vinitaly,
le eccellenze in vetrina
Successo per le signore irpine del vino
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di Filomena Labruna
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le eccellenze in vetrina
Successo per le signore irpine del vino
La kermesse veronese si conferma come importante occasione di crescita e confronto per le aziende e le istituzioni
L’Irpinia delle eccellenze protagonista al Vinitaly, il salone del vino che ha chiuso i battenti a Verona lo scorso undici aprile. Nella vetrina enologica più prestigiosa, le principali aziende irpine si sono confermate “signore del vino” con premi e riconoscimenti. La provincia di Avellino ha partecipato con 65 aziende vitivinicole e 2 distillerie, portando il proprio patrimonio viti-enologico alla ribalta nazionale ed internazionale.
E, forti di questo successo, per le future edizioni gli imprenditori irpini sono ancor più fiduciosi. L’idea nuova è di creare uno spazio autonomo dove esporre le proprie eccellenze. La proposta viene lanciata da Sabino Basso, presidente del Gruppo Piccola Industria di Confindustria Avellino. «Si può immaginare - ha affermato Basso - un stand irpino dove convogliare il meglio delle produzioni, rilanciando una filiera che può costituire il volano di uno sviluppo integrato del territorio e fungere da traino per tutto il settore agroalimentare».
Un padiglione tutto nuovo, più di 200 aziende e un fitto calendario di eventi: la Campania vitivinicola si è presentata così alla 44esima edizione di Vinitaly. Il padiglione è stato completamente rinnovato e ridisegnato ispirandosi ad un grande vigneto verde. Una superficie di cinquemila metri quadrati ha accolto i produttori divisi per provincia. In tutto cinque aree territoriali (Napoli, Salerno, Benevento, Avellino, Caserta), ciascuna con la propria zona degustazioni sopraelevata per potersi meglio orientare nel ricco patrimonio vitivinicolo della regione. Al centro del padiglione è stata collocata l'area istituzionale dove si sono alternati gli incontri business to business e le degustazioni guidate dall'Ais Campania nel padiglione Campania Vigna Felix, in cui gli architetti Maurizio Zito (irpino) e Hicaru Mori (giapponese naturalizzata irpina) hanno perfettamente reso l’idea del viaggio nei filari di una regione vocata alla viticoltura.
Semplicità e funzionalità le parole chiave del nuovo allestimento che ha dato risalto ai produttori e al prodotto vino. Con 65 aziende e due distillerie, la pluripremiata Irpinia del vino ha dato ancora una volta prova della forza di un settore che sta reggendo alla crisi e che intende continuare a crescere. Soddisfatto della riuscita della missione veronese Sabino Basso, imprenditore alla guida di tre aziende: Olio Basso, Basso Energia e Villa Raiano, quest’ultima azienda vitivinicola che dal 1996 s’impegna affinché i propri vini (Greco di Tufo Docg, Fiano di Avellino Docg e Taurasi Docg) siano la corretta espressione di ciò che la natura ha generosamente donato. Ed è proprio il presidente del Gruppo Piccola Industria che parte dalla recente esperienza del Vinitaly per ribadire la sua proposta e fornire nuovi suggerimenti. «Lo stand irpino - spiega Basso - deve acquistare una propria autonomia all’interno della kermesse veronese. L’Irpinia, in sostanza, deve uscire dal contesto campano proprio perché le sue eccellenze la rendono una provincia unica dal punto di vista enologico, con le sue 3 docg». L'iniziativa irpina si è inoltre snodata attraverso un calendario di appuntamenti in collaborazione con l'associazione di ristoratori irpini “Mesali”. Laboratori-degustazione, abbinamenti cibo-vino, aperitivi docu-vino, momenti di approfondimento riservati ad un pubblico di giornalisti, comunicatori, operatori, buyers, appassionati, consumatori, opinion leader, responsabili istituzionali, membri delle principali associazioni di cultura enogastronomica operanti sui territori hanno fatto da sublime cornice all’evento. Un contesto dinamico, dunque, che fa intravedere significativi barlumi di luce in un momento economico difficile anche per chi ha tutte le carte in regola per competere sul mercato.
La pensa così un altro big irpino del vino, Piero Mastroberardino, ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università degli Studi di Foggia.«L’esperienza del Vinitaly lascia un messaggio positivo - sottolinea Mastroberardino, vice presidente di Federalimentare - nonostante la congiuntura negativa in corso. Un’esperienza eccellente per aziende organizzate che hanno un minimo di massa critica dimensionale e organizzativa e che pertanto riescono anche nelle fasi buie a portare risultati importanti».
Per Mastroberardino occorre un sistema integrato per promuovere il vino nel mondo e sostenere la formazione e l’internazionalizzazione delle imprese.
«In Italia c’è la logica dei distretti produttivi - conclude Mastroberardino - che deve essere traslata fuori dai confini nazionali, ma in forma di network per poter recuperare efficienza e competitività».
Lavorare sulla Campania del vino è il motto di un’altra grande casa enologica, che continua a far conoscere l’Irpinia nel mondo: Feudi di San Gregorio. Antonio Capaldo è presidente da un anno e riveste questo incarico all’età di soli 33 anni, dopo circa dieci anni di esperienza all'estero nella finanza (Lazard) e nella consulenza strategica (McKinsey). «Come sempre - ha aggiunto Capaldo - il Vinitaly si è dimostrata la più grande manifestazione a livello internazionale dedicata al mondo del vino. Un contesto nel quale la nostra squadra è stata felice di presentare tutte le novità Feudi di San Gregorio». «Un bel Vinitaly - ha continuato - sia dal punto di vista commerciale, con tanti operatori esteri, sia dal punto di vista dell'atmosfera, con tanti giovani e soprattutto un universo femminile che si è avvicinato a questo settore».
Le realtà imprenditoriali femminili, infatti, sono in continua crescita e una risorsa economica su cui investire, perché le donne spesso dimostrano forti capacità organizzative e gestionali e sanno portare avanti idee che molto spesso si rivelano vincenti per il mercato. Il risultato della kermesse veronese, lascia ben sperare per la cultura del vino in Italia. «La crisi è ancora forte - ha concluso il presidente dei Feudi - ma si vedono i primi segni di ripresa, soprattutto sui mercati esteri».
In poco più di vent'anni, le aziende vitivinicole in Irpinia sono passate da una decina a 174. Nel 2009 sono stati censiti 20 milioni di metri quadrati di superficie vitata per una produzione di 13 milioni di bottiglie di cui 10 Docg. Segno che il vino irpino è prevalentemente di qualità e che le aziende hanno optato per l'eccellenza più che per la produzione industriale, per conquistare i grandi mercati dell'Est, Cina e Giappone, o anche i mercati emergenti come quelli del Regno Unito. In questa direzione, Vinitaly deve diventare per l'Irpinia un punto di svolta anche per le politiche istituzionali. Come a dire: il 2010 sarà un anno difficile per il manifatturiero e anche per l'agro-alimentare, ma non ci si può permettere il lusso di non essere competitivi. A tal fine, enti, istituzioni e politica devono dare risposte concrete ed immediate affinchè la tipicità dell'Irpinia sia protetta.
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