Profili legali del private equity e del VENTURE CAPITAL
Profili legali del private equity e del VENTURE CAPITAL
A differenza di un finanziamento tradizionale erogato da una banca, l'investitore istituzionale non chiede garanzie, ma si accolla una parte del rischio d'impresa come gli altri azionisti
Pur essendo spesso utilizzati come sinonimi, in realtà il venture capital fa riferimento al finanziamento dell'avvio di nuove imprese, mentre il private equity riguarda le operazioni di investimento realizzate in fasi del ciclo
di vita di un'azienda successive a quella iniziale
La lettera d'intenti deve evidenziare tutti gli aspetti
che entrambe le parti ritengono essenziali
per concludere l'accordo, tra i quali ad esempio: il valore
dell'azienda, la presenza dell'investitore nel consiglio
d'amministrazione, gli obblighi informativi ai quali
l'imprenditore deve impegnarsi in caso di investimento e le clausole previste per il disinvestimento
Maurizio Galardo
Avvocato, Studio Legale Galardo & Venturiello
info@galardoventuriello.it
L'attività di investimento istituzionale del capitale di rischio viene generalmente definita con i termini anglosassoni di private equity e venture capital.
Con il termine di "investimento istituzionale nel capitale di rischio" si intende l'apporto di risorse finanziarie da parte di operatori specializzati, sotto forma di partecipazione al capitale azionario in aziende dotate di un progetto e di un alto potenziale di sviluppo.
Diversi sono i soggetti che svolgono professionalmente l'attività di investimento istituzionale nel capitale di rischio, uno di questi è il fondo chiuso, ovvero un organismo di investimento collettivo che raccoglie capitali presso investitori istituzionali (quali imprese, fondazioni, compagnie assicurative ecc.) e presso privati, per investirli in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo.
Una categoria particolare di investitori, da tempo presente in altri paesi e da qualche tempo anche in Italia, è rappresentata dai cosiddetti business angels, cioè imprenditori, ex titolari di impresa o ex manager che dispongono di mezzi finanziari, di una buona rete di conoscenze e di una notevole capacità gestionale da impiegare in piccole e medie imprese.
Oltre ai mezzi finanziari l'investitore istituzionale offre infatti esperienza professionale, competenze tecnico manageriali ed una rete di contatti con altri investitori ed istituzioni finanziarie. Pur essendo spesso utilizzati come sinonimi, in realtà il venture capital fa riferimento al finanziamento dell'avvio di nuove imprese, mentre il private equity riguarda le operazioni di investimento
realizzate in fasi del ciclo di vita di un'azienda successive a quella iniziale.
L'obiettivo dell'investitore istituzionale è quello di realizzare, nel medio termine, un importante guadagno di capitale (capital gain) attraverso la cessione della partecipazione acquisita, grazie all'incremento di valore della partecipazione, maturato dal momento dell'acquisizione della partecipazione a quello della cessione e monetizzazione della stessa.
Una volta individuato un investitore istituzionale che potrebbe essere interessato al progetto di sviluppo, l'imprenditore potrà sottoporgli inizialmente, il business plan della propria iniziativa imprenditoriale o anche un estratto dello stesso.
Successivamente se dalla lettura del documento di presentazione dell'iniziativa imprenditoriale l'investitore trae il convincimento di trovarsi di fronte una buona opportunità, dopo aver approfondito alcuni aspetti dell'iniziativa imprenditoriale si passa alla firma di una lettera d'intenti, nella quale vengono definiti gli aspetti economici, legali e societari salienti che dovranno essere ripresi e sviluppati nel contratto d'investimento.
La lettera d'intenti deve evidenziare tutti gli aspetti che entrambe le parti ritengono essenziali per concludere l'accordo, tra i quali ad esempio: il valore dell'azienda, la presenza dell'investitore nel consiglio d'amministrazione, gli obblighi informativi ai quali l'imprenditore deve impegnarsi in caso di investimento e le clausole previste per il disinvestimento.
La lettera condiziona la firma del contratto definitivo ad una serie di accertamenti, aventi natura sia formale che sostanziale, che fanno parte delle analisi e delle verifiche (due diligence) condotte dall'investitore con i consulenti esterni alla sua organizzazione. Durante le trattative preliminari, le parti stipulano inoltre un accordo di riservatezza, con cui si impegnano a non diffondere le informazioni aziendali se non a quei consulenti esterni che è necessario coinvolgere per valutare alcuni aspetti dell'investimento.
L'accordo di riservatezza riguarda naturalmente soltanto le informazioni strettamente inerenti l'azienda e non quelle riguardanti il mercato in cui opera.
Durante la fase di valutazione dell'opportunità d'investimento viene svolta la cosiddetta due diligence, termine che indica l'insieme di quelle attività, svolte dall'investitore, necessarie per giungere ad una valutazione finale, analizzare lo stato attuale dell'azienda e le sue potenzialità future, il suo fine è anche quelle di evitare che dopo la firma del
contratto insorgano contestazioni o contenziosi.
In particolare la due diligence legale è finalizzata ad evidenziare le problematiche di natura legale che possono essere importanti, sia ai fini della valutazione dell'azienda, sia per la stesura del contratto definitivo , quali ad esempio l'esame delle cause in corso o minacciate; l'identificazione di impegni particolari assunti con i terzi e dei relativi rischi; l'esistenza dei requisiti legali per l'esercizio dell'attività; la necessità di garanzie contrattuali; la situazione degli accordi di lavoro; i contratti di lavoro dei principali dirigenti, ecc..
Se le analisi svolte dall'investitore hanno dato esito positivo, si giunge alla firma del contratto che definisce in dettaglio i termini dell'accordo tra società e i suoi azionisti da una parte e l'investitore dall'altra. Alcuni accordi che regolano i rapporti tra gli azionisti vengono normalmente inclusi nel contratto d'investimento, che svolge così anche la funzione di patto parasociale tra gli azionisti originari e quelli entranti Questi accordi possono riguardare la corporate governance, relative alla nomina e al funzionamento degli organi sociali.
Una volta raggiunto l'accordo sul prezzo e sull'entità della partecipazione da assumere e sugli altri aspetti regolati dal contratto finale, l'operazione si concretizza con il trasferimento delle azioni, il pagamento del prezzo, il rilascio delle garanzie, l'eventuale sostituzione degli amministratori e la firma di eventuali contratti accessori.
A differenza di un finanziamento tradizionale erogato da una banca, l'investitore istituzionale non chiede garanzie, ma si accolla una parte del rischio d'impresa come gli altri azionisti.
Oltre all'apporto di capitale di rischio vi sono poi una serie di vantaggi ulteriori che possono ottenersi grazie alla partecipazione al capitale di un investitore istituzionale, ad esempio la collaborazione nell'individuare una strategia di sviluppo e nel perseguirla, anche sfruttando occasioni di crescita esterna, attraverso acquisizioni, fusioni, concentrazioni, joint venture con altre imprese del settore.
Vi è inoltre da parte dell'investitore istituzionale un contributo alla realizzazione di una gestione più manageriale e professionale.
Potrà esservi una crescita del potere contrattuale dell'impresa, grazie alla presenza dell'investitore come azionista di rilievo e maggiore capacità di attrarre management esperto.
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