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  Dicembre 2012

Articoli n?09
NOVEMBRE 2012
SPECIALE CAPRI- Home Page
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LA PAZIENZA È FINITA, vogliamo l'Europa della crescita

di Raffaella Venerando




JACOPO MORELLI PRESIDENTE
GIOVANI IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA


L'Europa è sotto pressione. Una crisi senza precedenti sta logorando uno dei più ambiziosi progetti politici dell'umanità: riunire pacificamente, sotto un'unica bandiera, popoli legati da radici comuni A Capri ci siamo confrontati con i rappresentanti dei giovani delle associazioni datoriali di Francia, Germania e Spagna, per dimostrare che i giovani intendono costruire un'Unione più solida con un grande obiettivo: gli Stati Uniti d'Europa.
Abbiamo siglato una dichiarazione comune dove chiediamo istituzioni e organi comuni, democraticamente rappresentativi, trasparenti nei meccanismi, che decidano sulla politica economica e finanziaria, estera e di sicurezza, perché altrimenti i vantaggi dell'Unione, per i popoli, non potranno divenire realtà. Le economie manifatturiere di Francia, Germania, Italia e Spagna, sommate, valgono più di quella degli Stati Uniti d'America Una ricchezza che, se frantumata in rivoli nazionalistici, è destinata a esaurirsi presto.
Perché di fronte all'effetto di potenti forze globali e a una mutata geopolitica solo uniti si cresce. Sebbene le economie di Parigi, Berlino, Roma e Madrid siano già molto interdipendenti, l'Europa integrata, nella sostanza, è ancora molto lontana. Ampie sono le distanze, da molti punti di vista.
Ad esempio, solo per guardare all'Italia: siamo al 79esimo posto nel mondo per qualità complessiva delle infrastrutture, mentre Francia e Germania sono tra le prime 10 posizioni, la nostra imposizione fiscale sulle imprese è 20 punti in più di quella tedesca, le aziende italiane devono sopportare ben oltre 180 giorni di ritardo nei pagamenti dalla Pubblica Amministrazione, contro i 36 della Germania.
Aziende con stessa solvibilità oggi hanno probabilità differenti di ottenere credito ed a tassi molto diversi, a seconda della nazione in cui si trovano.
Lo stesso mercato interbancario europeo si è spaccato. Unione significa, invece, convergenza in termini di crescita, produttività, occupazione, scolarità e welfare.
Un fisco comune nei principi fondamentali, regole del lavoro standard, una istruzione di uguale livello, infrastrutture integrate. La crisi dell'Unione deriva dalla mancanza di una leadership, che esprima, con una unica voce, decisioni nette e coraggiose. Vogliamo un vero libero mercato, fatto di concorrenza e senza rendite di posizione.
Un sistema di welfare avanzato, con reti di protezione. Una Europa giusta e solidale. Uno spazio che garantisca uguali condizioni di partenza, attraverso l'istruzione.
Che usi il merito come parametro di valutazione. Una Europa più democratica, dove il Presidente della Commissione è direttamente scelto dal Parlamento europeo, eletto con un identico sistema di voto in tutti i Paesi. Una Europa di pace, che non lascia i propri cittadini cadere nella disperazione, pensare che non ci siano vie di uscita e che le condizioni peggioreranno perennemente.

