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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2010
 
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Dal friuli all’africa

Storia di una piccola impresa che fa business e valore aggiunto, navigando in mercati poco frequentati

Flavia Ballico
Pert Engineering, Udine

Ci sono milioni di euro distribuiti in tanti differenti settori e in tante differenti nazioni, che potrebbero fare la loro parte nello sviluppo internazionale delle imprese italiane e garantire fatturati alle PMI manifatturiere ed esportatrici. É necessario affrontare il mercato internazionale con un Sistema Paese che sia davvero funzionale allo scopo e che davvero ci rappresenti. Ma fino ad ora, a parte qualche settore, questo non accade…e quindi? Faccio un appello a tutti gli imprenditori, smettiamo di agire in maniera atomistica, cominciamo a credere nella possibilità di creare un vero sistema che unisca competenze e forze di ciascuno per ottenere risultati.
Ma è tempo di smettere di pensare solo al «Sistema» e di cominciare davvero a metterlo in pratica; lo diciamo soprattutto ai colleghi imprenditori, che devono maturare un approccio e una mentalità «2.0», a dirla col gergo informatico, più attualizzata, più consapevole del momento, dell’epoca, del periodo storico-socio economico che stiamo vivendo.


La crisi è stata anche un’occasione per rivoluzionare il mercato e capire meglio dove e come le cose stanno cambiando: ora occorre non rimanere indietro come ci era già capitato in passato. Si può fare. Questa è la mia storia personale, che ritengo comune a molti piccoli imprenditori che hanno raccolto la sfida a operare in mercati non facili. Ho iniziato lavorando per venticinque anni come segretaria di direzione presso una multinazionale italiana operante nel settore della meccanica e dell’impiantistica industriale. Nel 1990 nasce come azienda di proprietà della mia famiglia la PERT Srl, che decide di scendere in campo imprenditoriale nel settore dell’ingegneria industriale. Nel 2000 essendosi le attività e competenze della PERT Srl consolidate in ambito nazionale ed europeo collaborando con le più qualificate società di engineering, abbiamo deciso, dopo aver analizzato le possibilità offerte da numerosi mercati, di concentrare le nostre attività commerciali nell’area del Medio Oriente, in particolare Siria e Iran. Questa scelta richiedeva la formazione di una struttura con competenze specifiche nel settore della contrattualistica finanziaria, acquisti e spedizioni. Volevamo mantenere una dimensione societaria contenuta e flessibile - e quindi competitiva rispetto alla nostra dimensione aziendale - per cui il mio coinvolgimento personale è stato automaticamente consequenziale. Per acquisire le competenze necessarie per lavorare bene su questi mercati ho cominciato a investire su di me, frequentando assiduamente numerosi corsi specifici che, oltre alla preparazione, sono stati veicoli di contatto diretto con professionisti e tecnici di vari settori che in alcuni casi sono diventati in seguito la nostra rete di supporto commerciale e finanziario. Essendo donna inoltre, non nascondo che l’approccio iniziale, almeno con i paesi del Medio Oriente, non è stato facile ma, a distanza di dieci anni, devo confermare che proprio in questi paesi ho scoperto e trovato quell’aspetto dell’ospitalità che in Occidente stiamo dimenticando, o peggio, trascurando. Dopo un attento monitoraggio di possibili nuovi mercati aggiuntivi, abbiamo individuato un bacino di un miliardo e mezzo di abitanti, che ha risorse, ha bisogno di infrastrutture, ha bisogno di crescere: abbiamo scelto l’Africa sub sahariana come futuro mercato per le società del Gruppo PERT.

Molti imprenditori si spaventano di fronte alle difficoltà di operare in Africa: noi invece siamo stati attratti, una volta fatte le nostre debite valutazioni, dalla sfida di lavorare in questi mercati. Questa scelta è stata consolidata principalmente grazie alla partecipazione alle Missioni organizzate da ICE e da Assafrica & Mediterraneo, di cui siamo Soci, oltre che soci di Confindustria Udine.
Il nostro approccio alle Fiere e Missioni, nonostante siamo una piccola impresa, ritengo sia stata una scelta vincente sia in termini di risultati commerciali sia di professionalità acquisita dai nostri collaboratori. Frequentare assiduamente il continente africano è indispensabile perché le relazioni personali dirette sono la chiave strategica di business per instaurare collaborazioni durature: per noi italiani, per la nostra peculiarità passata di “emigranti” è un vantaggio rispetto ai concorrenti cinesi in primo luogo e poi anche a quelli indiani. Conoscere le lingue e quel “sapersi arrangiare” ci conferisce quella simpatia che in Africa ci riservano tutti e nel business aiuta molto. Attualmente stiamo seguendo iniziative in Mozambico, Angola e Etiopia, dove abbiamo appena avviato un’attività di vendita di unità di potabilizzazione dell’acqua per uso domestico e acquisito un primo contratto per l’ammodernamento di un impianto siderurgico. Perché proprio l’Etiopia, dove siamo entrati con una prima commessa irrisoria di 1171 euro? Perché l’Etiopia, con il suo importante piano di sviluppo per l’edilizia popolare e le infrastrutture, è in pieno fermento e necessita di importanti quantità di materiale ferroso e non ferroso. Attualmente, da studi di settore, solo per quanto riguarda il consumo di acciaio, l’Etiopia sta producendo circa 300.000,00 tonnellate anno mentre la richiesta si sta avvicinando al milione di tonnellate anno, da specificare che l’attuale produzione è limitata a causa del deficit energetico, settore che è una priorità delle autorità etiopi.
Ci sono importanti realtà, private e pubbliche, che hanno programmato di incrementare la loro produzione modernizzando i propri impianti in modo da poter produrre, inoltre, prodotti di qualità che, in futuro, possono essere anche esportati verso mercati limitrofi. La PERT, anche per l’apertura di SACE verso l’Etiopia, ha già in fase di realizzazione, con la Zuqualla Steel, l’ammodernamento del suo laminatoio con l’inserimento di macchine di nuova concezione tecnologica che riducono i costi di investimento iniziale e la gestione dell’impianto. Inoltre sarà fornita la formazione del personale dedicato alla produzione, manutenzione e settore tecnico. Ci sono altre interessanti iniziative che la nostra azienda sta seguendo con studi di fattibilità mirati a verificare, confermare e accelerare gli investimenti degli investitori privati sempre nel settore dei metalli.
Vivendo la realtà etiope, possiamo affermare che il paese, con la sua popolazione di 85 milioni di abitanti e le potenzialità derivanti da un sicuro potenziamento del settore energetico e delle infrastrutture potrà diventare un esportatore verso paesi limitrofi quali Sudan, Kenia, Tanzania, Uganda e pertanto è (e sarà) un mercato di notevole interesse per le piccole e medie imprese italiane.
Da evidenziare il fatto che, ad oggi, il mercato etiope è una priorità dei cinesi e degli indiani. Per questo motivo, ribadiamo che specie la piccola impresa italiana deve rivolgere la sua attenzione nei diversi settori merceologici essendo il mercato etiope ricco di micro imprese. Abbiamo cominciato con una commessa di 1171 euro: è finita che il Governo etiope ci ha chiesto di partecipare come sponsor a Ethiometal, la prima fiera riguardante la meccanica e la siderurgia, dove insieme alle imprese locali c’eravamo solo noi e un’azienda turca. Secondo voi, colleghi imprenditori, abbiamo conquistato un mercato?

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