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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2010
 
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L'assessore regionale Sergio Vetrella benedice il varo del POLO TERRITORIALE ENERGETICO

«Nell'ICT risiede una delle principali leve competitive per l'industria del futuro»

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«Nell'ICT risiede una delle principali leve competitive per l'industria del futuro»

Intervista con Cristiano Radaelli, presidente del Gruppo Telecomunicazioni Anitec-Anie: «La sfida della competitività può essere vinta solo se, oltre alle imprese, anche le istituzioni operano con consapevolezza a favore della competitività del Sistema Paese»

«Nella sfida competitiva globale azienda e lavoratori stanno dalla stessa parte. Vince quindi l'azienda con i suoi lavoratori o, al contrario, perde l'azienda e perdono anche i suoi collaboratori»

«La competitività industriale dipende sia da azioni di responsabilità dell'azienda, sia dall'approccio dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Il differenziale di costo rispetto ad altri Paesi può essere ridotto da un sistema azienda-collaboratori che approcci il problema con una visione strategica comune»

di Antonio Arricale

Cristiano Radaelli

Le tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni sono chiamate a svolgere un ruolo importante nel futuro dell'industria italiana ed europea. Una particolare sfida è il superamento del digital divide che continua a penalizzare la competitività del nostro Paese. Per approfondire questi temi abbiamo incontrato Cristiano Radaelli, presidente del Gruppo Telecomunicazioni Anitec-Anie.


Quale contributo può fornire l'ICT a sostegno dello sviluppo e della competitività dell'industria italiana?
Il dibattito in corso sulla competitività italiana investe in modo rilevante il comparto industriale dell'ICT (Information and Communication Technology), che vive una quotidiana lotta per mantenere il proprio know-how e i centri di eccellenza nel territorio nazionale. É importante partire dalla situazione reale, senza negare le difficoltà esistenti. Il nostro Paese sconta storici vincoli legati alla mancanza di infrastrutture e a problemi dovuti ad aspetti culturali, in particolare di condivisione degli obiettivi e di contrattazione fra le parti coinvolte nel processo produttivo. Quando si parla di competitività è necessario analizzare il tema nel suo complesso, senza soffermarsi su aspetti particolari. A mio avviso un primo punto di estrema importanza è quello relativo alla motivazione del personale. É questo forse il tema di maggiore attualità.
Oggi perché un'esperienza industriale abbia successo è necessario che i collaboratori condividano gli obiettivi, li sentano propri e s'impegnino per raggiungerli. Perché questo succeda è fondamentale non solo l'impegno del management aziendale, ma anche il ruolo dei sindacati e dei rappresentanti dei lavoratori, che con modalità dialettiche condividano gli obiettivi da raggiungere. In questa direzione muovono anche le recenti dichiarazioni di Emma Marcegaglia. Il Presidente di Confindustria ha ricordato in diverse occasioni che nella sfida competitiva globale azienda e lavoratori stanno dalla stessa parte; quindi vince l'azienda con i suoi lavoratori o, al contrario, perde l'azienda e perdono anche i suoi collaboratori.
Non si può operare nell'attuale contesto competitivo senza aver interiorizzato questo fondamentale concetto.
Un secondo importante punto è dato dagli aspetti organizzativi all'interno delle realtà aziendali. Oggi si può competere con successo solo grazie all'efficienza data dall'utilizzo di processi organizzativi avanzati, impiegando tutte le soluzioni rese possibili dall'innovazione tecnologica. L'ICT svolge un ruolo chiave nel raggiungimento di questi obiettivi, per le funzioni abilitanti e pervasive che lo caratterizzano, con ricadute trasversali ai diversi settori industriali. Anche in questo caso è necessaria una condivisione proattiva, da un lato l'azienda deve farsi carico dell'implementazione dei nuovi processi e dall'altro ai lavoratori è richiesto di impegnarsi per il continuo aggiornamento di knowhow. Flessibilità culturale, prima di tutto, ma anche naturalmente effettiva operatività quotidiana.

