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  Dicembre 2012

Articoli n?03
Aprile 2012
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BOCCIA: «Dobbiamo proseguire sulla strada delle riforme»

SANITÀ: «Occorre un massiccio controllo centrale»

È legge il dl AMBIENTE

Riforma del LAVORO Cosa cambia


SANITÀ: «Occorre un massiccio controllo centrale»

Vanno verificati i conti della sanità campana per operare tagli laddove si annidano reali sprechi

di Raffaella Venerando


Ottavio Coriglioni
Presidente Gruppo Sanità Confindustria Salerno

Presidente, Coriglioni, partiamo dal problema forse più gravoso in questo momento per la sanità privata
campana: quello del ritardato pagamento da parte della PA. Secondo gli ultimi dati della Cgia di Mestre, i mancati pagamenti delle Asl e delle Aziende ospedaliere hanno raggiunto la soglia dei 40 miliardi di euro, il 70% dei quali è riferibile alle strutture ospedaliere del Centro‑Sud. Più nel dettaglio, per quanto riguarda le forniture dei dispositivi medici, nei primi 11 mesi del 2011 i tempi medi di pagamento hanno raggiunto i 771 giorni in Campania. Una cifra che dà la misura inequivocabile del problema…

Al momento è certamente il problema più grave che attanaglia le imprese, anche quelle afferenti al comparto sanità. Come noto, le Regioni sottoposte a piano di rientro hanno ottenuto che fino al 31 dicembre 2012 fossero congelate le azioni di recupero coattivo del credito, al fine di poter attuare una efficace ricognizione del debito e, contemporaneamente, adottare un piano per il risanamento dello stesso. Purtroppo la Regione Campania non ha fatto né l'una, né l'altra cosa, perdendo così in termini di tempo un anno e mezzo e caricando, al contempo, le imprese di oneri finanziari aggiuntivi per continuare le proprie attività. Ad oggi lo sblocco di questa complessa vicenda è ancora in divenire. Per fortuna, almeno per la nostra provincia, abbiamo messo in piedi un interessante accordo con il Commissario della ASL di Salerno Maurizio Bortoletti, grazie al quale ci siamo assicurati quanto meno il flusso finanziario del corrente.

Sulla certificazione del credito da parte delle AASSLL si registrano, invece, positivi avanzamenti?

Questo problema è legato al precedente. Una certificazione ASL non sostenuta da un riconoscimento regionale è praticamente non spendibile presso gli istituti finanziari, per altro siamo in fase di costi finanziari crescenti.

Il Consiglio di Ministri ha deciso, nei giorni scorsi, di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale alcune disposizioni legislative dell'Abruzzo e della Campania. Nell'occhio del ciclone sono finite le norme su piano di rientro, accreditamento delle strutture sanitarie e assetto delle aziende ospedaliere universitarie.
Crede che potrebbe cambiare in positivo qualcosa?

Nell'immediato non credo. Il problema sui controlli esercitati a livello nazionale sulle Regioni sottoposte a piano di rientro è serio. A livello centrale si fa una valutazione basata unicamente sulle carte, sulle buone ancorchè non perseguibili intenzioni e non sui fatti, ovvero sulla reale composizione della spesa per evitare gli sprechi. Ad esempio: la spesa del privato accreditato dal 2005 è ferma a 1.700.000.000,00 euro, anzi, è in leggero calo, mentre nello stesso periodo il fondo sanitario regionale passava da 6,7 miliardi a 9,5 miliardi di euro. Chi ha gestito le differenze?

Alla luce di tutti i ritardi che sconta il Servizio Sanitario Nazionale, ritiene che in parte la causa sia ascrivibile all'aziendalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche? Diversamente, dove risiede il problema di una così cattiva gestione?
Il problema di una cattiva gestione risiede nella mancanza assoluta di controllo. Nessuno ha verificato mai il comportamento contabile e decisionale delle Asl, così ciascuna di queste si è comportata come meglio ha ritenuto, senza considerare una omogeneità di comportamento su tutto il territorio regionale. In più, va ricordato che la gestione delle Asl è sempre stata affidata al politico di turno, con risultati di indubbia evidenza.

Da una recente indagine Censis "Quale futuro per le risorse in sanità? Quale sanità dopo i tagli?" emerge che la spesa pubblica è sempre meno adeguata ai bisogni sanitari dei cittadini che spendono così di più di tasca propria: in media 30,6 miliardi di euro, +8% nel periodo di crisi 2007‑2010. La sanità peggiora in particolare nelle regioni in cui i Piani di rientro hanno imposto controlli rigidi della spesa e tagli a servizi e prestazioni: si spende meno rispetto al passato, ma non meglio. Questo avvantaggia le buone strutture private?
No, è un fenomeno che va ad esclusivo beneficio di quelle cattive. Le strutture private che si attengono alla normativa e cercano di essere al passo con i tempi sono penalizzate avendo costi maggiori che un sistema di controllo miope non valorizza.

