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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2010
 
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a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico - ISPESL


Morti bianche:
piÙ informazioni sulle cause di infortunio con il Sistema di Sorveglianza Nazionale


I dati concentrano l’attenzione sulla ricostruzione della dinamica infortunistica, effettuata attraverso un modello di analisi multifattoriale adottato omogeneamente dagli operatori su tutto il territorio italiano


Giuseppe Campo
Ricercatore del Dipartimento Processi Organizzativi - ISPESL
Responsabile del Sistema di Sorveglianza degli Infortuni Mortali

La collaborazione tra i soggetti istituzionali che operano in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro ha portato ad attivare, negli anni recenti, un sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi, costituito sulla base delle inchieste infortuni condotte dai Servizi di prevenzione delle ASL e finalizzato alla descrizione della dinamica infortunistica e all’approfondimento delle sue cause. Il Sistema dispone oggi di una banca dati gestita dall’ISPESL e composta da circa 4000 casi di infortunio mortale e grave, approfonditi tra il 2002 ed il 2008, accessibile attraverso un sito internet (www.ispesl.it/im) dedicato per il ritorno delle informazioni. In particolare sono stati sviluppati strumenti web di accesso ai dati, quali il datawharehouse e l’applicativo Infor.mo., che mirano ad ampliare le possibilità di restituzione delle informazioni, sul piano quantitativo e qualitativo. Dopo un primo triennio sperimentale (2002-2004), negli anni 2005-2006 sono stati raccolti dati relativi alle inchieste infortuni condotte dai Servizi di prevenzione delle Asl di 12 tra Regioni e Province Autonome, mentre per gli anni 2007-2008, che segnano l’avvio del monitoraggio continuo, la copertura della sorveglianza è stata estesa di nuovo su scala nazionale. La caratteristica del Sistema è che, per i casi inseriti in archivio (utilizzando un software dotato di protocolli di sicurezza per la trasmissione via web dei dati), i dati concentrano l’attenzione sulla ricostruzione della dinamica infortunistica, effettuata attraverso un modello di analisi multifattoriale (il modello richiede l’inserimento di predeterminate informazioni, che permettono di ricostruire la dinamica infortunistica ed evidenziare i fattori di rischio che hanno portato al verificarsi dell’evento) adottato omogeneamente dagli operatori su tutto il territorio nazionale. Di seguito presentiamo le principali risultanze derivanti dall’analisi delle informazioni presenti in archivio sui 1388 casi mortali riferiti al 2005-08, ovvero raccolti dopo la prima fase sperimentale i cui dati saranno a volte richiamati per un confronto temporale. La distribuzione per settore di attività dell’azienda evidenzia che oltre il 40% degli infortuni mortali sono occorsi a lavoratori appartenenti al comparto edile o agricolo. Tale dato riflette in gran parte la struttura occupazionale italiana. Volendo valutare i differenti livelli di rischio settoriale, a livello macro, occorre tener conto anche dei lavoratori esposti; pertanto è stato costruito un indice di incidenza relativo all’ultimo biennio a disposizione, che pone ai primi posti della graduatoria decrescente i settori Estrazione di minerali, Costruzioni, Agricoltura, Industria del legno, Industria della trasformazione di materiali (cemento, vetroceramica) e Industria della gomma, tutti con valori superiori al doppio dell’indice medio (pari a 3.26). Osservando gli ambienti di lavoro dove sono avvenuti gli eventi, oltre al Cantiere/edificio in demolizione, manutenzione, restauro (15.1%) risulta elevata la percentuale dei Luoghi di produzione, officina, laboratorio (13.1%), Cantiere, fabbricato in costruzione (12.6%) e Luoghi dedicati al Magazzinaggio, carico e scarico materiali (10.8%). Combinando quest’ultimo valore con quello riferito alla professione, in particolare per i Conduttori di mezzi pesanti/camion, si esplicita la quota rilevante di casi mortali occorsi a lavoratori del settore dei Trasporti nelle fasi di partenza e arrivo materiale (ad es. in piazzali o banchine per il carico/scarico dei mezzi). A tal proposito, occorre ricordare che nella banca dati del Sistema di sorveglianza non vengono inseriti i cosiddetti infortuni stradali ma solo quelli avvenuti negli ambienti di lavoro ed indagati dai Servizi di Prevenzione. Nell’analisi della variabile rapporto di lavoro emergono alcune differenze rispetto al primo triennio di osservazione (2002-04): i dati raccolti