MOLTO RIGORE , POCA CRESCITA

I colpi della recessione sono arrivati nelle carne viva del tessuto produttivo: la base industriale si è contratta del 20%. Anche noi, come Giovani Imprenditori, contiamo - forse per la prima volta - i "caduti sul campo" Se chiudono le imprese dei giovani, il Paese brucia il futuro, le speranze, il dinamismo. L'unica strada per uscirne è creare nuove occasioni di lavoro, dare ossigeno alle aziende, per esprimere ogni potenziale al meglio. Le imprese italiane hanno di fronte un muro: quello del credito. Riconosciamo le difficoltà, acuite dagli accordi di Basilea, ma troppi sono i casi di chi, pur con anni di rapporti consolidati, ed una situazione economica e patrimoniale immutata, si è visto togliere, ex abrupto, il sostegno finanziario Le banche devono tornare a svolgere il loro ruolo, valutando la bontà dei progetti e la serietà degli imprenditori, senza affidarsi esclusivamente a modelli statistici
La crisi sta colpendo lavoratori e imprenditori allo stesso modo La narrazione di un'Italia divisa non ci appartiene più da tempo. Lo abbiamo già detto: anche fra gli imprenditori c'è la precarietà, di chi ha impegnato tutti i propri beni personali per continuare l'attività e, in piena crisi, rischia di trovarsi senza niente.
Fra i lavoratori c'è chi è pronto a fare sacrifici, e sono la grande maggioranza, per mandare avanti l'azienda Perchè siamo una sola generazione, con lo stesso sogno, quello di riappropriarci del diritto alla normalità. Crediamo sia normale lavorare e dare lavoro. Va bene l'attenzione alle start-up dimostrata dal Governo. L'abbiamo sollecitata noi.
Ma il problema italiano adesso non è, o non solo, la mancanza di nuova imprenditoria, quanto la progressiva desertificazione industriale.
Molte delle misure cosiddette "sblocca- crescita" sono impigliate in processi attuativi che le vanificano: solo il 9% delle leggi emanate ha trovato esito positivo.
Così le riforme restano dettagli singoli, schegge di un disegno non diventato ancora strategico, perché non ha messo al centro il tema della crescita.
Il rigore è essenziale per il nostro credito internazionale e l'Italia ha già superato i controlli.
Lo ha fatto sostenendo il peso di una pressione che, per chi paga onestamente le tasse, è cresciuta così tanto da diventare una confisca. La pressione fiscale ufficiale, in Italia, toccherà nel 2012 il 45% del PIL. Il cuneo fiscale e contributivo è tra i più elevati dell'OCSE: il 53% contro una media dell'Unione Europea del 41%.
L'onere sulle imprese italiane quest'anno sarà superiore al 68%. A Capri lo abbiamo detto chiaramente: il tempo della pazienza è finito.
Non si può continuare a chiedere condiscendenza a chi non ha, nonostante ogni sforzo in suo potere, possibilità di vivere una vita normale.
Non si può chiedere comprensione a chi ha stretto i denti oltre il limite, soprattutto quando lo stesso non è stato fatto da chi vive di politica. Il Governo ha riconosciuto che gli italiani stanno dando una grande prova di responsabilità, accettando misure drastiche e impopolari. Se questo è vero, c'è un dovere morale di ridare, subito, fiducia al Paese, abbassando, in maniera sostanziale, la pressione fiscale su chi lavora e sulle imprese che reinvestono. Lasciare ai redditi bassi più soldi in busta paga, per rilanciare la domanda interna. Non basterà, anche se è un inizio, il taglio all'Irpef sul primo scaglione, che rischia di essere vanificato dall'aumento dell'Iva.
La lotta contro l'evasione fiscale, i parassitismi e gli sprechi di denaro pubblico devono essere le facce della stessa medaglia.
Lo abbiamo ripetuto in tutti i modi che condanniamo l'evasione fiscale e che questa va contrastata con ogni mezzo, ma non possiamo continuare a sentirci ripetere di pazientare. "Prima recuperiamo il sommerso poi riduciamo le tasse". Con questa promessa si è arrivati a far pagare a lavoratori e imprese un livello di tributi che strangola. Nella storia solo la crescita economica ha consentito di sanare deficit e debiti pubblici. Non è mai accaduto diversamente.
L'evidenza empirica dimostra che Paesi credibili possono sopportare, anche per un periodo non breve, deficit e un alto livello di debito, basta pensare alla Gran Bretagna e alla Francia alla fine del secondo conflitto mondiale o, adesso, agli Stati Uniti e al Giappone.
Non altrettanto vale per un'alta disoccupazione di lungo periodo, perché, oltre ad innescare una pericolosa spirale recessiva, erode le fondamenta di una società e lo fa per una intera generazione. Non possiamo dimenticare che la stabilizzazione dei conti pubblici è un meta obiettivo. L'obiettivo vero è la creazione di occupazione, attraverso le imprese, che oggi, in troppe, stanno morendo.

