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  Dicembre 2012

Articoli n?09
NOVEMBRE 2012
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EFFICIENZA, il primo indice di salubritÀ della nostra economia


di Raffaella Venerando


MARCO GISOTTI


Gisotti, qual è il panorama professionale dei Green Jobs in Italia e oltre confine? In termini anche numerici qual è la situazione attuale e quali le prospettive?

In questi giorni è uscito un rapporto di Greenpeace ed European Renewable Energy Council dal Centro nazionale tedesco per l'aerospazio, l'energia e i trasporti che sostiene che entro il 2020 in Europa si potrebbero creare mezzo milione di nuovi posti di lavoro solo dalle fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
Ma io le ribatto con due esempi, che riguardano esclusivamente l'Italia e che arrivano da Confindustria: la diffusione di nuovi elettrodomestici più efficienti che potrebbe dare entro il 2020 lavoro a 98.000 persone, 220.000 incluso l'indotto; e sul piano dell'efficientamento energetico dell'intero comparto industriale si potrà «generare un effetto cumulato nel decennio di un aumento della produzione diretta e indiretta a livello nazionale di quasi 240 miliardi di euro, la creazione di oltre 1,6 milioni di posti di lavoro, con un incremento del Pil medio dello 0,6% annuo».

La trasformazione verde riguarda comparti specifici o è in qualche modo trasversale?
Siamo portati a pensare che quello delle energie sia il comparto per eccellenza e, in fondo, negli ultimi anni, grazie alla politica degli incentivi, è quello che esploso sotto gli occhi di tutti. Anche se poi, con le incertezze da parte del precedente governo (e qualcuna anche di questo) il settore ha vissuto momenti di forte indecisione, ma non c'è dubbio che il futuro sia tracciato. Le fonti rinnovabili però non sono che una parte. Per dare anche dei numeri, pensiamo ai 150.000 del settore delle rinnovabili, che sono tanti ma non sono i più numerosi. Nel settore della selvicoltura sono 400.000, nell'agricoltura biologica più di 200.000, 103.000 nei rifiuti e 76.000 nel riciclaggio, 80.000 nelle aree protette, 13.000 nella chimica verde, 200.000 nell'agricoltura biologica, 27.000 nel settore delle bonifiche ambientali e 50.000 nell'ecoturismo, 105.000 nel trasporto pubblico locale e oltre 76.000 nelle ferrovie.

Ma quali sono i green jobs? Ci faccia un esempio "facile" - un mestiere già esistente semplicemente aggiornato - e uno davvero innovativo, insolito, curioso.

Una figura che oggi spicca è quella dell'energy manager, necessario oggi in ogni settore perché ha la capacità di migliorare tutta la filiera produttiva e consentire ad un'impresa di ottenere risparmi vitali per il suo futuro. Eppure, solo tre anni fa, era quasi ignorata. Un altro settore dove c'è fame di talenti è quello della chimica verde dove però scarseggiano: mancano i laureati. O, per fare un altro esempio, il turismo, settore che non conosce crisi e che oggi, se è "eco", i viaggiatori lo preferiscono. A fianco, perciò, di figure si altro profilo tecnico – come l'ecodesigner industriale o l'esperto della borsa rifiuti dell'edilizia – ci sono, è vero, professioni curiose come l'ecovigile o l'ecoparrucchiere. Fanno sorridere ma esistono. Così come il "bagnino sostenibile" che in Emilia Romagna è quell'imprenditore o manager che gestisce lo stabilimento balneare ma in maniera innovativa e attenta all'ambiente.

