P.A. e Fisco
Quando l’Italia non È equa
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P.A. e Fisco
Quando l’Italia non È equa
Troppo spesso lo Stato dimentica di essere debitore
con l’impresa/cittadino, ritardando sine die l’assolvimento
dei propri obblighi, ma diventa intransigente
nel momento in cui deve recuperare i propri crediti:
urgenti una moratoria e procedure di compensazione
«Un recente studio a livello nazionale ha quantificato
il credito delle imprese maturato nei confronti dello stato in 80 miliardi di Euro»
di Lucio Lombardi,
direttore di Confindustria Caserta
La Equitalia Spa, società costituita da Agenzia delle Entrate e dall’INPS, ha come principale obiettivo affidatole dalla legge costitutiva, quello di riscuotere i crediti che le Pubbliche Amministrazioni vantano nei confronti dei cittadini; rientra dunque negli strumenti che lo Stato può mettere in campo per il mantenimento delle entrate e far dunque fronte alle molteplici esigenze di spesa che, attraverso tutte le sue articolazioni declinate sul territorio nazionale, deve assicurare, come disposto dalla legislazione vigente (a titolo esemplificativo ma non esaustivo, dalle spese per l’istruzione scolastica a quelle della difesa, da quelle della salute e sanità alle opere pubbliche, e così via).
Orbene, anche le imprese - che sotto il profilo fiscale possiamo tranquillamente assimilare ai cittadini nei confronti di Equitalia - devono svolgere tutte le attività costituzionalmente garantite e regolamentate dalle leggi vigenti (realizzare opere pubbliche e pubbliche forniture, stipulare contratti con la P.A., ecc., e assolvere agli obblighi verso i fornitori, i prestatori d’opera e verso gli istituti che garantiscono lo stato sociale quali l’INPS, INAIL, Direzione delle Entrate, ecc.).
Passando alla realtà quotidiana possono venire a crearsi situazioni particolari che assumono aspetti paradossali.
Se, per esempio l’impresa, che ha svolto e portato ad esecuzione regolarmente il contratto (opera o pubblica fornitura poco cambia), ha assolto i doveri nei confronti dei fornitori e/o prestatori d’opera anticipando (il principio di rischio d’impresa c’è tutto) i relativi capitali, non riuscendo ad ottenere nei tempi previsti il giusto corrispettivo da parte del committente (Ente pubblico), né ricevere ulteriori affidamenti bancari stante l’attuale stretta creditizia, è chiaro che essa viene a trovarsi in una condizione che possiamo defini- re eufemisticamente di affanno finanziario. Uno dei sistemi utilizzato dalle imprese è spesso la richiesta il dilazionamento dei debiti maturati nei confronti degli Enti previdenziali ed assicurativi, come consentito dalla legge, confidando in un tardivo ma positivo ravvedimento dell’Ente pubblico.
L’Impresa, dunque da un lato si trova obbligata a far fronte alle obbligazioni assunte ma dall’altro chi ha dato origine a tali obbligazioni, ovvero il committente pubblico, non “riesce” ad assolvere nei tempi normalmente previsti il proprio impegno.
Così da un lato lo Stato dimenticando di essere debitore (con i tempi della Giustizia italiana sperare in una risoluzione rapida della controversia sarebbe eccessivamente ottimistico) ritarda spesso sine die l’assolvimento dei propri obblighi (in primis il versamento delle somme dovute), ma, dall’altro, consapevole dei propri crediti nei confronti dell’impresa/cittadino, mette in campo una azione rapida che spesso porta le imprese a dichiarare sconfitta, attraverso l’attività di Equitalia. Quest’ultima, avendo il quasi esclusivo compito di procedere al mero recupero dei crediti verso lo Stato non può in alcun caso entrare nel merito della questione (spesso mettendo insieme situazioni debitorie verso Enti diversi tra loro in una unica cartella esattoriale e impedendo così di fatto il diritto alla difesa in caso di contestazione di parte delle somme imputate in quanto ritenute non dovute) e procede con azioni che vanno dal fermo amministrativo fino ad azione esecutive giudiziarie, comprese le più estreme (le istanze di fallimento).
In buona sostanza, dunque, lo Stato “cede” i propri crediti ad una società pubblica che, con procedure speciali consentite per legge, provvede a recuperarli in forma coattiva.
Nel Mezzogiorno e nella nostra provincia, come conseguenza dell’attività di Equitalia, molte imprese, stritolate dalla situazione economica pesante, dal mercato bloccato, dai ritardi dei pagamenti della P.A. (un recente studio a livello nazionale ha quantificato il credito delle imprese maturato nei confronti dello Stato in 80 miliardi di Euro), versano in uno stato di preoccupante difficoltà.
Potremmo paradossalmente trovarci a breve con numerose aziende che si vedono costrette a dichiarare la cessazione di attività (e la propria funzione economico-sociale) a causa del ritardo nei pagamenti della P.A. la quale, per rientrare dei propri crediti, avvia procedure di riscossione forzata non tenendo in alcun conto che trattasi di situazione che essa stessa ha contribuito fortemente a creare.
Basterebbe invece, poco per lasciare aperto qualche spiraglio per coloro che vengono a trovarsi in questi frangenti attivando pochi ma puntuali interventi legisla- tivi per riportare equilibrio.
A titolo esemplificativo, potrebbe valutarsi l’emanazione di norme che prevedano da subito una moratoria per le imprese (come realizzato per la rinvio delle rate di leasing e mutui bancari) e/o, ancor meglio, l’avvio di una fase di compensazione all’interno della P.A. (eventualmente garantita dalla Cassa DD.PP e da un consorzio tra le principali banche italiane) tra i debiti maturati dallo stato verso le imprese e i crediti che lo stato vanta verso queste ultime.
Sono spunti appena accennati, ma riteniamo possano essere utili per avviare una riflessione su temi apparentemente solo quotidiani che però stanno assumendo, per la diffusione e per la gravità dei riflessi sull’operatività delle imprese, dimensione di una vera e propria emergenza tale da far rivendicare urgenti interventi normativi finalizzati ad affrontare una situazione che non è più possibile ignorare.
Aziende in crisi, incontro in Prefettura
“Una moratoria dei debiti fiscali delle aziende e utilizzo dei fondi resi disponibili dalla Camera di Commercio come canali di garanzia per le imprese in difficoltà”. É la proposta di Confindustria Caserta per affrontare la difficile congiuntura economica che il sistema produttivo di Terra di Lavoro sta vivendo. La proposta è stata formalizzata dal presidente degli industriali casertani, Antonio Della Gatta, nel corso di un incontro che si è svolto in prefettura, a fine marzo scorso, con i rappresentanti di Camera di Commercio, Equitalia Polis, Agenzia delle Entrate e Inps.
Dalla riunione, sono emersi dati allarmanti sull’attuale situazione economica della provincia di Caserta. Nell’ultimo anno le aziende hanno lamentato cali di fatturato impressionanti, che si attestano in molti casi intorno al 50%. Una crisi che è anche più difficile da gestire, se si considerano gli ingenti debiti che le aziende hanno intanto accumulato nei confronti del fisco, per cui le procedure esattoriali messe in moto da Equitalia i molti casi mettono a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende. |
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