Giuseppe Fatati
Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)
Etica e bioetica della mela/1
La storia del frutto proibito dall’antichità fino ad oggi Si è svolto a Larino, in Campobasso, il 3 e 4 aprile scorso il 2°Corso di Bioetica dal titolo “Etica, Prassi e Problem Solving” organizzato e diretto dal dottor Marco Tagliaferri. Nel corso dell’incontro si è avuto un interessante dibattito orientato alla ricerca etica del cibo che ha visto come protagonista la mela. L’Etica, dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, “carattere”, “comportamento”, “costume”, “consuetudine”, è stata definita come quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. La bioetica, dal greco antico εθος (o ήθος), “èthos”, e βίος, “bìos”, vita, è invece una disciplina che si occupa delle questioni morali collegate alla ricerca biologica e alla medicina. Il filosofo tedesco Hans Jonas sostiene che nel campo della bioetica non possono darsi risposte definitive in quanto ogni valore morale deve commisurarsi sulla mutevole realtà cui deve essere applicato.
Seguendo queste due definizioni è stata analizzata la storia della mela dall’antichità ad oggi. Con la scoperta dell’agricoltura, avvenuta all’incirca 10.000 anni fa, le società nomadi iniziano a vivere lungo le fertili rive del Nilo, del Tigri e dell’Eufrate. Alcune ricerche archeologiche hanno rinvenuto resti di alberi di melo negli scavi di Jerico e nella valle del Giordano risalenti a 6.500 anni a.C.. Il primo contratto di vendita di un meleto risale al 1500 a.C. riportato su una tavola trovata nel nord della Mesopotamia per il prezzo di tre pecore adulte. Le leggi Ittite prevedevano una multa di 3 “shekel” per chiunque lasciasse bruciare un frutteto, senza fare il possibile per salvarlo. Nell’Odissea Omero ricorda al vecchio padre il loro frutteto: «…i 12 alberi di pere si inchinavano sotto il peso della loro frutta matura, i dieci meli che sembravano carichi di fuoco, tanto intenso era il rosso dei loro frutti». Più avanti racconta di come Tantalo fosse tormentato dall’irraggiungibile frutta che gli sovrastava il capo: pere, melograni, fichi e succose mele. Orazio nel 100 a.C. afferma che l’Italia sembra essere diventata un unico, grande frutteto e aggiunge che se il pasto perfetto deve iniziare con le uova, non può non finire che con le mele. Grazie alle conquiste dell’Impero Romano il melo e le mele raggiungono tutta l’Europa continentale fino all’Inghilterra. Galeno ed Ippocrate, due grandissimi medici dell’antichità (200 d.C.), raccomandano l’assunzione di mele dolci durante i pasti per aiutare la digestione e di mele poco mature in caso di svenimenti o costipazione. Nel XVI secolo, la mela emigra in America, rendendo tutto lo stato di New York famoso per l’ottima qualità dei suoi frutti. Solo dieci anni fa i ricercatori dell’Università della California scoprono che la mela ha, rispetto alle altre varietà di frutta, un’elevata concentrazione di agenti antiossidanti e finalmente vengono dimostrati gli effetti positivi del consumo. Recentemente un gruppo di ricercatori canadesi ha esaminato gli estratti di buccia e polpa di otto diverse varietà di mele (Cortland, Ida Red, Golden Delicious, McIntosh, Mutsu, Red Delicious, Empire e Northern Spy) e ha rilevato la presenza di ben cinque gruppi di antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi e quindi l'invecchiamento e i tumori. Oltre ad identificare i gruppi di antiossidanti - i polifenoli sono tra i principali - i ricercatori hanno evidenziato che la buccia del frutto è più ricca di antiossidanti rispetto alla polpa e che i polifenoli sono soprattutto l'epicatechina, la cianidina e la procianidina B2. Nel 1904, alla inaugurazione dell’esposizione di St.Louis, il Direttore del Missouri State Fruit Experiment J.T.Stinson proclamò che «una mela al giorno toglie il medico di torno»: ci sono voluti oltre cento anni per dimostrare tale affermazione. Se ripensiamo alla definizione iniziale di bioetica possiamo senza dubbio asserire che la mela è un frutto bioeticamente corretto e utile.
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