Il mondo della formazione, specie quella universitaria, sta seguendo questa evoluzione?
Una cosa che dobbiamo sfatare è che l'unica formazione che conta sia quella universitaria. È importante, importantissima ed è quella che ancora oggi maggiori possibilità di occupazione, soprattutto nei percorsi tecnico-scientifici e in particolare quelli ambientali. Ma il grande numero di disoccupati è nella fila dei diplomati alla scuola superiore. Pochi ancora sanno che esistono corsi specialistici, in particolare presso gli ITS, gli istituti tecnici superiori, che danno una formazione parallela all'università, della durata in media di due anni, e che introducono immediatamente nel mondo del lavoro. In questo ambito la formazione green la fa praticamente da padrone. In generale, però, il mondo della formazione è ancora indietro. Colpa anche di politiche frammentarie e riforme della scuola e dell'università che non hanno guardato all'evoluzione tecnologica e industriale non solo del Paese ma del mondo.

Data la sua esperienza di giornalista e divulgatore di temi ambientali, quali sono a suo avviso le maggiori resistenze culturali - e non - perché si affermi e diffonda concretamente una coscienza green nel nostro Paese?
Spostare i valori verdi tutti sulla politica, com'è accaduto fra gli anni Novanta e i Duemila, è stato un grande equivoco. Inoltre fra il 2005 e il 2008 in Italia c'è stata una violenta campagna contro l'ambientalismo, complice anche la ripresa del programma nucleare. In altri paesi si può essere ambientalisti al di là del pedigree politico. L'ecologia è assunta come un valore dalle star del cinema, dalle donne e dagli uomini di cultura e della scienza, dagli imprenditori e, sì, anche dai politici. Nel nostro Paese si tende sempre e troppo a "buttarla in politica" e la politica si sa cosa è diventata. Ma anche i media in questo hanno avuto e hanno la loro parte. Ancora oggi, mentre l'Herald Tribune, Le monde o El Paìs sono capaci di mettere come notizia d'apertura lo scioglimento dei ghiacci artici, in Italia è eretico persino pensarlo! Poi invece accade che l'impresa si scopre la parte più avanzata del paese. I dati del rapporto GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, di cui sono uno degli autori, ci dicono che un'azienda su quattro in Italia appartiene alla green economy. Oggi la parola efficienza è il mantra della parte più sana della nostra economia. Ed efficienza vuol dire – sempre – minori consumi di energia, di acqua, di territorio, meno inquinamento, meno rifiuti. Talvolta ho l'impressione che, a furia di raccontare i malesseri (che pure esistono) del nostro recente passato, non ci siamo accorgiamo di avere già intrapreso la strada del futuro. Prima ce ne renderemo conto, prima riempiremo quella parte del bicchiere che da vuota ci fa così male. E sarà acqua pulita.


GUIDAAI GREEN JOBS - II EDIZIONE COME L'AMBIENTESTA CAMBIANDO IL MONDO DEL LAVORO di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, Edizioni Ambiente

Dopo tre anni arriva nelle librerie la versione ampliata e aggiornata di Guida ai green jobs, libro che nel nostro paese è diventato punto di riferimento ineludibile per ragionare di lavori verdi, un mercato che tende sempre più ad ampliarsi.
Energie rinnovabili, chimica verde, risorse e rifiuti, mobilità sostenibile, industria agroalimentare, ecofinanza, green building, foreste, sicurezza del territorio, green marketing e advertising, green fashion, benessere naturale, giornalismo ed editoria ambientale, turismo sostenibile.
Non c'è comparto produttivo che non sia stato investito dalla rivoluzione della green economy: la riduzione degli sprechi e la sostenibilità ambientale e sociale dei processi produttivi sono infatti considerati gli elementi chiave della strategia per superare la crisi, come dimostrato anche dal numero crescente di cittadini e clienti che si orientano verso aziende e prodotti verdi.
Oltre a un'analisi approfondita dei vari settori della green economy e alla lista dei 125 lavori verdi più richiesti, per ognuno dei quali vengono descritti i percorsi di formazione, la Guida ai green jobs è arricchita da più di cinquanta interviste ai protagonisti della trasformazione che sta investendo anche il nostro paese, e che potrebbe proiettarlo nell'economia del futuro.

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