Quali, a suo avviso, i principali ostacoli al raggiungimento di questi obiettivi?
La sfida della competitività può essere vinta solo se, oltre alle imprese, anche le istituzioni operano con consapevolezza a favore della competitività del Sistema Paese, che vuole dire essenzialmente stabilire regole certe e investire in quelle infrastrutture digitali e fisiche necessarie allo sviluppo. Se si è posizionati in zone logistica-mente non favorevoli o in zone non "digitalizzate", non soltanto non è oggi possibile operare con risultati positivi nel mercato globale, ma non è nemmeno possibile entrare nell'arena competitiva. É questo il caso di quelle aree nel territorio nazionale in cui non è attivo il collegamento a Banda Larga e che sono di fatto escluse dall'uso delle nuove tecnologie digitali.
Questaè la fondamentale partita che le istituzioni nazionali e locali devono giocare. Senza investimenti in infrastrutture tecnologiche non vi può essere né sviluppo, né competitività, né sostegno all'occupazione. Vorrei aggiungere alcune brevi considerazioni anche sul costo delle risorse energetiche.
È necessario sviluppare al più presto tutte quelle iniziative che ci permettano di raggiungere una crescente efficienza energetica, limitando la dipendenza dall'estero e il conseguente spostamento al di fuori dei confini nazionali di importanti quote di valore aggiunto. Un valido contributo in questa direzione è già oggi reso possibile dalle tecnologie ICT, che consentono una riduzione dei consumi energetici attraverso una gestione efficiente delle reti di distribuzione e dei processi industriali e naturalmente dallo sviluppo delle forme di generazione cosiddette verdi: solare, dalle correnti marine, eolico.
La sfida della competitività per la nostra industria è una partita persa? Di fronte a queste complessità si potrebbe pensare a una sfida impossibile. Ebbene, non è così, la partita deve essere giocata con competenza e può essere vinta. Consideriamo a titolo di esempio il caso di una impresa produttrice di tecnologie elettroniche. In questo settore, il valore aggiunto dato dall'impianto produttivo si muove nell'intervallo del 12-16%, con un'incidenza del costo del lavoro compresa fra il 4 e l'8%. Inoltre, confrontandosi con produzioni nei paesi asiatici, nel caso in cui i prodotti siano destinati al mercato europeo, va considerata anche l'incidenza dei costi logistici e il relativo vantaggio competitivo di produrre più vicino alla zona ddestinazione (e al cliente). Un ulteriore elemento di costo spesso non pienamente considerato è dato dal turn-over del personale: i lavoratori dei Paesi asiatici tendono con facilità a cambiare impiego anche solo per minime differenze di salario, perché il loro è un mercato in forte crescita che limita il rischio di rimanere senza impiego. Il personale italiano è, invece, molto più legato all'azienda per la quale lavora, della quale in molti casi interiorizza e difende i valori, facendo gruppo con i colleghi, fiero di rappresentare questi valori nel contesto sociale che circonda l'azienda. È evidente da questi dati, che nella produzione ICT la differenza di costo rispetto a un impianto collocato in altri Paesi a minor costo del lavoro è minima, inferiore al 10%. Questa differenza può però aumentare o ridursi sensibilmente considerando anche altri fattori di costo, come quelli dati da un'organizzazione del lavoro inefficiente. Da queste brevi considerazioni si evince come la competitività industriale dipenda sia da azioni di responsabili-
tà dell'azienda, sia dall'approccio dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Il differenziale di costo rispetto ad altri Paesi può essere ridotto da un sistema azienda-collaboratori che approcci il problema con una visione strategica comune.


Quale la ricetta per evitare il declino e acquisire credibilità sui mercati?
Vorrei a questo proposito citarvi un caso di successo, vissuto da vicino, che ha visto protagonista uno stabilimento di manifattura elettronica nel casertano. Solo alcuni anni fa lo stabilimento dava risultati tali da consigliarne la chiusura. Il management italiano ha deciso di affrontare la sfida, mettendo in campo profonde innovazioni di processo e nuovi investimenti; al tempo stesso un sindacato moderno, consapevole della posta in gioco, ha collaborato in modo propositivo a identificare quelle condizioni che permettessero di raggiungere altissimi livelli di efficienza. Ebbene, dopo due anni lo stabilimento era fortemente competitivo, non solo rispetto ad altre produzioni europee, ma anche verso analoghe produzioni realizzate in Cina. Questo esempio ci insegna che la sfida va affrontata a partire dalle azioni tese a migliorare la consapevolezza degli obiettivi comuni. In un contesto globalizzato fortemente competitivo come quello attuale non c'è migliore alternativa di questa per favorire lo sviluppo economico e creare occupazione per noi e per le generazioni future.



Il profilo

Nato a Milano nel 1954, coniugato con tre figli, laureato in Ingegneria Nucleare con specializzazione elettronica al Politecnico di Milano con il massimo dei voti. Ha frequentato il Corso Biennale in Amministrazione e Gestione Aziendale presso la Divisione Master dell'Università Bocconi. Da Gennaio 2009 è Vice Presidente ANITEC, l'Associazione Italiana delle Industrie di Telecomunicazioni, Informatica e Elettronica e Presidente del Gruppo Telecomunicazioni dell'Associazione. ANITEC aderisce a Federazione ANIE. Da aprile 2009 è Responsabile della Supply Chain di diverse linee di prodotto a livello globale per Nokia Siemens Networks, società leader mondiale nel mercato delle telecomunicazioni e fa parte del Country Management Team Italia. È anche membro del Board del Consorzio Energia Bicocca, un consorzio tra 15 società per le forniture di energia. Prima del corrente incarico, ha ricoperto il ruolo di President Carrier Supply Chain per Siemens SpA, responsabile a livello mondiale della Supply Chain di prodotti di alta tecnologia, con un business globale di oltre 800M€ e di due grandi impianti produttivi in Italia, in provincia di Milano ed in provincia di Caserta e del coordinamento della produzione su licenza in impianti collocati in paesi in via di sviluppo. In precedenza, dopo aver risieduto negli Stati Uniti per tre anni, ha avuto esperienze e responsabilità importanti in diverse funzioni aziendali tra cui Ricerca e Sviluppo, Marketing, Vendite, Business Administration e Controllo di gestione. É stato tra l'altro responsabile Vendite per Italtel. Ha pubblicato articoli su aspetti relativi alle reti di telecomunicazioni. Ha coordinato con successo importanti cambi organizzativi, fusioni, esternalizzazioni e ristrutturazioni aziendali di grandi dimensioni. É stato per quattro anni Vice Presidente dell'Associazione dei Volontari Donatori del Sangue di Milano (AVIS). Il primo maggio 2008 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana la Stella al merito del Lavoro ed è Cittadino Benemerito di Sesto San Giovanni (Mi). Nel corso del 2010 è stato insignito del premio "Milano Produttiva" dalla Camera di Commercio di Milano.

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