a partire dal 2005 vedono crescere la quota di eventi mortali per lavoratori con contratti di lavoro non tipici e per i pensionati, mentre scende la quota dei dipendenti. Se il primo e l’ultimo dato sono in linea con l’evoluzione del mercato occupazionale italiano, il secondo pone il problema delle attività lavorative svolte da persone che, anche se terminato il proprio percorso lavorativo, si trovano ad operare in luoghi di lavoro con i rischi ad essi connessi. Sempre confrontando gli anni di rilevazione a disposizione, resta importante anche la quota di morti per i cosiddetti lavoratori irregolari (tab 1). L’analisi della provenienza geografica degli infortunati evidenzia l’aumento della quota di lavoratori stranieri (dall’11.9% nel 2002-04 al 18.1% nel 2005-08), in particolare della Romania (dal 2.4% al 5.2%). Anche questa informazione riflette la struttura del mercato occupazionale. Come sopra descritto, il Sistema di sorveglianza consente di capire non solo come, dove e quando è avvenuto l’infortunio ma, soprattutto, perché, ricostruendo la dinamica infortunistica ed individuandone i fattori di rischio, distinti in sei categorie (Attività infortunato, Attività di terzi, Utensili-Macchine-Impianti, Materiali, Ambiente e Dispositivi Protezione Individuale). Il modello di rilevazione adottato in maniera omogenea e standardizzata sul territorio valorizza il patrimonio del Sistema stesso, tra le poche fonti, se non l’unica su scala nazionale, a riportare informazioni specifiche sugli elementi che comportano gli infortuni lavorativi. Tra i fattori di rischio, quelli maggiormente riscontrati nel corso delle inchieste infortuni sono stati “Attività infortunato” e “Utensili-Macchine-Impianti”. Questi si identificano per lo più come “determinanti” che come “modulatori” (un fattore può connotarsi come “determinante”, ovvero che causa - o concorre a causare - un infortunio aumentandone la probabilità di accadimento, o come “modulatore”, ovvero che, ininfluente sulla probabilità di accadimento dell’incidente, è però in grado d’impedire, attenuare o anche peggiorare il danno biologico che consegue all’infortunio). È opportuno ricordare che “Attività infortunato” non significa attribuire colpa al lavoratore per l’infortunio, ma piuttosto evidenziare che qualcosa non ha funzionato all’interno della procedura lavorativa da lui eseguita. In generale, l’analisi dei fattori di rischio pone in evidenza tanto problemi legati ad aspetti di processo quali “Attività infortunato” e “Attività di terzi” (complessivamente 51.3%) che organizzativi (i cosiddetti “stati”) quali “Utensili-Macchine-Impianti”, “Materiali”, “Ambiente” e “DPI” (48.7% in complesso). Per i fattori “Attività infortunato” (riscontrato nel 40.6% dei casi) e “Attività terzi” (10.7%), si evidenzia che il “problema di sicurezza” maggiormente riscontrato è “l’errore di procedura”. Per tale errore, la “pratica scorretta tollerata” è la causa più segnalata (54.6% per “Attività infortunato” e 47.3% per “Attività terzi”), seguita da carenze nella “formazione/informazione/addestramento”. Quest’ultima causa aumenta il suo peso nel caso di un problema di sicurezza dovuto a uso errato di attrezzatura. Per il secondo fattore di rischio più frequente, ovvero “Utensili-Macchine-Impianti” (22,1%), le tipologie più diffuse sono le attrezzature (impalcature, scale portatili) e i mezzi di sollevamento e trasposto (carroponti/gru, carrelli elevatori, mezzi movimento terra). Tali due categorie coprono da sole quasi il 70% del totale. Passando al problema di sicurezza segnalato per tale fattore, emerge il problema delle protezioni (spesso mancanti, inadeguate o manomesse), peraltro già emerso dai risultati della fase sperimentale del Sistema. Questa caratteristica porta a definire il fattore Utensili-Macchine-Impianti spesso (88.7%) come uno stato. Equivale a dire che tale fattore era sfuggito, o non era stato adeguatamente considerato, nella fase di valutazione dei rischi. Il percorso sviluppato negli ultimi anni dal Sistema di sorveglianza nazionale degli infortuni mortali rende disponibile un’ulteriore base informativa, oltre a quella rappresentata dagli archivi assicurativi, in previsione del Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione contemplato nel D.Lgs. 81/2008 integrato dal D.Lgs. 106/2009. Si ampliano così le possibilità per approfondire i fattori di rischio infortunistico, oltre che per monitorare il fenomeno sotto l’aspetto quantitativo, e per rivedere l’efficacia delle normative e della documentazione tecnica esistente (linee guida, buone prassi).


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