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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2010
 
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Il Mezzogiorno e le nuove sfide energetiche: infrastrutture, imprese e finanza

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Il Mezzogiorno e le nuove sfide energetiche: infrastrutture, imprese e finanza

Un miglior utilizzo dei fondi comunitari potrebbe rendere - insieme alla semplificazione degli iter procedurali connessi agli investimenti - più appetibile il settore agli investitori privati

Francesco Saverio Coppola
Direttore SRM

L’Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno ha realizzato un importante lavoro sul settore dell’energia dal titolo “Energia e Territorio. Il Mezzogiorno e le nuove sfide: infrastrutture e imprese, le politiche di sviluppo, le rinnovabili”, nel quale viene rappresentato lo stato dell’arte del settore dell’energia elettrica in Italia, i punti di forza e debolezza che esso presenta, con una particolare attenzione al territorio meridionale. Lo studio - che sarà presentato nel corso di un convegno il 16 giugno 2010 a Roma presso il Senato della Repubblica (maggiori informazioni su www.srmezzogiorno.it) - analizza il tema dell’energia in un’ampia prospettiva e con le dovute trasversalità, considerando che il comparto coinvolge interessi pubblici e privati, infrastrutture e imprese e ha importanti risvolti di carattere socio-economico e finanziario a livello internazionale.
Passando ai contenuti dello studio, il sistema energetico è oggi ad un crocevia; le attuali tendenze nell’offerta e nei consumi di energia non sono più sostenibili, in termini economici, sociali e ambientali. Così il futuro dello sviluppo dipenderà da quanto efficacemente i governi riusciranno ad affrontare le due principali sfide del cambiamento energetico: da un lato assicurare un’offerta di energia affidabile e accessibile da un punto di vista economico, dall’altro passare quanto più rapidamente possibile ad un sistema di produzione dell’energia a basso utilizzo di carbone, efficiente e rispettoso dell’ambiente. In particolare per l’Italia, le condizioni attuali del sistema energetico richiedono una mirata azione di indirizzo e di governo per eliminare le molte criticità esistenti, in modo da consentire da un lato un miglioramento della competitività e dall’altro un ridimensionamento dell’impatto sull’ambiente. L’elevata dipendenza dall’approvvigionamento di idrocarburi liquidi o gassosi comporta effetti sull’economia, ma anche sulla stabilità e sulla sostenibilità delle strategie energetiche nazionali. Questi elementi sono sufficienti da soli a giustificare il crescente interesse interno per la generazione elettrica da fonti rinnovabili, che possono rappresentare un’arma vincente per transitare verso un sistema territoriale più innovativo e meno inquinante, in particolare nel Mezzogiorno, area che per caratteristiche morfologiche, orografiche e climatiche, dispone di risorse ambientali e dunque di grandi potenzialità in termini energetici.
Il Sud del nostro Paese presenta numerose possibilità di sviluppo collegate anche alla sua posizione strategica nel bacino del Mediterraneo. La condizione di interconnettersi tramite nuove linee elettriche e gasdotti a questo sistema risulta fondamentale per il Mezzogiorno al fine di una riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia. Questo territorio, dunque, potrebbe sfruttare la sua posizione, allargando la visione da un contesto puramente nazionale ad uno sovranazionale, puntando ad una maggiore integrazione con i mercati emergenti dell’area euro-mediterranea.
All’espansione infrastrutturale del Sud è orientata anche da una significativa volontà da parte del decisore pubblico, data l’esistenza di ingenti risorse europee, statali e regionali che vanno però (come dimostra la ricerca) messe in sinergia con gli investimenti privati e con l’applicazione di tecniche finanziarie che favoriscano il partenariato. É il caso ad esempio della Legge 443/01-Obiettivo, dei POR e del POIN 2007-2013 che insieme possono contribuire, se utilizzati a dovere, a rilanciare ancora di più il “Mezzogiorno energetico”.
