Persistono i monopoli pubblici nella gestione dei rifiuti urbani
Persistono i monopoli pubblici nella gestione dei rifiuti urbani
Monica CERRONI
Nella raccolta e trasporto degli urbani
il “pubblico” cresce a scapito del “privato”. Migliorano le differenziate
La mancanza di concorrenza nel settore comporta ritardi nello sviluppo e costi più onerosi per i cittadini
Mentre migliora la diffusione della raccolta differenziata sul territorio nazionale, il settore della gestione dei rifiuti urbani denuncia ancora gravi ritardi rispetto alla realizzazione dell'obiettivo di una piena e matura liberalizzazione del mercato.
Lo attestano gli ultimi dati, elaborati da FISE Assoambiente (l'Associazione che in Confindustria rappresenta i servizi ambientali) nel III Rapporto sulle “Forme di gestione dei rifiuti urbani”.
Dal Rapporto di FISE Assoambiente (scaricabile gratuitamente dalla rubrica studi e ricerche del sito www.fise.org), emerge infatti la diffusione capillare delle raccolte differenziate e in particolare l'aumento delle percentuali di raccolta per i rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) e da costruzione e demolizione.
La quasi totalità dei Comuni, pari al 98,5%, dichiara oggi di effettuare almeno una delle tipologie considerate di raccolta differenziata. Dato che si integra con altri significativi elementi: il 36,3% dei Comuni dichiara di raccogliere in questa modalità oltre il 35% dei rifiuti dagli stessi prodotti, mentre il 28,2% dei Comuni raccoglie fino al 15% e il 31,9% dei Comuni raccoglie dal 15% al 35%. Naturalmente la crescita più significativa si è avuta al Sud che peraltro, nel 2002 come oggi, è la zona in cui si effettua meno raccolta differenziata. La crescita a Sud è stata infatti del 6,3%, con il relativo passaggio al 96,3% attuale (nel 2002 era del 90%).
Un segno tangibile dell'evoluzione della raccolta differenziata consiste nell'aumento delle tipologie di rifiuti raccolti in modo differenziato. Il balzo in avanti nella raccolta differenziata di alcuni rifiuti è da mettere in relazione alle relative quantità prodotte e al loro impatto ambientale, nonché all'introduzione di nuove normative, come nel caso di RAEE (che sono passati dal 53,2% all'88,7%), che stanno introducendo nuovi obblighi e responsabilità dei produttori dei beni per il loro recupero a fine vita (dal 13 agosto 2006), nonché dei limiti e dei costi di smaltimento in discarica. Da sottolineare è l'aumento considerevole delle raccolte di tutte le tipologie di rifiuti meno tradizionali: per esempio gli ingombranti, che nel 2002 erano raccolti solo dal 54% dei Comuni, nel 2005 sono raccolti dal 95,8% degli enti locali; e così anche le pile, i medicinali, il vestiario, i pneumatici, i rifiuti pericolosi e quelli da costruzioni.
A fronte di questi indici di indubbia evoluzione e razionalizzazione del settore della raccolta, preoccupa il costante incremento dell'aggiudicazione dei servizi di raccolta e gestione a monopoli pubblici, con preoccupante elusione di qualsiasi gara di appalto e con l'effetto che, in molti casi, per l'assenza di competizione, vengono a determinarsi maggiori oneri per i cittadini. Le imprese private del settore vedono così mortificata la propria aspirazione a contribuire alla definitiva industrializzazione della gestione dei rifiuti urbani (RU) con la conseguente realizzazione di quei cicli integrati tra l'altro indispensabili al superamento delle emergenze nel Sud del Paese.
In palese controtendenza con precise direttive comunitarie e con la evoluzione della stessa normativa nazionale, rappresentata dal tanto atteso Testo Unico in materia ambientale, il settore denuncia un grave ritardo nella realizzazione di un regime di mercato concorrenziale e trasparente premessa indispensabile ad ogni effettiva evoluzione o sviluppo.
Intanto, non resta che constatare come il dato relativo alla gestione della raccolta e del trasporto dei RU, valutato sul numero dei comuni serviti, mostri una sensibile variazione negativa rispetto ai dati forniti dalla precedente edizione del Rapporto del 2002.
Infatti, se da un lato registriamo una flessione della gestione diretta da parte del comune (scende dal 14,7% del 2002 all'11,2% del 2005), dall'altro, il tipo di gestione affidata a consorzi/società pubbliche (srl e spa a totale capitale pubblico), aumenta in modo significativo passando dal 30% (2002) al 34,8% (2005). In termini di popolazione servita, quest'ultimo dato riguarda oltre 20.700.000 abitanti, pari al 45,3% e risulta essere la forma di gestione prevalente sul territorio nazionale. La crescita del mercato delle società pubbliche è quasi esclusivamente dovuta ad affidamenti diretti, spesso in contrasto con le indicazioni dell'Antitrust e della giurisprudenza comunitaria. Perdono terreno le società private del settore che vedono svanire gradualmente quote di mercato consistenti.
Si conferma la crescita della presenza pubblica, sia attraverso la forma di società partecipate da una pluralità di enti locali, sia tramite forme di affidamento diretto a società pubbliche locali, talvolta derivanti dall'acquisto di simboliche partecipazioni azionarie, veri e propri escamotage ai soli fini di evitare la gara.
Il 38,2% dei Comuni italiani dichiara di gestire il trasporto e la raccolta dei RU attraverso imprese a capitale privato, per una popolazione pari al 30,7% dei cittadini. Nelle metropoli, con l'eccezione di Napoli, la gestione della raccolta e trasporto dei rifiuti non viene affidata a imprese private.
Nel confronto con il 2002 le società private diminuiscono considerevolmente, passando dal 43,2% del 2002 al 38,2% dei Comuni serviti nel 2005. Si tratta di un ulteriore decremento (- 5%), rispetto a quello medio percentuale riscontrato nella precedente edizione del Rapporto nel 2002 (a sua volta -2,7% rispetto al 1998). Le società miste (pubblico+privato) fanno registrare cambiamenti, in termini di sviluppo, meno significativi che in passato: la percentuale aumenta del 3,9% rispetto al 2002 raggiungendo il 15,9%.
In conclusione, nonostante la preoccupante e non sempre legittima riduzione di consistenti quote di mercato, le imprese private restano una componente fondamentale del mercato.
All'imprenditoria privata dovrà infatti essere rimesso, attraverso la indilazionabile e ineludibile applicazione delle norme relative alla gestione dei rifiuti urbani contenute nel Testo Unico ambientale, il conseguimento nel Paese, in un contesto di mercato finalmente aperto e concorrenziale, del livello di efficacia, efficienza, economicità e trasparenza dei servizi da troppo tempo atteso dagli utenti.
Vice Presidente FISE Assoambiente
Presidente Sezione Rifiuti Urbani
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