Tutto in Un week end
La tradizione cilentana
secondo la famiglia Laureana
Ristorante “Il Ceppo”
di Vito SALERNO
Ottimi piatti legati alla tradizione cilentana in questo storico locale a due passi dall'uscita della superstrada di Agropoli Sud. Un ristorante soprattutto per gli amanti della cucina di pesce, che si fa apprezzare per la freschezza del pescato e la scelta di materie prime di grande qualità. “Il Ceppo” è stato fondato il 17 aprile del 1976 dai fratelli Sabato e Carmine Laureana, che tuttora lo gestiscono. «Abbiamo avuto la fortuna - ci racconta orgoglioso Carmine - di “imparare l'arte” a bottega da Raffaele Guariglia, decano della ristorazione agropolese. Il suo perfezionismo arrivava al punto di grattugiare a mano il formaggio, perché l'attrito nella macchina poteva danneggiare l'aroma. Fu in quel ristorante che nel '63 conoscemmo Bruna e Rosetta, due sorelle di Cisternino, un paesino della terra dei “trulli”. Le sposammo, io e mio fratello, e tutti e quattro insieme nel '76 aprimmo “Il Ceppo”. Noi due in sala, e le donne ai fornelli, e venne fuori una cucina nuova, cilentana con influenze pugliesi».
Una famiglia così non poteva che trasferire questo forte legame tra i componenti anche al nome scelto per il locale; infatti, lo chiamarono “Il Ceppo” per suggellare il valore del loro nucleo familiare. E, da qualche anno, sta dando il suo prezioso contributo alla crescita dell'attività la nuova generazione, con i fratelli Marcello e Maurizio. Il primo, giovane cuoco, è responsabile, al momento, degli antipasti e della pasticceria affiancando la mamma e la zia nella preparazione degli altri piatti, mentre il secondo, laureato in economia e commercio, si occupa del management del ristorante e del piccolo e accogliente albergo annesso, gestito dalla moglie Enrica, da Loredana, figlia di Sabato, e Antonella, fidanzata di Marcello. L'albergo sorge di fronte al ristorante, circondato da un giardino fiorito di bouganville e palme, ed è caratterizzato da un'ospitalità mediterranea che assicura un soggiorno rilassante e familiare. La struttura dispone di venti camere e di un ampio parcheggio che condivide con il ristorante, formato quest'ultimo da un'ampia sala interna, più adatta secondo noi al periodo invernale, e da un gazebo all'aperto, per chi vuole godere del fresco e nel quale abbiamo avuto il piacere di cenare un lunedì dello scorso giugno (già l'apertura del locale in questa giornata è interessante per chi trova sempre difficoltà ad andare a cena, in ristoranti di livello, il primo giorno della settimana).
Abbiamo iniziato con una selezione di tre antipasti, ovviamente di mare. Innanzitutto, dei meravigliosi gamberi sgusciati e gratinati serviti con una sfiziosa focaccina al rosmarino cotta sui carboni della brace. Abbiamo poi provato dei delicatissimi calamaretti con zucchine fritti in padella, piatto che ha anche una variante stagionale con i carciofi. L'ultimo antipasto è stato un gustoso soutè di frutti di mare con pane biscottato e fiori di zucca. Questo piatto è semplicemente splendido per i molteplici sapori che esprime e perché consente di apprezzare appieno la bontà dell'olio utilizzato. L'olio extravergine d'oliva servito è addirittura una produzione propria dei fratelli Laureana.
La carta dei vini è degna di nota, ci sono tutti i cilentani, i campani, molte curiosità nazionali e internazionali, vasta e curata la scelta delle grappe e dei distillati (nel prossimo ottobre è prevista l'uscita anche di un vino creato dai Laureana, nel vitigno di famiglia, con uve Syrah e Sangiovese). Per la nostra cena, abbiamo chiesto al simpatico Carmine, sommelier AIS che con passione cura la cantina seguendo un discorso di qualità e di selezione delle etichette, di aprirci una bottiglia di “Notorius” di Pasquale Cammarano, un cilento bianco doc del 2006, prodotto a Punta Tresino di Castellabate. Dodici gradi e mezzo di livello alcolico per un vino, composto in prevalenza da Fiano più una percentuale di Malvasia, molto piacevole da bere anche per tutto il pasto e che, per il suo stretto legame con il territorio, rende al meglio se accompagnato a preparazioni tipiche della gastronomia locale con le quali condivide la determinazione e la nettezza dei profumi cilentani.
Come primo piatto, quindi, abbiamo scelto degli ottimi taglierini al coccio con pomodorini pachino e abbiamo poi gustato un superbo sarago alla brace, scegliendo una cottura semplice proprio per apprezzarne la freschezza, con un contorno di fagiolini lessati. Per concludere, abbiamo provato una spettacolare torta di ricotta di bufala con crema al pistacchio abbinandola a un passito bianco di uve surmature, il “Ka!” di De Conciliis.
A sorpresa, poi, il patron Carmine, confessandoci la sua passione per le grappe, ha voluto condividere con noi un ottimo “Naima”, sempre di De Conciliis. E a lui e tutta la sua brigata, auguriamo di continuare a regalare ai loro clienti l'impagabile piacere di sentirsi in famiglia, un vero valore aggiunto di una cucina di grande qualità. |