UNA CLASSE POLITICA ALL'ALTEZZA

Ben vengano la revisione e la razionalizzazione della spesa.
La prima lotta agli sprechi è quella sui costi della politica e sugli acquisti della Pubblica Amministrazione Occorre poi che la vera motivazione per chi fa politica sia l'onore e l'orgoglio di servire il proprio Paese. Siamo disgustati dall'idea della carica pubblica come scorciatoia per arricchirsi.
Ci ribelliamo a questo degrado. Le nostre parole d'ordine sono sempre state: merito, trasparenza e legalità.
Chi lavora non è più disposto a sostenere oltre, con le proprie tasse e la propria fatica, larghi strati parassitari che anche adesso, mentre perdiamo duemila occupati al giorno, continuano ad erodere denaro pubblico. Servono persone responsabili, preparate, all'altezza del compito. Via i ladri, gli ignoranti e gli incapaci. Vogliamo dei partiti che non solo selezionino meglio chi dovrà rappresentare gli italiani, ma che condividano con questi, in solido, le responsabilità delle eventuali violazioni civili e patrimoniali commesse dai loro esponenti Anche la mancata vigilanza è una colpa.
La legge elettorale e le regole interne ai partiti possono fare molto per recuperare quel deficit democratico, che pesa almeno quanto il deficit dei conti pubblici. Avanti con le riforme, è il momento del rinnovamento.
Sono orgoglioso di rappresentare tredicimila di quegli imprenditori nelle cui mani, anche e soprattutto, lo ha riconosciuto il Presidente del Consiglio, stanno le sorti dell'Italia.
Con una caratteristica che ci contraddistingue: siamo giovani. E per questo abbiamo la sfrontatezza di affermare che il futuro ci interessa ancora più degli altri. Perché è nostro.
È vero, le sorti del Paese stanno nelle nostre mani, nell'impresa e negli imprenditori, ma la storia mostra che situazioni di patologia economica, come quella che stiamo vivendo, non si risolvono da sole. Non dobbiamo interrompere il percorso di riforme avviate, e non dobbiamo tornare indietro, in primis su quella delle pensioni, perché avanzata ed equa nel rapporto tra generazioni.
Ecco perché a chi si candida per governare l'Italia chiediamo cosa intenderà fare per rendere nuovamente possibile pensare ad una vita autonoma, per i giovani che non hanno lavoro e non riescono a rendersi indipendenti. Presenteremo a tutte le forze candidate proposte concrete su questa vera emergenza, che dovrebbe stare ai primi punti di ogni programma di governo, ma che, purtroppo, non è stata ancora percepita dalla classe politica.
Come Giovani Imprenditori non rinunciamo ai nostri obiettivi e a lavorare per un Paese straordinario.



«IL MERCATO COMUNE? TUTTO DA REINVENTARE»

DI TITTI IOIA


CARLO BARBAGALLO


Presidente, l'appuntamento con il Convegno del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria è arrivato alla XXVII edizione. Quale messaggio avete lanciato quest'anno dall'isola azzurra?
Ci siamo spinti oltre i confini nazionali, consapevoli della necessità di ampliare il nostro orizzonte e guadare, finalmente, all'Europa come a un sistema unico, come alla casa comune in cui siamo cresciuti insieme ai nostri colleghi francesi, tedeschi, spagnoli, polacchi. Abbiamo alzato la testa per guardare più lontano.
A Capri abbiamo fatto il punto sulle criticità che attanagliano il nostra sistema economico e avanzato proposte per rendere sempre più competitivo e solido il mercato comune.

Un mercato da ricostruire o rafforzare?
Un mercato da reinventare. Il lavoro straordinario fatto dagli europei nel secolo scorso, finalizzato a realizzare un mercato comune, una moneta unica, un sistema condiviso di norme e un'unione politica – il grande sogno ancora non realizzato – è un tesoro prezioso da tutelare a tutti i costi.
Abbiamo bisogno, però, di nuovi punti di riferimento, di fare un passo avanti.

Come?
Realizzando una nuova industria europea, elaborando una politica industriale capace di valorizzare le start-up e quella straordinaria risorsa rappresentata dall'imprenditoria giovanile. A Capri abbiamo mostrato il volto delle imprese giovani che nonostante tutto continuano a nascere, crescere e svilupparsi.
È un'idea condivisa anche dai miei colleghi europei, nostri ospiti nel corso del Convegno, con i quali abbiamo siglato una Joint Declaration da consegnare al quadrilaterale del Consiglio Europeo di dicembre.

