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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2010
 
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Colpiti ma non affondati La crisi tocca anche i distretti industriali, ma la Campania “resiste”

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L'INTERVISTA - Pancrazio: «PiÙ promozione per la nostra produzione agroalimentare di alta qualitÀ»

L'intervista
di Raffaella Venerando

Pancrazio: «PiÙ promozione per la nostra produzione agroalimentare di alta qualitÀ»

Annibale Pancrazio,
presidente Anicav


Presidente, partiamo da un dato positivo: i distretti alimentari sono gli unici che nel 2009 hanno registrato una performance positiva (+1,5%) delle esportazioni in un anno nel quale la caduta dell’export è stata significativa.
Il settore alimentare, e in particolare quello delle conserve vegetali che io rappresento, è da sempre caratterizzato da un elevato livello di anticiclicità, tuttavia il peso della crisi si sta facendo sentire sia a livello economico che finanziario anche nelle nostre aziende. L’industria delle conserve vegetali, infatti, ha risentito del caro energia, della crescita dei costi delle materie prime e degli imballaggi e sta risentendo della sovrapproduzione che sta appesantendo i magazzini. Il peso della crisi finanziaria generale si sta facendo sentire in maniera significativa anche nel nostro settore, che ha una sua specificità per quanto riguarda, in modo particolare, la gestione finanziaria. In una fase come questa le nostre aziende, da sempre export oriented, stanno ancora di più spingendo sulla leva dell’export.

In particolare ha retto bene il distretto agroalimentare campano. Quali sono secondo lei i provvedimenti indispensabili che Governo, Regione e Provincia dovrebbero attuare per difendere questo “bene”?
In primo luogo le problematiche ambientali che hanno un impatto fortissimo sulle imprese. Ci sono questioni quali i costi di gestione del sistema idrico integrato, i rifiuti, le emissioni che, nella regione Campania più che in altre, subiscono un effetto moltiplicatore a causa delle inefficienze strutturali.
Negli anni scorsi con la Regione si è avviato un processo significativo relativamente alla creazione di un distretto del pomodoro da industria che, se attuato, potrà contribuire a rinnovare il comparto campano della trasformazione del pomodoro. Il progetto è di avere un'area industriale, lungo l'asse dell'A30, dove delocalizzare le industrie di trasformazione del pomodoro contribuendo in tal modo a decongestionare le città, a ridurre l'impatto ambientale e i costi del trasporto e quelli dei servizi, nonché inserire il sistema lungo un asse strategico per le comunicazioni e la logistica. É da chiarire che oggi molte industrie si trovano al centro di agglomerati residenziali sorti molto dopo la costruzione delle nostre imprese, nessun industriale andrebbe ad edificare al centro delle città, ma negli anni passati è successo l’esatto contrario. Si tratta di un'importante occasione di sviluppo e di riqualificazione del territorio su cui, come A.N.I.C.A.V., abbiamo molto puntato. La Regione Campania ha inserito questa idea nel piano di azione per lo sviluppo della regione, indicandolo nelle priorità insieme ad altri progetti. Attualmente sono in fase di verifica i progetti di fattibilità presentati a seguito della pubblicazione di un bando. Questo progetto potrebbe contribuire in maniera significativa alla realizzazione del distretto del pomodoro meridionale di cui da tempo si discute, ma che fatica ad affermarsi. Strettamente correlata a questo progetto è la creazione di piattaforme logistiche nei comuni di Mercato San Severino e di Castel San Giorgio in prossimità delle aree di trasformazione e in prossimità del porto di Salerno che rappresentano una grande opportunità per il settore dove la logistica è uno degli elementi decisivi di sviluppo, sia in termini di efficacia e di efficienza che, conseguentemente, di riduzione dei costi. Per imprese come quelle di trasformazione del pomodoro che hanno bisogno di ampi magazzini per stoccare la merce prodotta in pochi mesi e che sono fortemente export oriented, l’intervento sull’area della logistica rappresenta una leva competitiva fondamentale. Purtroppo registriamo che su questi temi strategici la discussione si trascina da troppi anni e per le imprese i tempi di realizzazione di queste strutture non sono neutri.
Infine grande rilievo deve essere dato al tema della promozione. La Campania vanta una produzione agroalimentare di alta qualità che costituisce un naturale elemento di riconoscibilità e di appartenenza al territorio e, contemporaneamente, rappresenta anche uno dei principali fattori di attrazione per i visitatori stranieri o nazionali: una politica di marketing territoriale potrebbe fare da volano per il rilancio dell’immagine del territorio e automaticamente dei prodotti che lo stesso produce. C’è bisogno di una forte azione di comunicazione e valorizzazione per le produzioni di qualità delle nostre aziende e non solo dei prodotti di nicchia, per consentire soprattutto alle Pmi di affrontare con maggiore forza le sfide dei mercati internazionali. L’intervento istituzionale è necessario perché il settore è composto da piccole e medie imprese che non sono in grado di sostenere i costi di azioni di comunicazione, di registrazione di marchi e di tutela legale in maniera autonoma.
Le imprese si stanno già attivando autonomamente, con il recente accordo sul pomodoro con la parte agricola, ma è indispensabile che anche le istituzioni facciano la loro parte, per questo è fondamentale che il ruolo del Comitato di indirizzo del Distretto Industriale, sia attivo e molto collegato alle realtà produttive delle imprese esistenti.

