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  Dicembre 2012

Articoli n° 09
NOVEMBRE 2010
 
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VESUVIO, al di lÀ del rischio una grande opportunitÀ

Per rimodulare ed ottimizzare le strategie di intervento e pianificazione urbana bisogna necessariamente ripartire dal Piano Territoriale Regionale (Legge Regionale 13/2008) che ha recepito il progetto della Fondazione promossa da Confindustria Caserta

di Antonio Arricale


On. Ciro Borriello Sindaco di Torre del Greco

Guardare al rischio Vesuvio non soltanto dal punto di vista della catastrofe, ma come opportunità di sviluppo economico e sociale non solo del comune di Torre del Greco e degli altri municipi della zona rossa, ma dell'intera regione. Mi piace, insomma, la prospettiva fornita dagli amici di Confindustria Caserta sulla gestione del rischio che inevitabilmente viene associato alla "Montagna", e ne raccomando l'uso, per così dire, tra gli addetti ai lavori. Confindustria Caserta si è distinta, in questi ultimi anni, promuovendo una Fondazione che non a caso si chiama "Convivenza Vesuvio".
Sposando e sostenendo, infatti, l'idea di un imprenditore suo associato (il progetto è dell'amico Vincenzo Coronato e ha ricevuto l'encomio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) alla Fondazione è stata assegnata la missione di «trasformare l'emergenza Vesuvio in un'opportunità di sviluppo per la Regione Campania».
L'idea, di per sé semplice e geniale, prende a pretesto il mai sopito rischio dell'eruzione del Vesuvio per tradurre un'operazione di pianificazione territoriale su larga scala - regionale appunto - che ha come scopo primario la gestione sicuramente più razionale dell'evacuazione della popolazione delle zone a rischio; e come obiettivo secondario, ma di gran lunga più ambizioso, quello di un riequilibrio demografico della regione Campania, tra zone interne e spopolate, e fascia costiera ma superaffollata.
Un riequilibrio, però, che sia condiviso dalle popolazioni interessate e non invece subito come la peggiore delle disgrazie che possa capitare. Una condivisione, perciò, che non fa alcuna concessione alla prospettiva fatalistica dell'impatto distruttivo del tessuto urbanistico, umano, sociale ed economico che secondo talune Cassandre - sarebbe inevitabilmente connesso all'eruzione del Vesuvio e alla conseguente dispersione forzata, in tutt'Italia, della popolazione dei 18 comuni interessati. Perché è questo, al di là delle modalità pure discutibili, il nocciolo vero del Piano di evacuazione.
Il progetto della Fondazione Convivenza Vesuvio, rigorosamente in linea con i principi fondamentali dell'Ocse e dell'Ue (sviluppo sostenibile, competitività equilibrata, coesione sociale, risanamento urbano e buona governabilità), prevede che - in caso di evacuazione - la popolazione vesuviana a rischio "sia allocata nelle restanti province campane" con uno scavalco di 40 chilometri dalla zona rossa, e non l'allontanamento, anzi, il drammatico sradicamento dalla propria terra. Insomma, se proprio dobbiamo allontanarci, facciamolo ad un passo da casa, tra persone "amiche", accomunate da tradizioni e abitudini, e nella ragionevole prospettiva di poter comunque continuare ad avere e coltivare - non fosse altro che per la breve distanza affetti ed interessi economici e sociali nei comuni di origine. Aggiungo, poi, che il Progetto Vesuvio è diventato nel frattempo molto di più che una bella intenzione.
È Legge regionale della Campania - esattamente la n. 13 del 13 ottobre 2008 essendo stato recepito il progetto del dottore Coronato, come osservazione al Ptr (Piano Territoriale Regionale) nell'ambito, appunto, del capitolo riservato al Rischio Vesuvio.
Dunque, è da qui che bisogna ripartire - ciascuno dal proprio angolo di visuale e di responsabilità istituzionale - per rimodulare ed ottimizzare le strategie di intervento e pianificazione urbana: penso per esempio alla redazione dei Piani territoriali di coordinamento provinciale e, per la parte che mi riguarda, al Puc di Torre del Greco, nel quale prevedere le necessarie reti sociali ed infrastrutturali suggerite per l'emergenza - intesa come opportunità - e dal Ptr. E bisogna anche fare presto, per dirla con il famoso titolo del "Mattino" e non ripetere gli stessi errori.

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