Presidente, a Capri, però, si è discusso anche molto di Mezzogiorno.
Certo, il futuro dell'Italia e dell'Europa passa proprio dal nostro territorio. Abbiamo discusso di digital divide, di gap infrastrutturale, di settori strategici, con la consapevolezza di dover bruciare sul tempo le previsioni Svimez. Non possiamo, certo, attendere 400 anni per colmare il divario con il resto del Paese, figuriamoci, poi, con i Paesi europei più avanzati. La consapevolezza di giocare un ruolo determinante per lo sviluppo europeo ci responsabilizza maggiormente e, allo stesso tempo, ci rende consapevoli dei nostri diritti e delle nostre possibilità: vogliamo crescere, dobbiamo farlo.
Per questo saremo ancor più vigili nei confronti delle politiche per lo sviluppo di questo territorio promosse dalle istituzioni.

Da dove ripartire?
Il nostro Sud ha un potenziale inespresso incredibile.
Il Mezzogiorno, motore della ripresa europea, deve assolutamente ripartire dal turismo, dalle sue bellezze paesaggistiche, storiche, culturali, dalla sua straordinaria cultura enogastronomica.
È assurdo aver perso così tanto tempo e continuare a non rendersi conto della risorsa inestimabile in nostro possesso. In Italia il settore dà lavoro a pochissime persone, nel Mezzogiorno sono solo 48mila gli addetti, da qui invece potrebbe arrivare una risposta concreta al dramma della disoccupazione eppure nulla sembra muoversi.
Speriamo che le recenti rilevazioni della Svimez, secondo la quale 40mila nuovi posti di lavoro potrebbero essere crearti con seri investimenti nel comparto, servano a dare la sveglia, un campanello d'allarme per tutti noi.

Cosa suggerisce?
Sedersi a un tavolo e discutere, istituzioni, addetti ai lavori, imprese.
Solo con una politica di sviluppo seria e condivisa, tesa a valorizzare le nostre ricchezze, sarà possibile attingere valore aggiunto da questo patrimonio a oggi inutilizzato


«SUBITO GIÙ IL CUNEO FISCALE»


DI FILOMENA LABRUNA

NUNZIA PETROSINO


Presidente Petrosino, qual è il sentiment dei GI di Avellino rispetto al momento ancora difficile che vive il Paese?
L'incontro di Capri di quest'anno è stato un ulteriore momento per evidenziare una situazione, se possibile, ancora peggiore di quella del 2011. I rischi di un così lungo periodo di recessione sono un impoverimento definitivo - temiamo già in corso - del Paese e, soprattutto, del Mezzogiorno. Alla politica chiediamo innanzitutto di riformarsi radicalmente a favore della trasparenza partendo dalla riforma elettorale che, a sei mesi circa dalle elezioni, risulta ancora in alto mare. Chiediamo allo Stato di pagare i suoi debiti nei confronti delle imprese, con il medesimo rigore e la stessa puntualità che tutti i cittadini stanno osservando.

Quali le priorità cui dare la precedenza?
Chiediamo che venga abbattuto il cuneo fiscale in favore di lavoratori e imprese per incentivare consumi e sbloccare le assunzioni. Sarebbe indispensabile istituire una no tax area Sud per i nuovi stabilimenti produttivi, senza dimenticare la realizzazione di un piano di crescita nazionale fondato sulle infrastrutture nel Mezzogiorno. Tutto questo può avvenire nel rispetto del vincolo di bilancio con una spending review che parta dalla revisione dei costi della politica fino alla completa attuazione delle liberalizzazioni. Insomma chiediamo razionalizzazioni e strumenti che ci consentano di lavorare come in qualsiasi paese civile. Queste sono le medesime dichiarazioni che abbiamo fatto lo scorso anno nella stessa occasione e che ripetiamo dal momento che progressi in questo senso non sembra siano stati fatti.

