DEBITI di Stati sovrani e monete a vocazione globale
Il centro e la periferia: una LETTURA dell'attuale crisi dell'Europa
Il centro e la periferia: una LETTURA dell'attuale crisi dell'Europa
L'Unione monetaria europea sopravvivrà solo se sarà accentuato il processo di centralizzazione della politica fiscale a livello comunitario e se verrà completata l'integrazione politica dell'intero Continente
di Gianluigi Coppola
Ricercatore
La grave crisi che sta colpendo l'Europa può essere interpretata ricorrendo alla teoria della Nuova
Geografia Economica elaborata per spiegare i divari territoriali. Secondo tale teoria, in uno spazio geografico coesistono un Centro, caratterizzato da un'elevata densità demografica, da una produttività del lavoro e da un livello dei salari reali relativamente più alti, e da una Periferia dove densità demografica, produttività del lavoro e salari reali sono più bassi.
Il verificarsi di shock asimmetrici può contribuire ad accentuare tali divari. Per ridurre gli stessi sono stati usati in passato il deprezzamento o la svalutazione della moneta nazionale.
Con l'esistenza di una moneta unica questa strada non è più praticabile. Pertanto tali shock si possono tradurre o in aumento dei differenziali nei salari reali, oppure in un aumento del debito pubblico del Paese. Scaricare gli effetti degli shock negativi sui salari reali può generare una diminuzione della domanda effettiva che, a sua volta, accentua la congiuntura negativa. Utilizzare il debito pubblico come valvola di sfogo può comportare un aumento abnorme dello stesso tale da diventare un peso non sostenibile soprattutto in presenza di una bassa crescita economica e di alti tassi di interesse.
La dinamica con la quale si è verificata la crisi può ritenersi una conferma del modello Centro/Periferia, visto che i Paesi sinora interessati dalla crisi dei debiti sovrani sono tutti della periferia dell'Europa.
E allora quali potrebbero essere le soluzioni per uscire dalla crisi?
Ci sono due scuole di pensiero.
La prima crede sia necessario ridefinire i confini dell'Eurozona, mentre la seconda insiste su una maggiore integrazione europea soprattutto in merito alla politica fiscale. Vi sono almeno tre validi motivi per propendere per una maggiore integrazione dell'Europa.
Il primo: quasi sempre si enfatizzano i costi che i Paesi più ricchi dovrebbero sopportare nel caso di una maggiore integrazione della politica fiscale, e non si tiene conto dei vantaggi in termini di aumento del commercio intraeuropeo.
Il secondo, ce lo insegna la storia della moneta unica. L'integrazione europea è stata lenta e di tipo adattivo: il serpente monetario (1972) è stato la risposta alla fine del sistema dei cambi fissi sanciti a Bretton Woods, il Sistema Monetario Europeo (1979) all'eccessiva fluttuazione dei cambi e l'Euro (1992) alla riunificazione della Germania. Ad ogni crisi del processo di integrazione europea si è sempre reagito accelerando il processo di integrazione stesso, non tornando indietro.
Tuttavia il terzo e ultimo motivo è il più importante. La scelta di introdurre la moneta unica in Europa é stata solo una tappa, forse la più importante dell'integrazione politica dell'Europa. La creazione della CEE prima, dell'UE poi e infine dell'Euro, hanno fatto in modo che tra Paesi, a lungo in guerra, prima di tutto regnasse la pace e che l'Europa mantenesse il suo peso politico a livello mondiale.
Tuttavia tale processo deve essere necessariamente completato con con l'unione politica dell'Europa.
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