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  Dicembre 2012

Articoli n?02
MARZO 2012
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GDO e produttori della filiera agricola: si cambiano le REGOLE

Senesi: «L'EXPORT ci salverÀ»

Pancrazio: «Bene il riequilibrio nella FILIERA, ma con riserva»


Pancrazio: «Bene il riequilibrio nella FILIERA, ma con riserva»

Le aziende di trasformazione del pomodoro, in virtù della previsione dell'articolo 62 , si troverebbero nel giro di 2 mesi a dover pagare l'intero costo della materia prima a fronte di incassi - derivanti dalle vendite del prodotto finito - riscuotibili solo nell'arco dei 12 mesi successivi alla trasformazione

«Le aziende iscritte all'Anicav fatturano in media più del 65% del totale all'estero, eppure non c'è una politica unitaria e un coordinamento per la promozione e il sostegno all'estero delle esportazioni»

«Si tratta di una misura che l'Industria Alimentare nel suo complesso ha fortemente voluto al fine di cercare di riequilibrare i rapporti con la GDO che, forte della presenza di un limitato numero di centrali di acquisto, contro la eccessiva frammentazione delle aziende di produzione, riesce ad imporre le proprie condizioni contrattuali con tempi di pagamento che vanno ben al di là dei 60 giorni previsti dalla norma»



Annibale Pancrazio
Presidente Anicav


Presidente Pancrazio, qual è lo stato di salute delle imprese
campane iscritte all'Anicav ?
La nostra Associazione A.N.I.C.A.V. è una Associazione Nazionale di Categoria con iscritti in nove regioni italiane, per cui non abbiamo un termometro specifico sulle singole province, seppure la maggior parte dei nostri associati circa il 65% ha la sede in provincia di Salerno.
Ci tengo però a sottolineare, come ho accennato nel mio intervento all'assemblea pubblica di elezione del presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro, che le aziende associate all'A.N.I.C.A.V. in Campania vivono anche maggiori difficoltà di altre imprese dello stesso settore localizzate altrove.
Provo a passarle in rassegna brevemente. Innanzitutto, la Campania ha un gap nella legislazione ambientale circa lo smaltimento di un sottoprodotto, cioè il terreno di primo lavaggio della lavorazione del pomodoro che, in Campania, è considerato come un rifiuto speciale, con costi di smaltimento superiori al prodotto stesso, mentre in altre regioni d'Italia è un ammendante e restituito all'agricoltura a costo zero.
In secondo luogo, la regione Campania ha uno dei distretti agro‑industriali più importanti d'Italia ma non ha un assessorato dedicato all'Agricoltura e all'Agroindustria, per cui non si capisce chi deve pensare a tutelare e a sostenere lo sviluppo di un settore così importante. Infine, come tutti sanno le nostre aziende conserviere di prodotti vegetali (pomodoro, legumi, frutta) vivono soprattutto di esportazione.
Fatturiamo in media più del 65% del totale all'estero, eppure non c'è una politica unitaria e un coordinamento per la promozione e il sostegno all'estero delle esportazioni.
Coesistono troppi enti, troppe competenze duplicate, troppe mancanze, ma soprattutto poca professionalità e discrezionalità nelle scelte strategiche tanto da mettere a repentaglio, in questo momento di grande difficoltà generale, anche le poche cose che continuano a dare forza e sostegno alla nostra economia.

L'articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni potrebbe segnare una svolta in favore delle PMI del settore alimentare obbligando i produttori a pagare entro 60 giorni dalla data di consegna delle derrate agro‑alimentari (30 per i prodotti deperibili) o dalla fattura. Vuole spiegarci perché?
La nostra Associazione condivide l'impianto complessivo della norma, che mira a dare certezze sui tempi di pagamento alle imprese lungo l'intera filiera, evitando comportamenti speculativi e pratiche commerciali sleali.
L'articolo 62 del decreto liberalizzazioni, in merito ai pagamenti della GDO, introduce principi capaci di favorire la libera concorrenza e il mercato, a tutto vantaggio del consumatore, e di tutelare in particolare le migliaia di piccole e medie imprese sempre più in difficoltà nei rapporti con la grande distribuzione moderna.
Si tratta di una misura che l'Industria Alimentare nel suo complesso ha fortemente voluto al fine di cercare di riequilibrare i rapporti con la GDO che, forte della presenza di un limitato numero di centrali di acquisto, contro la eccessiva frammentazione delle aziende di produzione, riesce ad imporre le proprie condizioni contrattuali con tempi di pagamento che vanno ben al di là dei 60 giorni previsti dalla norma.
Tuttavia, per quanto riguarda la previsione del comma 3 relativa al pagamento dei prodotti agroalimentari freschi a 30 giorni dalla consegna, dal ritiro o dall'emissione della fattura, c'è da considerare la peculiarità delle aziende di trasformazione del pomodoro.
Infatti, essendo quella del pomodoro da industria una stagionalità corta che si esaurisce nell'arco di 60/70 giorni in virtù della previsione dell'articolo 62 le nostre imprese si troverebbero nel giro di 2 mesi a dover pagare l'intero costo della materia prima che rappresenta mediamente il 35/40% del costo del prodotto finito, mentre gli incassi derivanti dalle vendite del prodotto finito avvengono nell'arco dei 12 mesi successivi alla trasformazione.
E, vista la pesantezza finanziaria che attualmente sta vivendo il nostro settore, si verrebbe a creare una situazione particolarmente onerosa che rischierebbe di pregiudicare seriamente la vita delle imprese di trasformazione.
Non vogliamo di certo sottrarci al pagamento, che già adesso avviene in tempi rapidi (60 giorni), ma soltanto che si tenga conto della particolare situazione del nostro settore.
Abbiamo, pertanto, sottoposto la questione al Ministro Catania, proponendo una revisione della norma che, senza intaccarne lo spirito, consenta alle nostre aziende di avere la flessibilità necessaria a continuare a svolgere con serenità la propria attività.

Sarebbe un passo in avanti positivo che rafforzerebbe il concetto di filiera per il comparto?

Come già detto, potrebbe trattarsi di un passo avanti verso il rafforzamento della filiera che consentirebbe di riequilibrare il potere contrattuale tra distribuzione e produttori lungo tutta la filiera agroalimentare e di tutelare le piccole e medie imprese che si trovano da sempre in una situazione di svantaggio nei confronti della grande distribuzione.
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