Cosa è emerso nel corso della due giorni caprese?
Anche quest'anno siamo stati presenti con una folta delegazione di imprenditori avellinesi al Convegno dei GGI di Capri, nonostante il periodo contingente ci avrebbe voluti impegnati nelle nostre aziende. Questo a testimonianza del fatto che crediamo fortemente nel valore dei contenuti di primario interesse che emergono dall'appuntamento caprese che i Giovani con tenacia e caparbietà pongono all'attenzione della politica, delle istituzioni e dei media. Del resto è esattamente questa la mission di un Gruppo Giovani: realizzare un laboratorio di idee - con un'attenzione particolare rivolta alle giovani generazion - per poi mettere a punto strategie per lo sviluppo imprenditoriale, nel nostro caso afferente all'intero territorio irpino. Impegnati nella promozione della cultura d'impresa sul territorio, infatti, i giovani industriali avellinesi hanno negli anni conquistato un ruolo da protagonisti nel contesto socio-economico provinciale, diffondendo un sano e solidale spirito imprenditoriale attento a tutte le istanze provenienti dalla società civile. Animato dal desiderio di promuovere la cultura d'impresa e di valorizzare le nuove generazioni, il team del Gruppo Giovani avellinesi attua progetti operativi nei campi della formazione, dell'internazionalizzazione, della finanza e della scoperta e del riconoscimento dei nuovi talenti.


«L'EUROPA RESTA IL GRANDE PROGETTO COMUNE»

DI FRANCESCA ZAMPARELLI

PASQUALE LAMPUGNALE


Presidente Lampugnale, a Capri i riflettori erano puntati sull'Europa: di quale messaggio si sono fatti portavoce i Giovani Imprenditori?
Il tema scelto dai Giovani Imprenditori per il Convegno di Capri di quest'anno analizza la crisi con particolare riferimento all'impatto che la stessa ha avuto sull'Europa e sui suoi processi di integrazione. L'Europa Unita rappresenta una intuizione di personaggi illuminati come Robert Shuman, il tedesco Konard Adenauer e l'italiano Alcide de Gasperi e ha raggiunto il culmine della sua integrazione con la moneta unica.
Tale importante processo ha rischiato di naufragare anche a causa della mancata attuazione di politiche unitarie da parte dei singoli Stati Membri.
Ma anche oggi come allora la vera forza dell'Europa sta nello spessore di persone che credono nel progetto comune e che sono in grado di portarlo avanti anche con scelte coraggiose e inusuali come quelle condotte dalla BCE con il suo massimo esponente Mario Draghi.
È necessaria tuttavia una presa di coscienza da parte degli Stati Membri che devono concordemente adottare tutte le misure in grado di attuare quelle trasformazioni radicali necessarie ad innescare un meccanismo virtuoso di crescita. La convention di Capri su "Integrazione, sviluppo, lavoro: unire l'Europa, rafforzare l'Italia" ha rappresentato un momento di confronto e dibattito di primaria importanza in quanto ritengo che oggi più che mai sia fondamentale lavorare per uniformare le regole che sottendono alle economie dei Paesi europei al fine di rendere l'Europa più forte e omogenea. Il primo banco di prova sul quale sono chiamati gli Stati Membri sono le leggi finanziarie che, a nostro avviso, devono puntare soprattutto su due interventi prioritari: lotta agli sprechi; politiche di crescita per le imprese.
L'integrazione europea va quindi letta soprattutto quale uniformità delle politiche fiscali, del welfare e delle infrastrutture.
A Capri è stato lanciato un patto tra giovani imprenditori di Italia, Spagna, Francia e Germania con lo scopo di mettere a confronto realtà ed esperienze diverse al fine di avviare un percorso di crescita reale delle economie dei paesi membri anche attraverso l'inclusione dei giovani nel mercato del lavoro. Questo processo richiede necessariamente anche l'impegno attivo del Gruppo Giovani Imprenditori – nazionale e territoriale - che da sempre crede nell'orientamento delle nuove generazioni e nella promozione della cultura d'impresa quali valori fondanti della propria mission.


NUOVE IMPRESE, GIOVANI IMPRENDITORI IN CAMPO: «Ora ci vuole coraggio»


