Due grandi eventi napoletani
Louise Bourgeois
e Robert Rauschenberg
Teatro e nuovi media
in Campania
di Antonello Tolve,
Critico d’arte
Due grandi eventi napoletani
Louise Bourgeois
e Robert Rauschenberg
Bronzo e acciaio, marmo e gomma, legno e argilla, latex, gesso, plastica. Sono i materiali con i quali Louise Bourgeois ha disegnato, sulla lavagna del Novecento, il proprio percorso artistico e il proprio pensiero. È a lei che il Museo napoletano di Capodimonte ha dedicato (fino al prossimo 25 gennaio 2009 - catalogo Electa Napoli) una grande retrospettiva che attraversa, con agilità, riti e miti contemporanei in cui sessualità, nostalgia e solitudine, sogno e desiderio, tessono una trama estetica che si presenta, da sempre, fortemente innovativa e sperimentale.
Divisa in tre sezioni che vanno dall'immagine alla scultura (in cui fondamentale si presenta il ruolo del disegno) per giungere, poi, attraverso la metamorfosi (come principio essenziale dell'opera legata all'ambiguità dei materiali, delle forme, dei sensi), ai territori della memoria, fonte e soggetto della creazione in cui scolpire lo spazio della mente, la mostra ospitata a Capodimonte presenta una galassia prenatale e uterina [stessa galassia che abita gli spazi creativi di voci italiane (quali Maria Lai e Carol Rama)] che assorbe, nello spazio della creazione e dell'invenzione, un linguaggio plurivoco, sillabato dal naturale e dall'artificiale, dal calore della vita e dal freddo della caducità umana.
«L'ago - ha scritto l'artista dispiegando uno dei territori magici della propria poetica, - si usa per riparare ciò che è stato danneggiato». Non è uno spillo, piuttosto un arnese medicamentoso che rammenda le ferite. Così l'ago - come il ragno, del resto - è figura centrale per leggere un percorso teso a tracciare, in silenzio, e a lungo, un dolore atavico che si fa, ben presto, azione creativa, spazio autobiografico, svolgimento estetico che dispiega «uno stato di lutto eterno inframmezzato da desolata disperazione, nuove ambizioni e sublimazioni».
Dedicata ad un personaggio altrettanto straordinario e vivace, Robert Rauschenberg, è la mostra presentata negli spazi del MADRE (aperta al pubblico fino al 19 gennaio 2009 - catalogo Electa).
Robert Rauschenberg. Travelling '70-'76 - terza tappa (dopo Porto e Monaco) di un progetto internazionale curato da Mirta d’Argenzio - riunisce una selezione di opere, prodotte dall’artista tra il 1970 e il 1976, provenienti dalle serie Cardboards, Venetians, Early Egyptians, Hoarfrosts e Jammers, che rappresentano e interpretano culture diverse. Le opere esposte, ora, a Napoli disegnano, così, un discorso visivo in cui è possibile ritrovare le curiosità e gli atteggiamenti di un uomo che ha riformulato gli statuti dell'arte contemporanea puntando, fondamentalmente, sugli oggetti e i materiali della vita quotidiana (cartoni, stoffe, corde, pietre, cavi elettrici, fotografie, oggetti trovati e strappati al mondo della vita) come strumenti necessari per creare, sotto il segno dell'originalità, un’arte diversa.
«Spero sempre che chiunque guardi un mio lavoro», ha suggerito l'artista in un'intervista rilasciata nel 2004, «non abbia mai visto nulla di simile prima. Ciò non vuol dire che sia un ossessionato dell'originalità. Credo che faccia semplicemente parte di me, perché io stesso sono talmente curioso da non annoiarmi mai». È questa, dunque, la parabola di un'artista la cui poesia ha lambiccato, con curiosità appunto, l'ordinario scorrere degli eventi per azionare un ragionamento cronachestetico, fatto di enigmaticità e leggerezza, di incantesimi visivi e ritmi ineguali per trasfigurare il tessuto fragile della vita in un seducente racconto ad arte.
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