Nonostante la buona performance però sono ancora tante le aziende troppo piccole che ricadono nel distretto n. 7. In che modo si possono superare tali limiti?
È necessario incentivare misure che possano favorire l’aggregazione tra le imprese per consentire il raggiungimento di una massa critica adeguata a sostenere l’impatto del mercato globale, superando l’attuale frammentazione del sistema produttivo industriale. Per quanto riguarda il comparto da me rappresentato, posso dire che quest’anno in Campania operano 93 aziende di trasformazione, contro le 94 del 2009 e le 134 del 2000.
É questo il risultato di processi di aggregazione che si sono registrati negli ultimi anni, anche a seguito delle politiche di liberalizzazione scaturenti dalla complessiva ridefinizione delle politiche comunitarie in materia agricola e agroalimentare, con l’obiettivo di aumentare il livello di competitività sia sul mercato interno che rispetto ai competitors internazionali.
Importanti saranno anche le misure di sostegno a favore di imprese piccole e medie che decidano la gestione comune di alcuni servizi in modo da ridurre le diseconomie (es. gestione della logistica, di laboratori, di strutture di etichettamento, di servizi diversi).
Da qualche mese, la nostra associazione, ha costituito un comitato internazionalizzazione, per seguire a stretto contatto tutta l’attività internazionale di Confindustria, che sta sempre di più professionalizzandosi e aumentando la capacità di favorire la penetrazione delle imprese italiane all’estero.

Più in generale, invece, come saranno i prossimi mesi per le aziende del comparto conserviero?
Si presentano mesi molto difficili a causa della crisi che preme sulle imprese.
Molto importante sarà il modo in cui verrà gestita la prossima campagna di trasformazione. Vista la sovrapproduzione della scorsa campagna, se questa non rientrerà in limiti accettabili, le contraddizioni si scaricheranno sull’intero sistema. A partire dal 2011, inoltre, cambieranno gli scenari della PAC, si andrà verso un regime completamente nuovo i cui esiti non sono facilmente prevedibili. Con il disaccoppiamento totale si completerà un processo che vedrà il settore passare da un sistema assistito a uno aperto al mercato.
Verrà meno l’influenza regolativa delle istituzioni sulle scelte produttive e si esalteranno tutte le potenzialità e i problemi della libera scelta imprenditoriale, che dovrà affrontare il nuovo con coraggio e slancio innovativo e organizzativo.
Da non sottovalutare anche la crescente concorrenza internazionale, un problema di non poco conto per le aziende del settore conserviero caratterizzate da una forte vocazione all’export.

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