DI ANTONIO ARRICALE

VINCENZO BOVE


La crisi economica morde ancora, purtroppo. E, in provincia di Caserta, la morsa si fa sentire in maniera anche più evidente.
La negativa congiuntura internazionale, infatti, si somma a sofferenze economiche che si trascinano da tempo, legate ad un lento e inesorabile processo di deindustrializzazione.
A soffrirne sono soprattutto i giovani, che non trovano facilmente occupazione, ma anche gli over quaranta, espulsi dal mondo del lavoro e con grandi difficoltà di reimpiego. Situazioni drammatiche, cui il Gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria Caserta ha deciso di guardare con particolare attenzione, offrendo possibilmente prospettive nuove, che passano però non dall'attesa di un nuovo lavoro, ma dalla volontà e possibilità di mettersi in gioco.
Insomma, un aiuto concreto a quanti piuttosto che attendere, vogliono inventarsi un lavoro e, dunque, cimentarsi nella sfida imprenditoriale.Da qui i progetti "Caserta at Work " e "Libera(la)mente" lanciati nei mesi scorsi. Ma in che cosa consistono? Lo abbiamo chiesto al leader del Ggi Enzo Bove.
«Caserta at Work è l'iniziativa messa in campo per valorizzare il capitale umano che costituisce il vero punto di forza in qualsiasi ipotesi di crescita e di sviluppo», sottolinea il presidente. «Vuole essere un concreto aiuto a quanti intendono percorrere la strada dell'imprenditoria e non aspettare inerti l'evolversi dei tempi. Insomma, è una prospettiva per quanti vogliono mettersi in gioco, scegliendo la strada dell'imprenditoria».

In particolare, che cosa offre il Ggi di Confindustria Caserta agli aspiranti imprenditori?
I giovani imprenditori casertani si offrono come tutori per assistere i nuovi imprenditori nei momenti iniziali, che sono anche i più difficili.
In primis, nella soluzione dei problemi burocratici da affrontare, che sono sempre tanti e capaci di fiaccare la resistenza anche dei più forti; quindi, aspetto tutt'altro che secondario, nell'offrire assistenza nel momento dell'accesso al credito.
Grazie al coinvolgimento del sistema bancario locale e con l'aiuto del Confidi delle province Lombarde, infatti, attraverso il progetto "Caserta at work" si possono accendere crediti tra i 20mila e i 60mila euro, garantiti fino all'ottanta per cento dell'importo accordato e riducendo il tasso applicato.


UN'EUROPA A MISURA DEI GIOVANI

DI BRUNO BISOGNI

VINCENZO CAPUTO


Presidente, a Capri si è discusso di Europa. Quale Ue immaginano gli under 40 di Confindustria?

Non poteva essere altrimenti. L'Unione europea è stata la grande protagonista della storia recente e lo è oggi, in questo momento particolarmente difficile per tutti i paesi che la compongono.
L'Europa attraversa un periodo critico, difficoltà comuni, disoccupazione giovanile ai massimi, crescita minima, e una strada da percorrere insieme per riuscire a ritrovare la rotta.
Eppure, manca ancora il coraggio di fare un passo in più, quello decisivo, quello diretto al rafforzamento delle istituzioni europee.

Quali conseguenze avrebbe un'Europa politicamente più forte?
La mancata unione politica è sempre stata il grande limite del progetto Europa. Ma oggi è necessaria per dare maggiore stabilità ai mercati, alla società, alle stesse istituzioni dei singoli stati membri. È una nuova Europa quella che chiediamo, a misura di under 40.
Espressione di una società e di un'economia competitive, innovative e stabili.

Quale sarà il vostro contributo?

Abbiamo dimostrato di saper rimboccarci le maniche e combattere in prima linea. Siamo pronti a contribuire alla costruzione di una nuova Europa, di una nuova Italia. Lo faremo con le nostre idee, con il nostro lavoro, con la nostra capacità di innovare e scommettere sulla ricerca
. Lo faremo collaborando con i nostri colleghi europei, nostri ospiti nelle due giornate capresi, perché siamo spinti dalla stessa volontà, quella di dare una mano concreta per ritrovare quanto prima la strada maestra. Siamo una risorsa da valorizzare, da sostenere.

Come?
Torno ancora una volta sul tema del credito. Purtroppo poco o nulla è cambiato.
I giovani imprenditori trovano ancora troppe difficoltà dovute alla stretta imposta dalle banche.
Questo penalizza idee promettenti, è necessario trovare nuove strade.
Penso al venture capital, oltre che a un ripensamento serio degli incentivi, un ripensamento ispirato al principio della razionalizzazione e della selezione.
Solo in questo modo sarà possibile scommettere sulle start up innovative, con il duplice vantaggio di trasformare, svecchiando, il nostro sistema produttivo ed economico e creare, contemporaneamente, nuova occupazione.
Il 2012 per il Gruppo Giovani della territoriale napoletana è un anno molto importante, festeggiate i primi 50 anni di attività.