Le azioni programmate sono dirette ad attuare le priorità dettate dagli orientamenti strategici comunitari e dalle politiche nazionali di sviluppo, incoraggiando il ricorso all'energia distribuita, alle fonti rinnovabili e alle nuove tecnologie con l’obiettivo di sviluppare la competitività del Mezzogiorno. In particolare, a titolo di esempio, degli oltre 4 miliardi di euro previsti per l’energia nell’ambito del QSN 2007-2013 oltre il 70% è indirizzato alle regioni dell’area Convergenza.
Nel Mezzogiorno numerose realtà imprenditoriali e associative sono pronte a cogliere le sfide provenienti dall’evoluzione di questo settore; aziende di rilievo internazionale (produttori, distributori di energia e costruttori di strumentazione energetica) puntano sul Sud, contribuendo con la loro presenza, la loro attività e i loro investimenti allo sviluppo del tessuto socio-economico di questo territorio. Considerato il ruolo del fattore energia come vero e proprio asset strategico per la crescita e lo sviluppo dei sistemi economici territoriali, anche le banche e il mondo della finanza in generale, hanno cominciato a mostrare un vivo interesse verso questo comparto. Molte banche, sia domestiche che internazionali, presenti sul mercato italiano sono attive nel finanziamento in campo energetico, ne sono un esempio la BEI e Intesa Sanpaolo che hanno finanziato opere infrastrutturali e imprese.
Perchè il Mezzogiorno possa fare tesoro di queste positive presenze occorre puntare a migliorare le condizioni del contesto di riferimento, investendo sulla sicurezza come sulle reti, affinché queste siano davvero efficienti, riducendo i rischi di black out ed i gap energetici. Occorre intervenire per accrescere la competitività del settore, sollecitando il passaggio ad un nuovo modello di sviluppo energetico. In primo luogo, definendo una strategia energetica di medio-lungo termine, componendo un vero e proprio piano nazionale per l’energia che specifichi metodi e obiettivi su cui puntare, che renda più coordinate le strategie delle Amministrazioni Centrali con quelle delle Amministrazioni Regionali, che chiarisca le priorità infrastrutturali e le energie su cui occorre indirizzare gli investimenti, che individui i territori su cui gli investimenti stessi potrebbero essere canalizzati. Bisognerebbe, altresì, razionalizzare le competenze pubbliche, individuando in maniera univoca i ruoli dei diversi soggetti istituzionali coinvolti nei processi decisionali.
Ferma restando la legittimità della voce degli enti territoriali e locali circa la realizzazione delle infrastrutture e l’ubicazione degli impianti a fonte rinnovabile, resta da risolvere un altro nodo importante ovvero l’esigenza di dare certezza ai tempi per l’ottenimento delle autorizzazioni, semplificando le procedure amministrative. Sarebbe utile anche un maggiore controllo sull’efficienza ed efficacia nell’utilizzo dei fondi comunitari, affinché le criticità riscontrate nella precedente programmazione non si rilevino ancora, o perlomeno si verifichino in misura minore nel ciclo di programmazione 2007-2013. Un miglior utilizzo dei fondi comunitari e quindi una più efficiente capacità di spesa potrebbe rendere - insieme alla semplificazione degli iter procedurali connessi agli investimenti - più appetibile il settore agli investitori privati. Sarebbe opportuno, infine, sensibilizzare i consumatori all’efficienza e al risparmio energetico, istituendo meccanismi incentivanti diretti a famiglie e imprese, finalizzati a promuovere l’investimento in prodotti/processi a limitato utilizzo energetico. Solo così si aiuterebbero le eccellenze del Paese, e quelle del nostro Sud in particolare, ad emergere meglio, agevolando la missione di imprenditori, istituzioni e associazioni di categoria, e contribuendo così in maniera più efficace allo sviluppo del tessuto socio-economico nazionale.

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