti dalla traduzione del latino Arbor mali che può significare l'albero del male (malum = male) o l'albero del melo (malus = melo). Tra i Celti, la mela era il frutto della scienza e della magia: il mago Merlino insegnava le sue conoscenze sotto un melo. I Celti credevano che le mele provenissero dall’isola di Avalon, l’isola delle mele. Questo lembo di terra, posto al di là dell’oceano, segnava la frontiera tra il mondo degli dei e quello dei mortali. Arrivando all’epoca moderna non possiamo non ricordare la similitudine “New York - Mela” usata per la prima volta nel 1909 da Edward S. Martin, nel libro “The Wayfaver in New York”. Martin paragona lo stato di New York ad un melo le cui radici provengono dalla valle “proletaria” del Mississippi, mentre il frutto “aristocratico” dell'albero (la “grande” mela) riceve da parte del governo un sussidio economico sproporzionato nei confronti degli altri stati dell'unione federale. Negli anni '20 il termine venne riproposto dal cronista sportivo John J. Fitzgerald che sentì questo termine sulla bocca di due stallieri afroamericani, che definivano così l'ippodromo di New York. I musicisti jazz nel corso degli anni '30 e '40 spesso usavano quest'appellativo, ancora una volta come una metafora del successo che ci si aspettava dal suonare nei club di Harlem e Broadway. Nel 1997 il sindaco Rudolph Giuliani ha battezzato “Big Apple Corner” l'angolo tra la 54 strada ovest e Broadway, dove John J. Fitzgerald abitò dal 1934 al 1963. La mela, per tutto questo, è il frutto per eccellenza; con la sua forma sferica ha suggerito all’uomo la totalità del cielo e della terra: simbolo del potere massimo terrestre e divino insieme. Forse non tutti sanno che in realtà la mela (“pomo” per i botanici), è un falso frutto, la cui polpa carnosa deriva dalla saldatura e dallo sviluppo dei tessuti fiorali. Infatti, ciò che noi mangiamo è in realtà il ricettacolo fiorale particolarmente sviluppato. Il vero frutto, vale a dire quello che si origina dall'ovario, è quella sottile lamina, decisamente coriacea, che avvolge i semi. E allora per tutto quanto detto possiamo concludere che la mela seppur bioeticamente corretta forse lascia un po’ a desiderare dal punto di vista…etico.
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