di Raffaella Venerando
Nuove metodiche in diabetologia/2
La seconda tranche dell'intervista con Giuseppe Fatati, Presidente dell'ADI Giuseppe Fatati
Presidente Associazione Italiana
di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)
Nel numero precedente di CostoZero si è evidenziato come l'aumento nella prevalenza del diabete sia diventato un pesante problema di salute, sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, e come l'autocontrollo venga considerato metodica indispensabile per ridurre il rischio di complicanze croniche.
Dottor Fatati, abbiamo, nel numero precedente, parlato di controllo glicometabolico. Ma cos'è il monitoraggio in continuo?
Il monitoraggio in continuo è una metodica che ci consente di avere rilevazioni frequentissime della glicemia senza richiedere l'intervento attivo del diabetico anche in momenti della giornata non indagabili. In pratica, inserendo un piccolo sensore sotto la cute dell'addome si possono registrare le misurazioni della glicemia in modo continuo (generalmente, ogni tre-cinque minuti per circa duetre giorni). I dati registrati possono essere scaricati su un computer, e rivisti consentendo di capire meglio il funzionamento del metabolismo glicemico e le necessità specifiche del paziente. Questo tipo di sistema, ci permette di avere un quadro completo dell'andamento della glicemia giornaliero, misurato in continuo anche durante le normali attività quotidiane.
Quando una persona con diabete deve ricorrere a questa metodica?
La risposta più semplice potrebbe essere: tutte le volte che nonostante uno schema di autocontrollo impegnativo ci sia l'impressione che non si riescano ad ottenere con il trattamento insulinico i risultati sperati sul controllo glicometabolico (HBA1c). La possiamo definire una metodica che consente al medico di conoscere meglio il paziente e quindi di ottimizzare veramente la terapia insulinica. Si è dimostrata molto utile nelle unità di cura intensiva, nelle donne in gravidanza, nei pazienti sottoposti a trapianto di insule o di pancreas, nei pazienti con gastroparesi conseguente a neuropatia autonoma e nei pazienti sottoposti a trattamento con steroidi ad alte dosi. Il monitoraggio in continuo migliora la comunicazione tra medico e diabetico; nel senso che il medico amplia le proprie conoscenze sui valori glicemici in particolari momenti della giornata come durante la notte, nel corso e dopo esercizio fisico o al risveglio, e le può utilizzare per migliorare la cura e gli interventi di educazione terapeutica. Nel diabetico rafforza il concetto dell'importanza di una corretta gestione della malattia e lo aiuta a conoscersi meglio.
Che tipo di strumento si utilizza per il controllo in continuo?
Personalmente ho esperienza con uno strumento portatile dotato di una pompa da microinfusione ed un biosensore collegato ad un sistema microdialitico. In pratica viene inserita nel sottocute una sottilissima membrana semipermeabile con un aghetto e le glicemie vengono rilevate da un biosensore esterno della grandezza di un pacchetto di sigarette. La glicemia viene rilevata ogni 3 minuti per 48 ore (960 misurazioni) e sono necessari soltanto 2 punti di calibrazione. L'intervallo di misurazione va da 20 a 600 md/dL. I dati vengono poi inviati ad un computer che li interpreta e fornisce un grafico facilmente leggibile. Abbiamo parlato di variabilità glicemica come un rischio da evitare.
È possibile studiarlo meglio con tale metodica? Abitualmente si dice che l'obiettivo della moderna terapia del diabete è di prevenire l'eccessiva variabilità dei livelli plasmatici del glucosio. In alcuni soggetti, nell'arco di una giornata o di una settimana, le glicemie possono risultare spesso molto alte e molto basse e questo indipendentemente dall'emoglobina glicata. I pazienti con ampie fluttuazioni glicemiche hanno un rischio maggiore di sviluppare complicanze croniche e l'iperglicemia post-prandiale è un fattore di rischio indipendente per le complicanze macrovascolari. Recentemente lo studio della Sindrome Metabolica, che è una aggregazione di alterazioni metaboliche quali l'obesità viscerale, la dislipidemia, il diabete e l'ipertensione e colpisce circa un terzo della popolazione adulta, si è giovata dell'uso del monitoraggio continuo della glicemia proprio per definire i rapporti tra infiammazione, variabilità glicemica e rischio cardiovascolare.
È possibile pensare alla diabetologia del futuro senza il monitoraggio in continuo?
Penso proprio di no perché vorrebbe dire negare le evidenze scientifiche. L'uso del monitoraggio in continuo della glicemia è lo strumento per mettere in pratica i nostri buoni propositi: conoscere bene il paziente e la sua variabilità glicemica vuol dire poter comunicare in modo corretto e, finalmente, inserire la persona con diabete al centro delle problematiche anche e soprattutto come decisore competente.
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