Colpiti ma non affondati
La crisi tocca anche i distretti industriali, ma la Campania “resiste”
L'INTERVISTA - Taranzano: «L’imprenditoria dei territori è la vera forza produttiva ed economica dell’Italia»
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L'intervista
di Raffaella Venerando
Taranzano: «L’imprenditoria dei territori È la vera forza produttiva ed economica dell’Italia»
Valter Taranzano,
Presidente Federazione
dei Distretti Italiani
Presidente, i numeri dell’ultimo monitoraggio del Servizio Studi di Intesa San Paolo relativi al quarto trimestre del 2009 premiano la Campania come unica regione d'Italia a mostrare una crescita dell'export. Buone, in particolare, le performance registrate dal Distretto agroalimentare di Nocera Inferiore. Cosa ha funzionato per alcuni distretti e, cosa invece, ha penalizzato altri?
I distretti non sono altro che la fotografia dell’andamento delle Pmi in italia. Ci sono alcuni settori di queste piccole e medie imprese che soffrono, altri meno. Il settore agroalimentare è quello che sta patendo di meno la crisi, questo non solo in Campania, ma in tutta Italia. Per questo Nocera Inferiore sta andando bene e siccome l’agroalimentare è un comparto che traina l’export, tutto va di conseguenza. Poi c’è il distretto conciario di Solofra che ha lavorato molto bene ed esporta l’80% del suo fatturato. Lì hanno varato un programma per la realizzazione di un marchio di eco-compatibilità del Distretto che coinvolge tutta l’area produttiva interessata. Il valore aggiunto consiste nel miglioramento dell’immagine “verde” del prodotto concia, molto quotata nel caso di alcuni mercati di sbocco sia geografici (i Paesi scandinavi) sia fisici, come i marchi stilistici, che sempre più numerosi si approvvigionano presso le imprese del distretto. I distretti che funzionano, in linea di massima, sono quelli che hanno investito nell’innovazione e si sono guardati attorno, cercando sinergie, facendo rete, creando lobby produttive con progettualità destinate soprattutto all’estero. Il nostro primo Osservatorio dei Distretti, inoltre, ha raccolto, nella sua indagine a tappeto, un problema di fondo: nei distretti emerge la presenza di un deficit di cultura manageriale. Le aziende dei distretti concentrano le risorse e la loro attenzione esclusivamente sul prodotto, trascurando aspetti gestionali fondamentali come l’efficienza della struttura organizzativa e la finanza d’impresa.
La Federazione da Lei presieduta promuove progetti condivisi tra i distretti. Vuole farci qualche esempio? Qual è la forza di questo approccio?
Abbiamo realizzato un progetto condiviso tra dieci distretti della meccanica, distretti che stanno soffrendo non poco, in collaborazione con Unicredit. Tra poco ne realizzeremo un altro nel tessile-moda, con le stesse modalità. Lo scopo è di creare progetti condivisi. Sono già emersi dei temi di interesse comune: la gestione dei rischi in azienda, l’internazionalizzazione e la finanza di filiera. Inoltre, vogliamo mettere a disposizione dei distretti selezionati, e dunque dei territori coinvolti, una base conoscitiva dalla quale sviluppare idee e progettualità comuni per affrontare il presente e programmare il futuro. La cooperazione tra le imprese del territorio è un fattore determinante per la crescita e il sostegno del distretto cui le aziende appartengono. Qual è la forza di questo approccio? É la forza dei distretti stessi. Quando si mettono in testa di dialogare tra loro ottengono sempre dei risultati positivi. Due anni fa molti dicevano che il sistema distrettuale era ormai superato. Oggi i distretti e le loro Pmi sono il sistema che ci stanno permettendo di uscire dalla crisi. L’imprenditoria dei territori è la vera forza produttiva ed economica dell’Italia.
E verso i Paesi emergenti quali sono le attività messe in campo dalla Federazione?
Le progettualità della Federazione Distretti Italiani non riguardano mai mercati specifici, ma l’export in generale. Poi sono i vari distretti, in base alle loro specificità, a scegliere su quali mercati puntare. Penso, ad esempio, al distretto della pesca di Mazara del Vallo che sta coinvolgendo tutti i Paesi confinanti del Mediterraneo. L’obiettivo è di realizzare un distretto internazionale della pesca. Non è facile, ma ci stiamo provando.
Come giudica le manovre del Governo per sostenere i distretti italiani?
Vedo pochi fatti al di là dei proclami. Ad esempio, il contratto di rete. Se ne parla molto. In verità non esiste ancora una normativa specifica che spieghi come va fatto questo contratto. Noi, come Federazione, ci siamo proposti di sviluppare una sperimentazione di questo contratto nei nostri distretti, ma siamo ancora in una situazione di attesa.
Le banche, invece, quale ruolo possono svolgere per favorire i processi di aggregazione tra le imprese?
Le banche sono fondamentali per uscire dalla crisi e quindi per lo sviluppo dei distretti. Devono però avere più coraggio nei confronti delle Pmi. Alcune di loro adesso hanno creato progettualità ad hoc per le Pmi, ma soltanto adesso. É stato buttato via un anno nel quale si poteva fare molto. Soprattutto si poteva dare credibilità a un sistema che, complessivamente, ha sempre funzionato.
Un’ultima domanda. Distretti e reti: contrapposizione o indipendenza reciproca?
Noi non vediamo assolutamente una contrapposizione, anzi. Ripeto, la Federazione si è offerta di fare sperimentazione di questi contratti nei nostri distretti. Le reti nei distretti sono un sistema già praticato. Faccio un esempio pratico: il Distretto della componentistica e termo-elettromeccanica di Pordenone e Udine ha recentemente inaugurato un sofisticato laboratorio che permetterà alle aziende del comparto (tutte piccole o piccolissime) di effettuare test di precisione, implementando così i loro processi innovativi e di ricerca. Le macchine presenti nel laboratorio consentono alle piccole e medie aziende meccaniche di usufruire di una tecnologia che altrimenti non potrebbero permettersi. Tecnologia che viene offerta anche ai distretti e alle piccole aziende meccaniche del resto dell’Italia. Questo è fare rete con il trasferimento tecnologico. Fare gruppo. Che è, e resta, l’obiettivo della Federazione. Un altro esempio arriva sempre dal campo della meccanica, settore che, poiché versa in una situazione di sofferenza, deve escogitare nuove idee e soluzioni in continuazione. Nel distretto di Lecco tredici aziende hanno creato una rete di aziende complementari per presentarsi al compratore offrendo un pacchetto che comprende l’intera filiera produttiva. In questo modo la singola impresa non perde la sua autonomia e può sviluppare sinergie sia progettuali, sia produttive. Inoltre i costi di comunicazione, ad esempio le Fiere, vengono ammortizzati perché spalmati sull’intera filiera.
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