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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2010
 
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PIANO SUD, crescita piÙ vicina?

VETRELLA: «Punto tutto sui giovani, gli imprenditori del futuro»

PIANO SUD, crescita piÙ vicina?

Con una dotazione finanziaria di 100 miliardi di euro, il Governo immagina il rilancio del Mezzogiorno in 8 mosse: grandi infrastrutture, formazione giovanile, riforma degli incentivi, lotta alla criminalità, Banca del Sud, università e ricerca, servizi pubblici locali e, per finire, burocrazia

«Legalità e lavoro sono due obiettivi imprescindibili per il rilancio della Campania e di tutto il Paese»

Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria: «La sensazione è che il Paese sta uscendo dalla crisi con una capacità di crescita inferiore alla media europea»

di Raffaella Venerando


Nelle ultime settimane la Campania è tornata prepotentemente a occupare le prime pagine dei quotidiani e telegiornali nazionali. Il perchè, purtroppo, è molto lontano dall'essere una buona notizia: è riscoppiata, infatti, l'emergenza rifiuti che nel giro di pochi giorni ha fatto ripiombare il territorio campano in uno stato di allerta e tensione sociale. I riflettori puntati sulla nuova crisi ambientale rischiano però di occultare tutta la miriade di gravi nodi irrisolti della Campania, quei problemi di sempre legati alla mala gestione, agli sprechi, allo sviluppo mancato.
Nella nostra regione infatti da anni piove sul bagnato, ma oggi il problema maggiore si registra nel lavoro: dallo scorso giugno 13.000 persone hanno perso il lavoro, come ha certificato l'Istat nei dati pubblicati a fine settembre (nel secondo trimestre 2010 in Campania risultano occupate un milione e 590mila persone nello stesso periodo, mentre l'anno precedente erano un milione e 603mila). La Campania è maglia nera in modo particolare per quanto concerne occupazione giovanile e femminile; quest'ultima, ad esempio, si attesta sul 26,3% rispetto alla media nazionale che corrisponde al 46,4%. Altro dato preoccupante è quello che riguarda gli espulsi dal mercato del lavoro: sono più di 13.500 infatti i lavoratori andati in cassa integrazione in deroga tra il 1° gennaio e il 30 luglio 2010, cifra che da sola dà un'idea di quanto possa essere critica la situazione occupazionale nella nostra regione. La realtà economica e produttiva attuale è fatta da sempre più aziende che chiudono i battenti o si spostano all'estero, causando perdite di occupazione che si ripercuotono inevitabilmente sulla stabilità delle famiglie e sulle prospettive di futuro dell'intero territorio campano. Occorre quindi una svolta decisa verso i fatti, le cose concrete: le imprese, quelle sane, hanno in sé la capacità di resistere e superare le difficoltà, ma hanno quasi esaurito le scorte di pazienza.
Gli imprenditori chiedono - e da tempo - alla politica un pacchetto di riforme, un disegno strategico per la crescita e l'occupazione, come ha fatto per prima la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assise degli industriali toscani il 24 settembre scorso quando ha, con forza e decisione, dichiarato che la «sensazione diffusa è che il Paese sta sì uscendo dalla crisi, ma con una capacita di crescita inferiore alla media europea».
Il problema su tutti è quindi uno: tornare a crescere perché il tessuto industriale possa restare vivo. Gli ambiti delle tanto attese riforme da Confindustria sono noti: si va dal fisco per tagliare le tasse su imprese e lavoratori al taglio della spesa pubblica improduttiva, dalla semplificazione burocratica, a ricerca e innovazione, scuola e università, energia, infrastrutture, liberalizzazioni. Anche gli imprenditori campani chiedono la svolta per lo sviluppo, partendo dalla realizzazione di due fondamentali obiettivi, come testimonia un documento che il presidente degli industriali campani Giorgio Fiore ha indirizzato qualche mese fa al Governatore Stefano Caldoro, documento in cui è chiaro il punto di vista degli imprenditori: in esso - si legge - sono due le finalità prioritarie cui dovrebbe essere legata la politica regionale, ovvero la legalità - rafforzando la trasparenza e l'efficienza della Pubblica Amministrazione; riqualificando i percorsi formativi e lavorando a un processo di costante crescita culturale - e il lavoro, incentivando l'occupazione giovanile e creando nuova occupazione stabile. Se le tensioni sempre più accese in seno alla maggioranza non impediranno del tutto al Governo in carica di continuare il suo mandato, la stagione delle riforme per il Mezzogiorno - Campania compresa - potrebbe finalmente avere inizio (per domani, 29 settembre 2010, è atteso il discorso a Montecitorio con cui il premier Berlusconi chiederà il voto su un documento progettuale e l'autorizzazione a continuare il suo esecutivo senza andare a nuove elezioni, ndr). La bandiera del cambiamento potrebbe così essere il tanto sbandierato Piano Sud, di cui le imprese giustamente chiedono una tempestiva messa in opera. Si tratta di un piano in 8 punti con una dotazione finanziaria di 100 miliardi di euro, come ha rivelato, presentandolo ufficialmente agli inizi di settembre alla Fiera del Levante di Bari, il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto.
Il rilancio del Mezzogiorno dovrebbe così partire dalle grandi infrastrutture, tra cui il Ponte sullo Stretto di Messina e la SalernoReggio Calabria (a riprova dell'importanza del tema infrastrutture, ospitiamo a pagina 10 una ricca intervista con l'assessore campano ai Trasporti e alle Attività Produttive Sergio Vetrella). C'è posto poi per la formazione giovanile, la riforma degli incentivi, la lotta alla criminalità, la Banca del Sud, l'università e la ricerca, i servizi pubblici locali e, per finire, la burocrazia. Lavorando su queste otto mosse, il Governo immagina di rilanciare la crescita del Mezzogiorno, segno che si torna finalmente a guardare al Mediterraneo e a credere in quel Sud troppo spesso dimenticato, considerando il suo sviluppo - forse è la volta buona - come una questione strategica per la crescita l'intero Paese e non solo un freno o una pesante zavorra di cui liberarsi. La volontà di cambiare e invertire la rotta pare esserci. A tutti i livelli. Vedremo quanta strada si riuscirà a fare per cambiare direzione e in quanto tempo.

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