Quanto è stato fatto fino a oggi e quali i progetti per il futuro?
Sono onorato di guidare il Gruppo in un'occasione così speciale. È un compleanno importante, tempo di bilanci e progetti. Nell'arco di questo mezzo secolo di attività abbiamo costruito, grazie al prezioso contributo dei miei predecessori e di tutti gli associati, un Gruppo solido, attivo, presente e protagonista sul territorio. Siamo diventati un interlocutore affidabile anche per i nostri senior e per tutti gli imprenditori under 40 alla ricerca di un punto di riferimento, grazie alla nostra capacità di fare squadra. Siamo stati molto attivi sul fronte della formazione e su questa strada proseguirà nei prossimi mesi e nei prossimi anni il nostro cammino.





«PUNTARE ALL'INTEGRAZIONE SOCIALE, NON SOLO ECONOMICA»


DI RAFFAELLA VENERANDO

GENNARO LODATO



Presidente, un ecosistema favorevole alle imprese quali elementi deve possedere?

È indubbio ormai che il nostro Paese abbia ormai perso gran parte della sua capacità competitiva; per questo, necessiterebbe di essere messo in migliori condizioni puntando su alcuni fattori chiave che permetterebbero non solo di rilanciare le nostre imprese, ma anche di attrarre capitali esteri. In primis bisognerebbe insistere sulla sburocratizzazione: è inammissibile che in Italia per ottenere una Valutazione di Impatto Ambientale occorrano circa 3 anni, mentre in Austria o in Croazia appena 60 giorni. Va migliorato poi l'accesso al credito e il costo del denaro - molto più alto al Sud - senza sottolineare come le difficoltà di liquidità si moltiplichino per le imprese che lavorano con la PA. Infine, si dovrebbe agire sulla pressione fiscale: oramai le tasse sulle imprese sono arrivate in Italia quasi al 68%, le più alte della media OCSE e quasi 20 punti superiori alla Germania.
Sicuramente la priorità nazionale in questo momento è quella di azzerare il deficit e abbattere il debito pubblico arrivato ormai al 126%, ma non ci può essere ripresa economica combinando una politica di grande austerity con una pressione fiscale così alta.
Per tutta questa serie di motivi al Convegno di Capri abbiamo voluto rimarcare la necessità di accelerare i passaggi per arrivare ad un modello di Stati Uniti d'Europa, intesi come vera unione politica basata su una concreta integrazione dei sistemi industriali e produttivi. Tutto ciò è formalizzato in una dichiarazione siglata insieme ai Giovani Imprenditori di Francia, Germania e Spagna.
Nell'ottica di questa visione, come Gruppo Giovani di Salerno insieme alla Territoriale di Napoli, proprio quest'anno ci siamo recati a Bruxelles per meglio approfondire quella che sarà la prossima agenda Europea 2014/2020 che riguarderà non solo la visione economica ma anche la maggior integrazione sociale.

Cosa ne pensa delle nuove regole per le startup?
Per ciò che riguarda le startup, questo Governo sicuramente con il DL 179 ha posto le basi per un nuovo approccio verso le nuove imprese innovative. È la prima volta infatti che nel nostro ordinamento viene introdotta la definizione di startup e vengono chiarite le norme agevolative sia in materia fiscale, sia di semplificazione amministrativa e di mercato del lavoro. L'Italia deve diventare un paese ospitale verso tutte le iniziative che puntano sull'innovazione e sulle nuove aziende perché ha le carte in regola per farlo.

Il Gruppo GI di Confindustria Salerno tradizionalmente spinge molto sulla formazione. L'education può essere un investimento anche nei momenti di difficoltà?
Sul tema dell'Education il nostro Gruppo è sempre molto attivo; riteniamo infatti che soprattutto l'alternanza scuola lavoro sia indispensabile per creare quel link fondamentale tra scuola, giovani e mercato del lavoro. Abbiamo predisposto una serie di Comitati Tecnico-Scientifici con i principali istituti della provincia entrando nel merito dei piani formativi e dei tirocini. Con l'Università invece stiamo portando avanti dei tavoli di confronto tra vari Gruppi di ricerca e i principali Gruppi merceologici presenti sul nostro territorio, per meglio venir incontro alle esigenze più concrete e pratiche delle aziende.




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