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Il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi, presenta le linee guida del Ptcp: «L'adozione dello strumento - dice - ci consentirà di evitare delocalizzazioni dannose e, contrariamente al passato, di assorbire con intelligenza e vantaggio eventuali flussi migratori provenienti dall'area metropolitana»
«Al Ptcp dovranno seguire i piani di settore: piano energetico, piano dei rifiuti, piano delle infrastrutture, piano della mobilità, piano turistico, piano per la tutela delle culture pregiate»
«L'adozione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale significa dotarsi di uno strumento che ci consente di evitare delocalizzazioni dannose per la provincia di Caserta e di subire flussi demografici provenienti dall'area metropolitana di Napoli»
di Antonio Arricale
Domenico Zinzi
Per un ente locale guardare al futuro significa programmare.
Soprattutto il territorio, ossia pianificare l'ambito in cui si opera, altrimenti il rischio è di subire le scelte altrui.
In questa ottica, il 9 ottobre scorso, il presidente della provincia di Caserta, Domenico Zinzi, assistito dall'assessore all'Urbanistica Gianni Mancino e dal dirigente del settore Angelo Fracasso, ha illustrato alla stampa la proposta di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp).
Vale a dire, lo strumento di programmazione che recepisce le scelte di sviluppo territoriale della Regione Campania espresse attraverso il Ptr (Piano territoriale regionale) e anticipa, a sua volta, i piani urbanistici dei comuni (Puc) che dovranno sostituire i vecchi piani regolatori generali (Prg). Per il Ptcp si parte da un dato preciso. Entro il 2022 in provincia di Caserta potranno essere realizzati non più di 70mila nuovi alloggi. Un calcolo del fabbisogno abitativo parametrato, come si sa, su base Istat, ma - ed è questa la novità normativa che informa i nuovi strumenti programmatori - non è effettuato come in passato sul rapporto di un abitante per vano, bensì su quello innovativo di un alloggio per famiglia. Il Ptcp proposto dall'amministrazione provinciale non è frutto, evidentemente, della Giunta presieduta da Zinzi, insediato da pochi mesi a Corso Trieste. E il presidente, con grande onestà intellettuale, dice chiaramente: «Abbiamo analizzato e valutato - ha detto - il Piano già elaborato durante la gestione commissariale. Lo abbiamo ritenuto valido e abbiamo deciso di velocizzare al massimo la sua approvazione e questo per due ragioni: in primo luogo, perché non possiamo rischiare, perdendo tempo, di subire scelte sovra-provinciali che magari penalizzino il nostro territorio; in secondo luogo, perché con la pubblicazione si apre la fase delle osservazioni durante la quale associazioni e cittadini potranno presentare contributi e integrazioni che saranno valutate con estrema attenzione». «Saremo probabilmente la prima provincia in Campania - ha detto con un pizzico di orgoglio Mancino - ad approvare il Ptcp e ritengo che entro un anno possa essere concluso l'iter. C'è molta attesa tra i Comuni che, successivamente, entro diciotto mesi al massimo avranno l'onere di approvare i Puc, in linea con i piani provinciale e regionale».
Alto casertano, il lago Matese
Veduta aerea di Caserta
L'elaborazione del piano provinciale è stata preceduta da un'analisi che ha riguardato il sistema socio-economico e l'evoluzione demografica, con le conseguenti proiezioni tendenziali e programmatiche; le fragilità del territorio, con i suoi problemi idrogeologici ed ambientali; i beni culturali, con il loro valore paesaggistico, i monumenti storico-architettonici, i tracciati viari di epoca storica, le coltivazioni pregiate residuali ancora in essere, come ad esempio, la vite maritata al pioppo; il sistema insediativo, diviso sia per epoca di costruzione che per qualità urbana; il sistema della mobilità.
«L'adozione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - ha aggiunto ancora il presidente della Provincia Zinzi, individuando in questo il vero punto forte della elaborazione - significa dotarsi di uno strumento che ci consente, tra le altre cose, sia di evitare delocalizzazioni dannose per la provincia di Caserta, sia di subire flussi demografici provenienti dall'area metropolitana di Napoli, senza la consapevolezza delle possibili opportunità che ne possono derivare, ma assorbendone viceversa soltanto gli aspetti negativi. Penso, per esempio, a quanto è già accaduto all'area costiera con il bradisismo o il terremoto, che hanno finito per penalizzare il tessuto sociale ed economico della fascia domiziana. Ma penso anche al rischio Vesuvio. E, dunque, alla capacità che, nell'ambito del sistema campano, Caserta deve avere di assorbire eventuali nuovi flussi migratori, senza che tutto questo comporti contraccolpi negativi per il nostro territorio, ma anzi costituisca una opportunità di riqualificazione e riequilibrio delle nostre aree interne». La distinzione fondamentale che
viene fatta nel piano è tra il territorio rurale e quello urbano. Per il territorio rurale, il Ptcp persegue obiettivi di tutela e recupero ambientale, attraverso: la mitigazione del rischio ambientale e antropico; la formazione della rete ecologica provinciale; la tutela dei valori paesaggistici e naturali. Per quanto riguarda il sistema urbano sono quattro le linee guida: porre un argine alla periferizzazione della provincia di Caserta, sotto la spinta dell'area napoletana; favorire il consolidamento dell'ambito urbano di Caserta; rafforzare le aree interne, favorendo la loro qualificazione soprattutto nei settori delle produzioni agricole e del turismo; risanare e riconvertire l'area costiera. L'obiettivo quindi è di migliorare la qualità dell'ambiente e della vita dei cittadini della provincia di Caserta. Al Ptcp dovranno seguire inoltre piani di settore: il piano energetico, il piano dei rifiuti, il piano delle infrastrutture, il piano della mobilità, il piano turistico, il piano per la tutela delle culture pregiate. Con la pubblicazione della proposta di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, dunque, dal 18 ottobre scorso si è aperta la fase delle osservazioni che la Provincia ha voluto estendere da 30 a 60 giorni.
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