Sempre nello stesso studio si evidenzia come stia crescendo il fenomeno del low cost sanitario. Cosa ne pensa?
In questi giorni è stato presentato lo studio che ogni due anni il settore sanità di Confindustria elabora "Struttura e performance della filiera della salute" dove rileviamo dati molto interessanti sulle strutture e sui servizi di assistenza correlati con i flussi finanziari. Da ciò emerge un concetto semplice: la qualità costa. I costi possono essere razionalizzati ma non azzerati del tutto; anche su tale argomento, prima o poi al verificarsi di qualche episodio spiacevole, tutti faranno finta di sorprendersi di come sia potuto accadere. La cronaca di questi giorni ancora una volta lo dimostra.

È favorevole al federalismo sanitario?

Il federalismo sanitario ,fatta eccezione per le forme di finanziamento, esiste da tempo. Ogni regione oggi è autonoma nelle sue decisioni, ma poiché la Sanità è uno dei principali indici di civiltà di un popolo, sarebbe il caso di un maggiore controllo centrale sui risultati per avere uniformità di trattamento sanitario in ogni luogo del nostro Paese.

Cosa sarebbe necessario fare per una assistenza sanitaria sostenibile sul piano finanziario?
Il Fondo Sanitario Nazionale dovrebbe essere adeguato a quello degli altri paesi europei più avanzati e sottoposto ad un severo controllo di risultato. La ripartizione del Fondo sanitario nazionale determina i fondi regionali che rappresentano circa il 70% del bilancio regionale. Proprio per questa ragione fa gola a molti.

Ha tenuto banco nelle ultime settimane la scandalosa storia di un medico corrotto che abusava di prestazioni sanitarie in regime di intramoenia. Ritiene che possa essere proprio l'intramoenia a causare eccessiva promiscuità tra pubblica dipendenza e libera professione?
Torniamo a quanto detto: controllo, controllo e ancora controllo. Troppe decisioni, anche se oggetto di puntuale normativa, sono disattese in nome di una non chiara elasticità. Poi però ci sorprendiamo se qualcuno ne abusa.
Gli ospedali sono in grado di garantire al cittadino prima, e al medico poi, una effciente organizzazione per l'intramoenia?
Se la risposta è si che si faccia, se diversamente è negativa non si possono trovare vie traverse. Una domanda è lecita: forse questo disordine normativo è voluto?

Primi mesi di "ministero tecnico". Qual è il suo bilancio e quali sono le sue richieste?
Per la sanità non è stato ancora fatto nulla. Mi aspetto molto perché un Governo svincolato da logiche di partito può pretendere effcienza tecnica, controllare e riscontrare risultati. Troppo spesso ci si dimentica che le nostre sono imprese complesse che devono far coincidere l'aspetto sanitario per il cittadino che è primario con l'organizzazione che significa assistenza, con i costi che significano efficienza, con la tecnologia che indica efficacia e velocità delle prestazioni. Non si può sempre tagliare sul privato.
È ovviamente più facile, ma priva il cittadino della sua libera scelta distruggendo il principio di concorrenza che il Governo Amato aveva fortemente voluto e che il Ministro Bindi sapientemente annacquò. La prima richiesta è la verifica reale dei conti della sanità campana per operare tagli laddove realmente si sono determinati sprechi; sul piano del rientro dal debito invece occorre l'intervento governativo in luogo di quello regionale dimostratosi incapace per l'immediato accoglimento delle richieste delle categorie per il pagamento del pregresso, in parte 40/50% liquidi e il restante dilazionato e sostenuto da certificazioni garantite dalla Regione, spendibili presso istituti di credito con il concorso regionale per sostenere i costi della cessione del credito ed un ristoro parziale dei costi sostenuti sino al momento della sottoscrizione degli stessi. Inoltre per sostenere gli accordi e le necessità finanziarie insisto sulla possibilità di vendere gli immobili non strumentali delle ASL. La Asl Salerno ad esempio possiede più di 50 appartamenti a Napoli: qualcuno può spiegarmi a cosa servono? Non solo, ma si riesce a gestirli ed ancora, quanto rendono?




