di Alfonso Amendola Dip. di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione, Università di Salerno - Direttore Artistico "Mediateca MARTE"
LE MUSICHE Enchantment di K. Lone
Un lavoro musicale che ha respiri altisonanti e lievi, ma al contempo un analitico racconto del nostro tempo nomade e in assoluto divenire
Anacleto Vitolo, classe 1985, è musicista totale che a partire dal
1998 attraversa diversi generi, tendenze, stili e prospettive sperimentali del suono. Il suo percorso espressivo comincia nel solco del dj d'ambito hip hop e nel tempo avvicina le articolazioni dei sottogeneri del rap.
Successivamente, con la sigla di Kletus Kaseday, entra nelle complessità dell'industrial, della newave sperimentale, dell'hardcore, del minimal, del post-rock, della tecno e soprattutto dell'elettronica (tra dj-set, live performance e colonne sonore) viaggiando dentro un tessuto di continua ricerca che lo porta ad avvicinare diversi collettivi artistici, teatrali, performativi (da framedada a Makina Nefastis, da Le Lingue di Sade a Kernel...) oltre che, inutile dirlo, musicali.
In tal linea di contaminazioni e spazi d'azione sperimentale, la produzione musicale di Kletus diventa sempre più un progetto e una pratica artistico-tecnologica davvero innovativa e dirompente.
Come innovativi e dirompenti sono le sue produzioni che guardano, non solo allo spaccato musicale a tutto tondo, ma anche alla videopoesia, al videoteatro e in una graduale prospettiva al cinema.
Noi da tempo ben sappiamo che il sistema musicale contemporaneo ha leggi ferree e quasi sempre vincolanti, ma la linea estetico-ingegneristica e finanche "politica" di Kletus rappresenta un ulteriore conferma di come agire "ai fianchi" di un "sistema" estremamente blindato.
Lavorando in primo luogo nei circuiti off, underground e indipendenti.
E poi rassegne e festival di respiro internazionale (il "Meeting delle etichette indipendenti" dove si classifica come vincitore della sezione dedicata all'elettronica ed ancora "Flussi", "Elettro Barocco"...). Ma la sua vera forza resta sempre quella di ragionare in maniera amplificata e rigorosamente collettiva.
Un agire che nella collaborazione con il producer artistico Luca Lanzetta ha acquistato un'ulteriore propulsione ed una maggiore consapevolezza che lucidamente fanno sperare nei cambiamenti socio-culturali di un'arte che vive l'elettronica come
necessità (e non come trambusto modaiolo).
Il progetto più recente di Anacleto Vitolo, nella nuova sigla K. Lone, è "Enchantment" dove la scelta è verso il Glitch. Ovvero il picco d'onda sonora nato dall'imprevedibilità. Una ricerca di nuovi linguaggi d'elettronica dove K. Lone sviluppa una massiccia rivelazione di un riuscito mix di tecnologie e creatività. S'ascolti il brano d'apertura "Reset" che da subito definisce la matrice stilistica di "Enchantment": le dimensioni "aperte", le sonorità luminose e la "soft machine" di concrete metamorfosi della musicalità nell'avanzamento intermediale.
I riferimenti, puntuali, guardano verso gli orizzonti di Apparat, Ellen Allien, Modeselektor (ovvero la nostra solidissima "infanzia berlinese" parafrasando Walter Benjamin). Ma senza dimenticare la miriade di elementi di musica classica con suggestioni d'archi e violini come nella visionaria "Bon Voyage" (traccia numero 2) fino a lambire territori post-rock come in "Remember the first love" (traccia numero 8).
Un disco che si propone come un racconto d'accelerazioni e meditazioni, trasformazioni e costanti. Un lavoro musicale che ha respiri altisonanti e lievi, ma al contempo un analitico racconto del nostro tempo nomade e in assoluto divenire. |