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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2011
MERCATI & FINANZA - Home Page
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DEBITI di Stati sovrani e monete a vocazione globale

Il centro e la periferia: una LETTURA dell'attuale crisi dell'Europa


DEBITI di Stati sovrani e monete a vocazione globale


I tre blocchi - americano, europeo e cinese - sono alla continua ricerca di soluzioni che rendano meno dolorose sul piano interno le crisi finanziarie, produttive e di fiducia che attanagliano gli altri partner mondiali


di Sàntolo Cannavale
Esperto Mercati Finanziari s.cannavale@virgilio.it

Da mesi le borse mondiali sono caratterizzate da alta volatilità e forte contrazione dei valori.
I governi europei e quello americano stanno cercando di impostare programmi di risanamento dei conti pubblici che consentano, tra l'altro, di liberare risorse per sostenere gli investimenti e ridurre gli elevati livelli di disoccupazione.


Indice azionario DJIA della Borsa valori di New York

Non sempre questi obiettivi sono compatibili ed attuabili in contemporanea. Si vedrà se e quali Governi riusciranno in questa impresa non facile. I risparmiatori in altri momenti di incertezza finanziaria hanno puntato tranquilli sull'acquisto di titoli di Stato.
In questa fase, purtroppo, i titoli di Stato sono strapazzati dai mercati per la sfiducia collegata ai grossi livelli di indebitamento degli Stati nazionali e per le difficoltà ed incapacità di gestione degli stessi debiti. Il caso Italia è sotto gli occhi di tutti. Il Governo, in piena instabilità politica, non riesce a definire provvedimenti credibili e condivisibili che aiutino il nostro Paese a fronteggiare la situazione di arretramento economico/produttivo e l'incertezza di prospettiva, specialmente sul piano occupazionale. Il debito pubblico italiano era pari a 1.912 miliardi di euro al 31 luglio 2011. Da alcuni mesi il dato finanziario più citato è lo spread (differenza di tasso d'interesse a compenso del maggior rischio d'investimento) tra il rendimento del BTP italiano a 10 anni e quello analogo tedesco: attualmente oscilla tra i tre e quattro punti percentuali. Da sottolineare che un punto di interesse annuo aggiuntivo sull'ammontare complessivo del nostro debito pubblico corrisponde a circa 19 miliardi di euro a carico dello Stato. Gli investitori percepiscono la pesantezza della situazione e si comportano di conseguenza.
Il Presidente uscente della Banca centrale Europea J.C. Trichet , riferendosi alla bufera che ha investito i mercati finanziari sostiene che l'Unione europea dovrebbe poter intervenire sui governi dei Paesi membri con una governance economica molto più incisiva, con maggiore capacità di sanzioni preventive per i Paesi che sforano i limiti d'indebitamento. Secondo Trichet il Patto di stabilità europeo è essenziale e l'Europa ha pagato a caro prezzo la decisione di indebolirne i principi, facendo espresso riferimento all'accordo condiviso che fissa per i membri dell'Unione un limite di deficit annuale del 3 per cento del Pil ed un livello massimo di indebitamento pubblico pari al 60 per cento del medesimo Pil (in Italia è attestato al 120%).
Il problema del debito riguarda l'Italia ed altri Paesi nel mondo. Di recente è stato declassato, da AAA a AA‑, il rating (grado di affidabilità e sostenibilità del debito) degli Stati Uniti d'America. Nello scorso mese di luglio abbiamo assistito per lunghi giorni alla faticosa ricerca di un accordo raggiunto all'ultimo minuto e in maniera rabberciata sul maggior deficit di bilancio da programmare per far funzionare la macchina americana. In conclusione sempre di debito, anzi di maggior debito, si è trattato.
E' la filosofia che ormai impera in larga parte del mondo e quelli che vi intravedono un comportamento irrazionale e irriguardoso verso le future generazioni vengono considerati affossatori di economie e livelli di benessere. La macchina, però, è stata tarata in un certo modo e non è facile sistemare repentinamente i codici di comportamento di intere popolazioni e di politici poco avvezzi ai cambiamenti. Gli Stati Uniti pensavano, probabilmente in buona fede, di non dover mai sopportare l'onta di un declassamento del proprio debito pubblico. Con il dollaro accettato da tutti ritenevano (a torto) di poter diffondere a livello mondiale i propri squilibri nazionali, impegnandosi all'occorrenza a stampare e distribuire miliardi di biglietti verdi.


Indice azionario FTSE-MIB della Borsa valori di Milano


D'altro canto, dall'agosto del 1971 gli Stati Uniti hanno dichiarato al mondo la propria indisponibilità, a partire da quel momento, a scambiare i dollari di carta con le riserve di oro appositamente custodite nei loro forzieri. Il mondo però registra decisi cambiamenti. L'Unione Europea, nonostante una guida politica a volte scoordinata, si presenta all'esterno come una realtà significativa, con una moneta unica che ha guadagnato comunque rispetto ed affidabilità.
La Cina, volenti o nolenti, è determinante nel commercio mondiale e ancor più significativo è il suo ruolo sui mercati finanziari internazionali in ragione dell'immensa liquidità acquisita con le sue corpose, crescenti esportazioni. I tre blocchi americano, europeo e cinese sono alla continua ricerca di soluzioni che rendano meno dolorose sul piano interno le crisi finanziarie, produttive e di fiducia che attanagliano gli altri partner mondiali. Nel bene e nel male le loro economie sono interdipendenti e costrette ad una sorta di solidarietà, non sempre desiderata ed auspicata. Le esportazioni dell'una dipendono dalla capacità di assorbimento delle altre. I dollari e gli euro incassati dalla Cina con la vendita dei propri prodotti devono necessariamente essere reimpiegati in Europa, negli Usa o nel
resto del mondo mediante acquisti di titoli di stato o investimenti diretti. Prima o poi la moneta cinese (YuanRenminbi) per forza di cose dovrà uscire allo scoperto ed avviare la sua navigazione a vista sulle piazze finanziarie internazionali. Si impongono accordi innovativi a livello mondiale, ad iniziativa di Unione Europea, CINA e USA, con coinvolgimento di Russia, Brasile ed India, che stabiliscano modalità in parte da inventare, per un uso coordinato delle rispettive monete. Con ciò si determinerà un arretramento del dollaro nella sua funzione esclusiva di moneta fisica e di riferimento nel mondo.
L'America è pronta a "condividere" la leadership monetaria?
Oggi dello Yuan‑Renminbi conosciamo un rapporto di cambio rispetto a Dollaro ed Euro alquanto artificioso. La sua libera navigazione in mare aperto, senza condizionamenti da parte delle autorità centrali cinesi, potrà consentire un gioco più equilibrato tra potenze mondiali ed un'assunzione di responsabilità cinese per l'uso della propria moneta nella regolazione degli scambi internazionali commerciali e finanziari anche di quelli che non riguardano la Repubblica cinese quale diretto contraente.
In tali condizioni le borse mondiali torneranno a fornire il proprio abituale servizio, facendo incontrare richiedenti e fornitori di capitali per il finanziamento di iniziative imprenditoriali. Non saranno bersaglio di situazioni anomale che ne riducono la credibilità e funzionalità, come si registra nell'attuale, perdurante crisi finanziaria internazionale. Cina, Stati Uniti, Unione Europea ed altri grandi Paesi hanno un vitale bisogno di trovare luoghi e momenti di discussione per definire aree di comune interesse ed operatività, a partire dalla possibile "sterilizzazione" di una parte del debito di ciascuno e dalla messa in comune delle monete nazionali a vocazione mondiale.

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