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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2010
 
FINISTERRE - Home Page

di Alfonso Amendola, docente e vicepresidente “Centro Studi sulle Rappresentazioni Linguistiche” Università di Salerno








Annibale Elia il pittore delle gambe

Annibale Elia da tempo divide il suo tempo e la sua ricerca tra la produzione accademica (è docente di Linguistica presso l’Ateneo di Salerno) e la produzione artistica. Una “divisione” che è ricchezza, segno d’invenzione e profonda “necessità” (categoria da sempre cara ai veri artisti). Insomma, un “prof. tra arte e comunicazione” come di recente titolava un bel pezzo di Stella Cervasio. Logicamente in questa sede non ci soffermiamo sulla dimensione scientifica ed accademica, ma sulla tensione artistica di Annibale Elia (ovvero Annibale “il pittore delle gambe”). Un pittore che nel suo procedere d’artista, dialoga con il materico dell’argilla, con l’attenzione verso un pittorico di gran raffinatezza e stile (soprattutto raccontando forme e corpi) e poi con l’immersione nel caffè napoletano come tecnica, linguaggio e segno del visivo (penso in particolare ai suoi disegni acquerellati al caffè successivamente prezioso libro di Plectica “La città delle gambe” del 2001). Da qualche tempo lavora anche nello spazio del formato breve e del piccolo disegno, utilizzando ancora un linguaggio d’espressione che vive d’antico e materico al contempo (appunto l’uso del caffè come impasto cromatico) Annibale “il pittore delle gambe” ci propone questo suo “carnet di appunti al caffè napoletano”. Un carnet denso di volti, corpi del femminile, piccoli movimenti, ombre e chiaroscuri. Il tutto raccontato attraverso la potente visionarietà del rimando, dell’eco, della citazione (quello che era un sogno delle progettualità di Walter Benjamin “scrivere un libro di uniche citazioni”). E così attraverso la citazione, come tensione e racconto ampliato, si orizzonta lo spazio del visivo di questa recente produzione di disegni firmati da Annibale. Ed è soprattutto nei “multipli lineografici” che il gusto della citazione ha respiro amplificato ulteriormente. Nella totalità di questi disegni, i temi portanti restano quelli della seduzione, della sensualità, del desiderio (temi che sembrano disegnati lungo quella lineare che Roland Barthes ci volle indicare nella sua “scrittura d’amore”: ovvero scrutare, frugare, indagare per particelle e frammenti “la causa del mio desiderio” che, in questo caso, nella gioia del disegno e della narrazione visiva, tende a risvegliarsi per ritrovarsi sempre vivo e vero). I disegni di Annibale ci parlano di un gusto profondo e complesso di voler osservare “sensazioni” del corpo erotico (vissuto nel segno di una soave mutevolezza, lievità, segretezza, intimità e qui il richiamo a Balthus è inevitabile). E comunque la seduzione, come appare evidente nelle minime gestualità raccontante da Annibale, non è soltanto sguardo d’avvicinamento “all’oggetto del desiderio” ma è soprattutto sospensione dello sguardo, dilatazione dell’attesa, lievissima volontà del rifiuto, “falso movimento” che stanco d’irretire dolcemente respinge. E quindi la citazione dal sensuale raccontata da Annibale “il pittore delle gambe” la ritroviamo come celebrazione del furto (quello caro ad Orson Welles, ad esempio), della fuga, del tradimento della visione, della sempre ossessiva “riproposizione” della bellezza, del turbamento degli sguardi, del “fear and desire”, del godimento perverso che è sempre sfida al godimento mistico. Ed ancora… rarità e senso dell’incantesimo, frammenti amorfi e shock del piacere, abbandono e indifferenza. Un vero viaggio nella macchina della seduzione e dei desideri. Dove tutto può diventare il contrario d’ogni dire. Insomma il carnet d’appunti di Annibale ci dona un viaggio di soffice ed algida sensualità. Ancora una volta ci troviamo ad inseguire il sommovimento del nostro sentire il mondo sulla pelle. Ancora una volta ci lasciamo guidare dalla dolce ansia di catturare «il transitorio, il fuggevole, il contingente, la metà dell’arte di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile» (Charles Baudelaire). Senza dimenticare quella fatale attrazione che domina i segni che nascono dal nostro buio più profondo e dal nostro claire più desiderante.

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