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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2007
 


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Un’altra Italia con le liberalizzazioni

La sfida delle idee

Inaugurato da Montezemolo, nasce a Salerno il SITIT

La sfida
delle idee


di Raffaella VENERANDO

Elogio della meritocrazia da parte del Presidente di Confindustria Montezemolo:
«In ogni campo a vincere è il più bravo»

Una giornata densa quella trascorsa a Salerno il 19 marzo scorso dal Presidente di Confindustria Montezemolo, che lo ha visto confrontarsi, nella mattinata, con quasi mille studenti dell'Ateneo cittadino e, nel pomeriggio, con circa 250 imprenditori riunitisi nella sede della Territoriale salernitana per parlare di quel Sud che lo stesso Montezemolo - a inizio del suo mandato nel 2004 - aveva definito «la nuova frontiera del Paese».
È arrivato a Salerno per tagliare il nastro del SITIT, lo Sportello Informativo per il Trasferimento dell'Innovazione Tecnologica voluto da Confindustria Salerno per rafforzare la rete di collaborazioni tra mondo accademico e imprese che avrà sede presso il Campus di Fisciano.
Luoghi e interlocutori diversi, ma stessa forza e impeto nelle parole del Presidente di Confindustria che, rivolgendosi agli studenti assiepati nell'Aula delle Lauree di ingegneria, esordisce dicendo: «Ciascuno deve fare al meglio il proprio mestiere perché alla fine vince chi è più bravo». Prosegue ricordando che «l'education è un tema centrale per il futuro del Paese. Bisogna uscire dall'Università preparati e consapevoli che la concorrenza degli altri Paesi è oggi più che mai agguerrita. Ma più concorrenza significa anche più meritocrazia».
L'energia delle sue parole è incontenibile. Il suo non vuole essere un discorso cattedratico, ma una vera e propria iniezione di fiducia e di carica positiva per quanti si apprestano a fare i conti con il mondo del lavoro.
Cita Kennedy (gli uomini passano, i governi passano, le idee restano), poi ancora il cancelliere tedesco Angela Merkel (qualunque cosa succeda vinceranno le idee) per far passare il suo messaggio corale: «Il nostro Paese deve essere capace di darsi delle sfide, di avere voglia di tornare a crescere. E molto dipende proprio da voi giovani».
 Per Montezemolo, accolto come una special guest cui all'uscita tutti chiederanno foto ricordo e autografi, piovono applausi entusiasti. Convince e coinvolge il Presidente di Confindustria che per più di un'ora racconta di casi di eccellenza e storie di successo, prime fra tutte le vittorie di Fiat e Ferrari.
Non può esimersi di guardare al Sud più da vicino. «Bisogna rendere questo territorio, di per sé ricco di grandi potenzialità, più competitivo. Occorrono più investimenti in ricerca e formazione, più centri di eccellenza e meno università-condominio, infrastrutture migliori, una pubblica amministrazione e una giustizia civile più efficienti».
Pungolato da uno studente che gli chiede la sua su contratti a termine e precariato, Montezemolo risponde fermo che «il problema esiste, ma si annida fuori dell'industria, nella Pubblica Amministrazione, nelle Università. La legge Biagi va comunque completata con ammortizzatori sociali per chi passa da un lavoro all'altro». Va via dal Campus da lui stesso giudicato, per l'organizzazione degli spazi, «migliore della Luiss» invitando i giovani a vivere le proprie le passioni e a costruire su queste il proprio futuro.
Nell'incontro pomeridiano con gli imprenditori salernitani, il presidente di Confindustria tocca vari temi, uno su tutti: la riforma complessiva dello Stato, «seria e profonda, tenendo conto del principio di sussidiarietà in virtù del quale lo Stato deve fare solo ciò che i privati cittadini non riescono a portare avanti». Senza reticenza afferma che «al Sud sono arrivati troppi soldi senza che questo comportasse uno sviluppo ragionato e significativo, come dimostrato dai dati che hanno fatto registrare negli ultimi cinque anni il più basso tasso di investimento. Basta con le ingerenze della politica. Gli imprenditori chiedono solo migliori condizioni per poter fare bene il proprio lavoro. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è di poter contare su maggiori sinergie, perché ormai, abbandonata la follia del “piccolo è bello”, siamo consapevoli che non si vince da soli. Il Paese, prima ancora che l'industria, necessita di costi minori e di maggiore efficienza per tornare finalmente a crescere».

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