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  Dicembre 2012

Articoli n?03
Aprile 2012
FOCUS AL FEMMINILE - Home Page
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di Raffaella Venerando

DONNE, non solo politiche attive per il lavoro

«Va ISTITUITA la Commissione Pari OpportunitÀ dove non c'È»

Migliorare la LEADERSHIP femminile


«Va ISTITUITA la Commissione Pari OpportunitÀ dove non c'È»

Plauso all'introduzione del congedo di paternità obbligatorio nelle aziende

Pina Esposito Assessore alle Pari Opportunità Provincia di Salerno

Assessore, partiamo da una fotografia della situazione lavoro: quali i dati concreti riferibili all'occupazione al femminile nella nostra provincia? Vorrebbe riassumerceli?
I dati più recenti disponibili quelli dell'Osservatorio provinciale della Camera di Commercio evidenziano che i tassi di disoccupazione e di occupazione sono particolarmente negativi per le donne.
É la conferma di un disagio e di uno svantaggio nel cercare il pieno inserimento nel mondo del lavoro.
È chiaro, però, che in una congiuntura sfavorevole le criticità, purtroppo, si esaltano. I dati andranno rivalutati alla luce dei provvedimenti varati dal governo‑Monti. In ogni caso non siamo in presenza di un gap che si colma in poco tempo.

Il suo Assessorato ha in mente progetti specifici per ridurre il gap occupazionale in provincia?
Nell'ambito del Masterplan che la Provincia di Salerno ha già elaborato si è in attesa delle necessarie risorse, peraltro già reperite, da parte della Regione Campania per entrare nella fase pienamente attuativa sono previste una serie di azioni precise dedicate alla promozione dell'occupazione femminile con particolare riferimento ai percorsi di inserimento e di reinserimento.
Si prendono in considerazione soprattutto le azioni di sostegno all'imprenditorialità femminile e all'auto‑imprenditorialità.
Stiamo lavorando però anche ad interventi molto più a largo raggio. Sarebbe un grave errore concentrarsi soltanto sull'aspetto delle politiche attive per l'occupazione delle donne.
Occorre, invece, impegnarsi a fondo nell'erogazione di servizi fondamentali per consentire alle donne di entrare nel circuito del lavoro a pieno titolo.
Mi riferisco a servizi come gli asili nido, per esempio, alle nursery aziendali, alla capillare azione di aggregazione e di assistenza, anche domiciliare, agli anziani. Solo per citare due ambiti di riferimento che potrebbero fortemente agevolare l'impegno delle donne nel lavoro.

Come mai la scelta di un titolo così provocatorio "La mimosa non basta più" per il convegno organizzato dal suo Assessorato l'8 marzo scorso?
É lo stesso discorso che ho accennato nella precedente risposta. Una larga parte delle stesse donne è la mia sensazione nel chiedere sostegno per entrare nel mondo del lavoro commette l'errore di pensare che tutto possa risolversi aumentando il potenziale di intervento soltanto con misure dedicate all'occupazione.
Questa è una parte certamente importante di quanto bisogna fare.
Ma non basta. Occorre cambiare l'approccio culturale della politica e delle istituzioni a questo tipo di problematiche. Le donne vanno messe in condizione di poter lavorare alla pari: servizi, assistenza, conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia e soprattutto della maternità. Altro che mimose. Occorre uscire dagli stereotipi del passato e dalla commercializzazione della festa della donna.
É stato questo il mio tentativo di invitare tutti i Consigli Comunali della provincia di Salerno a riflettere sulla disparità delle occasioni disponibili. Come? Iniziando ad insediare dove ancora non c'è, ed è la stragrande maggioranza dei Comuni la Commissione Pari Opportunità.
Proprio per andare nella direzione di un approccio culturale diverso e positivo al problema della disparità di trattamento che oggi esiste soprattutto dal punto di vista dei modelli di vita che relegano inevitabilmente le donne in posizione di svantaggio competitivo.

Come giudica la questione quote rosa? È d'accordo con il ministro del lavoro Elsa Fornero che le vorrebbe anche nelle partecipate e nelle aziende pubbliche?
Le quote rosa nel contesto che ho appena descritto sono un male necessario perché servono a richiamare l'esistenza del problema e a dare opportunità di visibilità e di crescita a tante donne in gamba. Sono totalmente d'accordo con il ministro Fornero sulle quote nelle partecipate e nelle aziende pubbliche. I processi di crescita sociale e culturale passano anche attraverso "forzature" positive.

È favorevole a misure del tipo congedo obbligatorio per i papà? Potrebbero dare un contributo concreto al ridimensionamento della disparità uomo‑donna?

Sono misure che vanno valutate con attenzione nella loro effettiva valenza pratica, ma senza dubbio si inseriscono nel percorso di cambiamento sociale e culturale che in parte è già in atto, come peraltro accade da tempo in altre realtà nazionali (nei giorni in cui andiamo in macchina, la riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero e del governo Monti include tra le sue iniziative anche l'introduzione del congedo di paternità obbligatorio nelle aziende.
Ai lavoratori che sono diventati papà, le aziende dovranno infatti concedere tre giorni continuativi di congedo dal lavoro per occuparsi dei figli e della casa, entro cinque mesi dalla nascita del figlio, ndr).

Luoghi comuni, stereotipi e retaggi culturali non favoriscono l'universo femminile ma se dovesse dire la sua, il nostro potrà un giorno essere un Paese per donne?
Non siamo ancora un Paese per donne, ma sono certa che lo diventeremo attraverso l'impegno costante e coeso di tutte noi. Si tratta di lavorare in maniera intelligente e soprattutto unitaria per la conquista di obiettivi che nella coscienza di larghissimi strati della popolazione sono già ben condivisi.
É necessario andare avanti per step, senza lacerazioni e polemiche, ma con perseveranza e lungimiranza. Insomma, non bisogna mollare di un centimetro. Penso che la nostra aspirazione debba essere ulteriormente concentrata sul raggiungimento di un obiettivo un po' più ampio: bisogna provare a costruire un Paese dove abbiano pari opportunità non solo le donne, ma tutti quei soggetti che, purtroppo, nella situazione attuale siamo portati a considerare deboli. Mi riferisco agli anziani, ai bambini, ai portatori di handicap, a quanti combattono con malattie gravi e sono abbandonati a se stessi.
Insomma, lo sforzo che bisogna compiere è quello di migliorare fortemente la qualità della vita di tutti i cittadini che partono da una situazione di svantaggio. É in questo senso che ciascuno di noi deve impegnarsi a fondo per cambiare in meglio le nostre comunità.
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