GRUPPO SANITÀ CONFINDUSTRIA SALERNO, presto una giornata di confronto e approfondimento con le Istituzioni territoriali per discutere delle principali criticità del comparto

Di MARIA ROSARIA ZAPPILE, Area Servizi alle Imprese - Confindustria Salerno tel. 089.200842 - m.zappile@confindustria.sa.it


Il Gruppo Sanità di Confindustria Salerno ha in programma di organizzare, entro metà maggio, una giornata di confronto con le Istituzioni territoriali sulle peculiarità della sanità campana, con particolare attenzione alla provincia di Salerno.
Infatti, l'attuale gestione commissariale dell'ASL unica Salerno ha garantito, in un solo anno, coerenza e sistematicità di azione, mettendo in campo una serie di attività che hanno permesso fatte salve le difficoltà create dalle rimesse della Regione Campania una regolarità nel pagamento delle prestazioni del 2011 e per quelle relative al 2012.
Il caso Salerno mostra la possibilità di poter gestire con regolarità, trasparenza ed efficacia i fondi regionali per la sanità, che costituiscono circa il 70% del bilancio regionale, senza creare problemi alle strutture private accreditate e alla cittadinanza, che potrà cosi usufruire di maggiori e più qualificate prestazioni, attraverso una migliore gestione delle risorse.
Tuttavia, sul fronte gestionale, la realtà regionale appare a macchia di leopardo e non si comprende perché tutte le realtà territoriali non possano progredire in egual modo. Quale il meccanismo patologico?
Quali gli orientamenti e le strategie governative e regionali per scongiurare il collasso di un comparto sempre in attivo, benché mortificato dai debiti?
Chi ha gestito la differenza tra l'incremento del fondo sanitario regionale negli anni 2005‑2012 e il lieve calo della spesa del privato accreditato nello stesso periodo?
Quale la politica dei controlli, troppo assenti
? A questi e ad altri interrogativi sarà chiesto ai partecipanti, per quanto di specifica competenza, di dare risposta prendendo parte a quello che ci auguriamo possa essere un interessante dibattito.
Auspichiamo che tale approfondimento, che vedrà la sanità privata accreditata propositiva sul fronte delle proposte, possa aprire un nuovo e più costruttivo dialogo per la soluzione delle criticità illustrate.


MONITORAGGIO dei CREDITI delle imprese iscritte a Confindustria Salerno verso la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Dall'indagine effettuata presso le aziende associate, è emerso un totale complessivo di crediti che le imprese vantano verso la PA pari a € 70.557.267,89, per attività di forniture di beni e servizi, appalti pubblici.

IL DATO SUDDIVISO PER AMMINISTRAZIONE
Ministeri € 1.146.461,58
Regione Campania € 635.618,25 ASL € 47.007.629,95
Province € 6.559.160,48
Comuni € 7.444.629,96
Enti vari € 6.263.767,67
Contenziosi vari € 1.500.000,00

STRUMENTI A SUPPORTO DELLE IMPRESE - Nuovo Plafond PMI (6 marzo 2012): convenzione tra ABI e Cassa Depositi e Prestiti, dotato di 10 mld di euro e attraverso la quale CDP erogherà provvista alle banche italiane.
È composto da: Plafond Investimenti, la cui dotazione ammonta a 8 miliardi di euro e che è finalizzato a facilitare l'accesso al credito delle PMI; Plafond Crediti vs PA, dotato di 2 miliardi che ha l'obiettivo di fornire alla PMI un supporto per mitigare gli effetti negativi dei ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni.
In tal caso, i finanziamenti erogabili dalle banche attraverso tale specifica provvista dovranno avere la durata di un anno, potranno riguardare operazioni di cessione "pro soluto" di crediti certificati ai sensi del DL 185/2008 e successive modifiche e integrazioni e che dovranno essere pagati dalla Pubblica Amministrazione debitrice entro e non oltre dodici mesi dalla relativa data di certificazione. Sono esclusi i debiti sanitari.
Nei contratti di finanziamento stipulati tra banche e PMI dovrà essere specificato che l'operazione è stata realizzata utilizzando la provvista messa a disposizione da CDP e dovrà essere indicati la durata e il costo della provvista. Ad oggi, sul sito di CDP ancora non è disponibile l'elenco delle banche aderenti.

PROPOSTE
Attivazione di un tavolo di lavoro Confindustria Salerno, ABI, ANCI e tutti gli altri Enti potenzialmente interessati per competenza, al fine di individuare proposte operative e per l'attivazioni degli strumenti già definiti con accordi e intese.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a MARCELLA VILLANO, Area Servizi alle Imprese di Confindustria Salerno tel. 089.200841; m.villano@confindustria.sa.it

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